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8 motivi per cominciare Taboo

A distanza di quasi sette anni dalla messa in onda della prima stagione di Taboo, l’attesa per il secondo capitolo della serie di Steven Knight, noto alla cronaca per essere l’autore di Peaky Blinders e dello storico format Chi vuol essere milionario?, non si è assolutamente placata, anzi. Nonostante sia passato davvero tanto tempo, Knight su tutti ha ribadito che la seconda stagione è già stata scritta e che le riprese, rimandate più volte per via degli impegni cinematografici di Tom Hardy e della pandemia nel 2020, cominceranno verosimilmente alla fine di quest’anno; a prescindere dal seguito che la serie avrà, stiamo parlando di un vero e proprio gioiellino: un attestato dell’efficienza di quello che possiamo ormai definire lo stile di Steven Knight, oltre che l’ennesima prova delle straordinarie capacità di Tom Hardy, che ha affiancato, insieme a suo padre, lo stesso Knight in fase di ideazione del programma. Nonostante si brancoli ancora nel buio in merito al secondo capitolo di Taboo, oggi vogliamo provare a convincervi a dare una possibilità alla serie prodotta dalla BBC, qualora non lo aveste già fatto, poiché ha tutto il potenziale per diventare un altro cult dei nostri tempi.

1) La trama di Taboo è davvero avvincente

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Taboo (640×360)

La trama di Taboo è davvero sorprendente e la narrazione segue un ritmo perfetto per questo tipo di storia: James Keziah Delaney, il protagonista interpretato da Tom Hardy, torna a Londra nel 1814, dopo parecchi anni di assenza passati in giro per l’Africa, per partecipare al funerale del defunto padre, Horace, con cui aveva interrotto i rapporti ma dal quale è pronto a raccogliere un’eredità apparentemente di poco conto ma che si rivelerà ben presto essere di fondamentale importanza per la Compagnia britannica delle Indie orientali, in quel momento in guerra con le colonie degli Stati Uniti per il monopolio del commercio sul continente asiatico. I Delaney sono una famiglia di navigatori e proprietari terrieri ormai in decadenza, e il ritorno a casa di James scombussola i piani della Corona, volenterosa di impossessarsi dei possedimenti di Horace, che negli ultimi anni aveva dato segni di instabilità mentale e aveva contratto numerosi debiti nei confronti della popolazione locale. James, dunque, non è affatto ben accolto al suo ritorno, ma sembra avere le idee chiare in merito alla gestione dell’eredità, e fin dal primo momento accetta, senza preoccuparsene più di tanto, le malelingue e l’odio represso nei confronti della sua famiglia; la trama si sviluppa attorno alle sorti dell’eredità di Horace, e mentre il protagonista gestisce i propri affari, compie un vero e proprio tuffo nei ricordi, incontrando diverse personalità legate al suo passato.

2) Tom Hardy: sinonimo di garanzia

Tom Hardy (640×360)

Che Tom Hardy sia uno dei migliori attori in circolazione nel panorama attuale, non ce lo doveva di certo dire Taboo, ma la serie ideata da Steven Knight (insieme allo stesso Hardy) è, di fatto, la sua prima grande occasione da protagonista assoluto in una serie tv. Il James Delaney di Tom Hardy è controverso, grottesco, primitivo: è l’anello di congiunzione tra l’umano e l’ultraterreno nelle vesti di un brutale e spietato assassino, capace però di riconoscere la bontà d’animo, di leggere nello spirito delle persone e di saper scegliere i suoi alleati proprio grazie a queste innate capacità; James Delaney ha vissuto per anni a contatto con popoli e culture diametralmente opposte a quella in cui è nato e cresciuto, e questa esperienza gli ha dato la possibilità di sviluppare una mentalità molto più aperta rispetto a quella dei popoli civilizzati di inizio Ottocento: James Delaney vede oltre, non soltanto per via dei suoi poteri sensibili, ma anche perché, a differenza della maggior parte delle persone con cui tratta, ha avuto la possibilità di esplorare il mondo e, soprattutto, di conoscere la verità in merito a determinate condizioni sociali, delle quali parla come di un “inferno terreno”. L’interpretazione di Tom Hardy ha un qualcosa di viscerale: è come se l’attore abbia interiorizzato tematiche attuali e le abbia sviscerate con una rabbia primordiale, mettendole in mostra con umana brutalità.

