Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Ted Lasso » Ted Lasso: Nate, da goffa mascotte a grandissimo infame

Ted Lasso: Nate, da goffa mascotte a grandissimo infame

I personaggi del mondo delle narrative, positivi o negativi che siano, si collocano tendenzialmente in un percorso con un qualche tipo di dinamismo. Che si tratti di un’evoluzione o un’involuzione, il progresso nella storia è comunque più avvincente di una qualsiasi figura statica nel tempo e nello spazio del racconto. In alcuni casi però, nonostante anche i protagonisti con connotazioni negative possano essere affascinanti, ci sono soggetti che si caratterizzano per un percorso a ritroso deleterio e scomodo. Ed ecco che tra i primi volti che saltano alla mente, figura quello del recentemente affermato Nathan Shelley, il goffo aiutante di Ted Lasso, coach dell’omonimo show di Apple TV+.
Interpretato da Nick Mohammed, Nate si presenta inizialmente come il simpatico e innocente kit man della squadra di calcio A.F.C. Richmond. Apparentemente innocuo e inosservato, l’aiutante inizia con un approccio più che positivo la collaborazione al fianco del nuovo coach Lasso e del suo destro Coach Beard, arrivati direttamente al Nelson Road Stadium dal Kansas. Ted deve fare i conti con un contesto estremamente scettico e prevenuto nei suoi confronti, nei confronti di un brillante allenatore di football americano chiamato a guidare una squadra di calcio nella Premier League britannica, sport di cui tra l’altro non sa nulla. Ma Lasso è all’apparenza una figura talmente positiva e solare da disarmare chiunque tenti di abbatterne le difese. Ebbene, proprio per questo il coach è capace di sprigionare un’insolito potenziale di leadership e di guidare implicitamente il team verso un progresso introspettivo capace di riflettersi nel gioco. Dalla grande aura paterna e stimolante, Lasso coglie il potenziale dei suoi compagni, partendo proprio dall’impacciato Nate, fino a quel momento sottostimato e ignorato dai più.

Infatti, il personaggio in questione è oggetto di una storyline più complessa di quanto si potesse immaginare: quella di Nathan è un’involuzione inattesa e particolare. Nonostante il panorama televisivo e seriale sia costellato da figure complesse e subdole costruite in maniera geniale e multistrato, quello dell’ex-kit man è un cammino anomalo e scomodo. Nate non ha mai goduto di particolare popolarità, stima o riconoscimento all’interno del contesto sportivo in cui lavora, ma nemmeno in quello familiare in cui è cresciuto. Ted Lasso è il primo a scommettere sul suo potenziale e sulle sue conoscenze sul campo. Proprio perché tecnicamente impreparato e spontaneamente gentile e fiducioso verso il prossimo, il coach rivolge al giovane aiutante delle attenzioni e un credito fino ad allora sconosciute. Nathan ha nuova vita e un nuovo ruolo: pur essendo teneramente goffo e imbranato, è preparato e capace di dare i giusti consigli, qualità che lo portano alla promozione ad assistente dell’allenatore. Di lì a poco è l’inseparabile mascotte del team.

Lasso dà a Nate importanza, conversa con lui e mette in atto i suoi suggerimenti di gioco.

ted lesso

Pur essendo nato come inoffensiva e simpatica spalla, Nate non si accontenta di questo ruolo.

Ma ecco che col passaggio dalla prima alla seconda stagione qualcosa cambia. I tormentati giocatori di calcio e lo scaltro reporter Trent Crimm, The Independent, non ricoprono più un ruolo prettamente antagonistico od ostico nella storia, ma avviano un percorso di redenzione, crescita e comprensione che ne muta il contributo nello show. Emerge dunque la necessita di individuare una nuova principale figura che interferisca nel tranquillo e sgangherato scorrere della quotidianità di una squadra che cerca di sopravvivere in una Premier League spietata. Passo dopo passo, episodio dopo episodio, l’apparentemente inoffensivo Nate inizia a collezionare una sommatoria di piccole infamie che implicitamente cominciano a segnalare l’inedita direzione narrativa del buffo personaggio. Mentre iniziamo ad avere qualche informazione e dettaglio in più sulla sua vita privata, lo osserviamo abbracciare un’anomala oscurità che fa forte attrito con l’innocente e candida estetica del personaggio. Lo sguardo, in particolare, muta e si incupisce insieme alla frustrazione che Nathan riversa verso gli altri e le dinamiche di cui si rende protagonista. Ma, in fondo, Nate protagonista non lo è mai stato, ed è proprio ciò che ne tormenta l’ego e la coscienza.

Nathan ci ha fregati con la sua apparenza e col suo modo di essere impacciato e insicuro, per poi ricercare la propria personale vendetta attraverso scelte e azioni decisamente subdole.

