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La storia della serie collegata al film di Suburra si è rivelata una presa in giro

Tutto lasciava supporre che Suburra rappresentasse un prequel dell’omonimo film in cui Stefano Sollima ha trasposto il romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. L’universo narrativo in cui sono ambientate le vicende è lo stesso e gli stessi sono gli attori ingaggiati per interpretare quelli che si sono rivelati i due protagonisti assoluti della storia: Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara, tornati a vestire rispettivamente i panni di Aureliano Adami e Alberto Anacleti, meglio noto come Spadino. Il pubblico si aspettava che l’ultimo capitolo della serie distribuita da Netflix gettasse un ponte diretto tra le prime due stagioni e quanto proiettato sul grande schermo, ma così non è stato.

La morte di Samurai: la svolta che segna la frattura

L’aspettativa è troncata quasi all’istante. Nel finale del primo episodio, Samurai è condotto da Cinaglia in quella che si rivela essere una trappola architettata da Aureliano e Spadino al fine di eliminarlo e prendere il controllo degli affari da lui gestiti. La pallottola da cui Samurai viene freddato è affidata alla pistola di Spadino. È l’atto che fa da spartiacque tra gli eventi del film e quelli della serie, che fino a quel momento risultavano ancora visibili in un’ottica di conciliazione. Nell’opera di Sollima la morte di Samurai avviene per mano di Viola, che è sfuggita all’agguato di cui Aureliano e i suoi uomini sono rimasti vittime trovando rifugio in una botola.

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L’artefice dell’imboscata è lo stesso Samurai: il suo omicidio è l’atto con cui Viola ottiene vendetta. Vien da sé che anche gli altri personaggi vadano incontro a sorti differenti: Aureliano si sacrifica per salvare Spadino dalla morte a cui il tradimento di Manfredi lo avrebbe condannato e Spadino, che nel film viene ucciso a sangue freddo da Aureliano, sopravvive e uccide Manfredi, che non viene quindi sbranato dai suoi stessi pitbull come nella pellicola trasmessa al cinema. Viola è stata totalmente rimossa dalla narrazione: a piangere Aureliano, oltre a Spadino, c’è Nadia, che gli ha fatto da compagna e alleata per tutta la durata della terza stagione (di cui troverete qui la nostra recensione).

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Suburra, serie vs film: un distacco inaspettato ma programmato sin dall’inizio

La rivelazione è stata fatta da Gina Gardini, produttrice dello show, in sede di conferenza stampa. “Era sempre stato previsto che il film e la serie non avessero tanto in comune, ma solo il tema principale: il mondo criminale di Roma. Il finale è stato questo perché così era nato”. La scelta di mantenere i due prodotti distinti e separati è legata alla volontà di conferire alla serie un’impostazione diversa da quella per cui il lavoro di Sollima ha optato.

Il film è stato sviluppato in una maniera molto precisa: gli eventi erano in primissimo piano e tutti i personaggi erano al servizio di questo procedere cupo verso l’apocalisse. Qui abbiamo ribaltato tutto, qui si raccontavano i personaggi, il modo in cui portavano avanti e creavano gli eventi.

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E in effetti questo tipo di sovvertimento trova riscontro sia nel taglio dato alla sceneggiatura sia nelle differenze di trama che hanno sancito il distacco dall’opera di riferimento. Se nella versione cinematografica Suburra è la storia degli intrecci criminali che hanno luogo nella Capitale, in quella a episodi la fitta trama ordita dalla malavita non è al centro della scena, ma fa da sfondo al vissuto dei protagonisti. Quelli che la visuale di Sollima pone come criminali, in Suburra – La serie sono rappresentati come uomini e donne che nel crimine hanno una delle tante declinazioni del loro essere. I personaggi che ci hanno accompagnato lungo l’arco delle tre stagioni sono genitori e figli, amati e amanti, fratelli e sorelle, soggetti dotati di una loro individualità e non semplici veicoli di un tema che li trascende.

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Il diverso punto di arrivo a cui le parabole di Aureliano e Spadino approdano è insieme esito ed emblema di questo rovesciamento, o se vogliamo, ampliamento di prospettiva. Se l’omicidio di Spadino da parte di Aureliano è posto da Sollima come un effetto collaterale delle sanguinose rivalità che spaccano il mondo criminale e viene archiviato senza che personaggi e pubblico ne siano affetti, nella serie il sacrificio che Aureliano compie per andare a salvare Spadino è il trionfo dell’aspetto umano e sentimentale su quelle dinamiche di potere che da perno fondamentale della narrazione diventano la semplice impalcatura che la sorregge. La linea di demarcazione tra i due prodotti è netta: per evitare una delusione a chi si aspettava di veder emergere un quadro unitario, sarebbe bastato dichiarare subito di averla tracciata.

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