3) Un cupo e intrigante viaggio nell’Inghilterra di inizio Ottocento

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Taboo (640×360)

Taboo è ambientata nell’epoca pre-vittoriana, un periodo davvero buio, da un punto di vista umano, per l’Inghilterra e per l’intero mondo, un periodo in cui i diritti umani non erano nemmeno contemplati e le potenze politiche pensavano soltanto ad arricchirsi il più possibile; in Taboo è evidente la voragine culturale tra le classi alte, dipinte nello sfarzo di sale reali, affreschi e eccessi inimmaginabili, e quelle più basse, confinate in un oscuro degrado tra ladri, prostituzione e violenza gratuita, in una Londra in cui la vita di un uomo o una donna non aveva alcun valore, in cui si moriva da un giorno all’altro per malattie sconosciute, mentre i ricchi e i potenti si sollazzavano in serenità, senza avere la più pallida idea di cosa stesse succedendo nel mondo reale. E Taboo, questa distinzione, la comunica benissimo: agli antipodi della piramide sociale troviamo il Principe reggente (che visto l’anno di riferimento potrebbe essere una rappresentazione di Giorgio III) è raffigurato come un mostro, porta sul viso i segni di una vita di eccessi, è un uomo meschino, viziato e profondamente ignorante, incapace di gestire alcun tipo di conflitto, mantenuto sul trono dalla classe politica che prende per lui qualsiasi tipo di decisione; dalla parte opposta troviamo invece personaggi come Winter, figlia segreta di Helga, una prostituta che gestisce un bordello clandestino: Winter è mulatta e non le viene concesso di prostituirsi, vive alla giornata, vittima di una società che l’ha rifiutata a priori e l’ha resa totalmente impassibile nei confronti di un futuro incerto, senza speranze. Taboo racconta con estremo giudizio le condizioni sociali di quel tempo, utilizzando abilmente costumi e ambientazioni per ribadirne le ingiustizie.

4) Un cast davvero stellare

Jonathan Pryce (640×360)

Tom Hardy non è l’unica star della serie, nonostante sia senza dubbio il mattatore assoluto della scena; un ulteriore valore aggiunto, infatti, viene dato da un cast corale composto da grandi nomi e interpreti, che contribuiscono ad arricchire la storia con personaggi dalle mille sfaccettature: Oona Chaplin interpreta Zilpha Geary, la sorellastra di James, una donna fredda che cela un carattere forte e focoso, dal passato altrettanto misterioso, costretta a una vita di clausura da un marito profondamente cattolico e dalle imposizioni di quel tempo; Stephen Graham interpreta Atticus, criminale e proprietario di una taverna malfamata: Atticus è un energumeno poco raccomandabile dotato di una forte personalità e fiuto per gli affari, conosce il protagonista e, al suo ritorno, diventa uno dei suoi principali alleati e informatori; Tom Hollander, invece, interpreta il bizzarro Dott. George Cholmondeley, un folle chimico e scienziato dalla mente visionaria ma anche perversa, mentre Jonathan Pryce è Sir Stuart Strange, Presidente della Compagnia delle Indie Orientali, la vera mente criminale che gestisce le volontà del Principe, uno scacchista, un uomo privo di scrupoli e pronto a sacrificare qualsiasi vita umana pur di mettere le mani sul suo obiettivo: l’eredità di Horace Delaney. Questi sono soltanto alcuni dei nomi altisonanti che compongono il cast di Taboo, che è tutt’altro che una serie individuale.

5) Se sei orfano di Peaky Blinders sei nel posto giusto

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Taboo (640×360)

La prima stagione di tabù viene rilasciata nel 2017, precisamente a cavallo tra la terza e la quarta stagione di Peaky Blinders, altra creatura partorita dalla mente di Steven Knight. Le due serie hanno parecchie cose in comune: innanzitutto, l’ambientazione storica, visto che si tratta di due prodotti che mirano a raccontare due differenti periodi bui dell’Inghilterra e del mondo in generale, e in secondo luogo, al di là della presenza di Tom Hardy in entrambi i cast, emerge l’elemento spiritico o paranormale, che in Peaky Blinders viene fuori con decisione nelle ultime stagioni, mentre in Taboo è centrale fin dal primo episodio. I due protagonisti sono due personaggi molto controversi, che lottano quotidianamente con la propria integrità morale, ed entrambi sono segnati da un’esperienza dura vissuta in prima persona, che ne ha forgiato il carattere: Thomas Shelby ha prestato servizio alle armi durante la Prima guerra mondiale, mentre James Delaney ha tastato con le proprie mani la sofferenza e la povertà più estrema di quello che egli definisce l’inferno terreno. Le due serie di Steven Knight sono molto diverse, ma in comune hanno di certo la volontà di raccontare due epoche difficili, oscure, due periodi di incertezze e cambiamenti sociali in cui ritroviamo tematiche attuali e profonde.