Nel suo rinnovato ruolo di assistente del coach, Nate sente crescere in sé nuovi poteri e responsabilità a cui attribuisce personalmente grande importanza, ma per la quale non percepisce un’altrettanto forte riconoscimento dell’esterno. Nel giro di una manciata di episodi è evidente quanto il desiderio di credito e l’effettiva vicinanza al successo personale portino il personaggio a cambiare. Nathan si monta la testa e avanza pretese e comportamenti che non sono coerenti con quanto visto fino a quel momento. La conseguente frustrazione che deriva dal non sentirsi pienamente riconosciuto il merito del proprio contributo porta a una costante insoddisfazione e delusione che riversa sui colleghi e chiunque gli stia attorno, fino a sfogare sul povero nuovo kit man quanto represso e subito negli anni passati. Nate involve e mostra un lato oscuro e sleale che lo conduce ad azioni poco lodevoli, partendo dal tentato approccio a Keeley, fidanzata del compagno Roy Kent, fino a tradire lo stesso coach Lasso e simbolicamente strappare a metà il cartello con l’iconico motto in giallo-e-blu «Believe».
Sentendosi dimenticato, abbandonato e umiliato da un Ted nel vortice di mille dinamiche, a cui imputa uno sfruttamento senza riconoscimento, l’assistente rivela i problemi che tormentano l’allenatore alla stampa. Quando durante la partita contro il Tottenham Hotspur F.C. Lasso lascia il campo, non lo fa per presunti problemi di stomaco, ma per uno dei diversi attacchi d’ansia che ne tormenta la luminosa quotidianità. Ted cela una vulnerabilità potenzialmente deleteria per la professione e il ruolo che ricopre, e Nate sfrutta l’intima conoscenza col coach per sabotarne il lavoro e la reputazione. Con l’intento di finalmente ottenere la spotlight che pensa di meritare, Shelley tradisce l’intera squadra perché ferito da un inconsapevole e benevolo Lasso.

Okay. I’ll tell you what you did. You made me feel like I was the most important person in the whole world. And then, you abandoned me. Like you switched out a light, just like that. And I worked my ass off, trying to get your attention back. To prove myself to you. To make you like me again. But the more I did, the less you cared. It was like I was f*cking invisible.

Alimentato e frustrato ancor di più da un contesto che continua a non prenderlo sul serio (come Roy che dichiara di non sentirsi minacciato dalle inappropriate avances alla fidanzata), Nate è divorato dallo stress, dal senso di colpa, dalla vergogna e dal risentimento. Cambiando la sua attitudine da esperto e imbranato, questi arriva fino a voltare le spalle a chi per primo in lui ha creduto. Così, Nathan conferma ufficialmente l’infida strada che ha piano piano percorso durante la seconda stagione. Cammino che lo porta a lasciare il Richmond per accettare il ruolo di allenatore della squadra rivale West Ham United. Ed è proprio così che si chiude l’attualmente ultima stagione disponibile (nonostante una terza sia in lavorazione), lasciandoci al momento con uno spiazzante primo piano su Nate ormai finalmente in una posizione che ne soddisfa la fragile brama di successo individuale, di riscatto e vendetta. Alla faccia di chi di lui si è sempre preso gioco, il nuovo allenatore antagonista ha pienamente abbracciato la natura citofonata nel corso di tutta la seconda produzione. Tra l’altro, col progredire del racconto e del sempre maggior animo ambiguo e viscido del personaggio, anche i capelli di questi si ingrigiscono. Nate si inserisce nella prima puntata come una figura docile: non particolarmente alto e con un simpatico taglio che ne etichetta immediatamente l’apparentemente positivo contributo al team, per poi presentarsi al finale della 02×12 con una folta chioma totalmente bianca. Episodio dopo episodio, Nathan si è ingrigito insieme ai suoi capelli che ne hanno riflesso ancor prima la regressione e l’egoistica vocazione.

Quello di Nate è di certo uno dei personaggi di serie tv comedy che più ha fatto di tutto per farsi odiare.

Nathan Shelley è dunque, almeno per il momento, il principale villain di Ted Lasso e, probabilmente, uno dei più grandi infami che lo spensierato mondo delle comedy ci abbia proposto negli ultimi anni. Ciò che ne rende ancora più intollerabile e fastidiosa la presenza è proprio il tradimento di questi, non solo nei confronti della squadra, ma anche di noi spettatori che ingenuamente ne avevamo etichettato la docile natura. Pugnalati alle spalle da chi meno inizialmente ci saremmo aspettati, siamo stati soggiogati e paradossalmente illusi da colui che si è rivelato il vero ingrato nemico di Ted Lasso. Che ci sia scampo o possibilità di redenzione per Nathan non è ancora possibile da prevedere, resta comunque tutt’ora il fatto che questi sia uno dei più subdoli e a prima vista innocenti personaggi con cui il panorama seriale del 2021 ci ha intrattenuti e spazientiti. Mannaggia a te Nathan Shelley.

LEGGI ANCHE – Ted Lasso: vincere non l’unica cosa che conta