6) Perché Taboo è già cult

Taboo (640×360)

Taboo è una serie a dir poco atipica: come abbiamo anticipato nell’introduzione, la prima e fino ad ora unica stagione è stata rilasciata nel gennaio del 2017, ma nonostante siano passati quasi sette anni da quel momento, né Steven Knight e né la BBC hanno mai fatto menzione di una possibile cancellazione, ribadendo a più riprese la volontà di portare avanti il progetto. Certo, di mezzo c’è stata una pandemia globale che non ha reso le cose semplici a nessuno, e in più sono stati determinanti i numerosi impegni cinematografici di Tom Hardy, richiestissimo e impegnato tra i due capitoli di Venom, e i le pellicole Dunkirk e Capone, ma si tratta comunque di un caso più unico che raro. Nonostante gli anni di attesa, infatti, il pubblico non ha mai smesso di sognare una seconda stagione della serie, riversandosi sul web nei vari blog di discussione, tra speculazioni e tutti i commenti del caso. La seconda stagione di Taboo arriverà, presumibilmente, non prima del 2024, salvo rinvii dell’ultimo minuto dovuti, soprattutto, agli impegni di Tom Hardy e degli altri grossi nomi coinvolti nel cast, ma questo alone di mistero non ha fatto altro che accrescere la curiosità intorno ad una serie che, nel momento del ritorno, è destinata a far parlare davvero tanto di sé.

7) Perché ha un enorme potenziale narrativo

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Zilpha Geary (640×360)

Nonostante la singola stagione distribuita, infatti, Taboo ha il potenziale narrativo per ricoprire molteplici capitoli, portando la storia, già di per sé di ottima fattura, a un livello internazionale, sotto tutti i punti di vista. Complice l’elemento politico e temi di natura sociale, la serie di Steven Knight potrebbe tranquillamente continuare a raccontare le complessità e le trasformazioni geopolitiche del tempo, spostandosi in nuovi territori (come fece anche Peaky Blinders a sua volta, per esempio) e nuove ambientazioni utili per ampliare il quadro generale della trama. Inoltre, disponendo di un cast così altisonante e di personaggi ben pensati e scritti, le eventuali sotto trame si sprecano; in ogni caso, il finale della prima stagione lascia aperti parecchi interrogativi che devono necessariamente trovare una risposta, risposta che potrebbe essere data nella seconda stagione come molto più in là, visto e considerato che il ritmo della narrazione è stato ben spalmato nell’arco di un primo capitolo utile, principalmente, per far familiarizzare il pubblico con la storia e con i personaggi, che però hanno ancora tanto da raccontare.

8) Perché ti trascina in un mondo alternativo a metà tra l’onirico e il reale

Taboo (640×360)

In definitiva, Taboo è un piccolo gioiello che attesta la forza della collaborazione tra la BBC e Steven Knight, che con questa serie ha voluto mettersi ancora di più alla prova nell’opera di ricostruzione storica che coinvolge, in primis, il Regno Unito, sua terra natia, ma che punta a rivolgersi a uno scenario ben più ampio. Il realismo storico di Taboo si mescola in modo convincente con una intrigante dimensione onirica che, all’interno della trama, “perseguita” il protagonista, ma che conferisce alla serie la possibilità di spaziare molto di più rispetto a quanto è possibile fare in un progetto prettamente storico; la dimensione a metà tra l’onirico e il reale si sposa perfettamente con l’attitudine dei personaggi della serie, e in particolare con James Delaney, il protagonista che Tom Hardy ha ideato in prima persona insieme all’autore, pensato per essere un personaggio complesso e misterioso, più avvezzo ai fatti che alle parole, ma capace di comunicare con il pubblico attraverso una mimica che lascia spazio a interpretazioni sulla sua dubbia moralità. Taboo è lo show di cui Tom Hardy aveva bisogno per mettere in mostra la sua attitudine a interpretare personaggi ambigui e folli con, in questo caso, la possibilità di indossare una maschera assolutamente personale, voluta da egli stesso.