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10 libri d’autore dello scorso decennio che dovrebbero diventare Serie Tv

8. La straniera (Claudia Durastanti)

Tra tutti, forse, questo è il libro più difficile da traslare in una dimensione televisiva. Ma anche il più stimolante. Parla di famiglie disfunzionali ma magicamente perfette, di viaggi e migrazioni contrarie, di letteratura come rimedio alla solitudine, di curiosità e giornate turbolente, di Claudia (sì, avete capito bene, si tratta proprio dell’autrice) e di camminate lunghe tra rapide e ostacoli.

Tradurre gli ingranaggi emotivi della lingua in immagini è difficilissimo, talvolta impossibile.

C’è sempre quella parola che riesce a convogliare quella sensazione meglio di qualsiasi fotogramma. Però, il genere memoir si presta a interpretazioni ampie, diverse e non per questo sbagliate. Sarebbe curioso assistere alla messa in scena del viaggio di Claudia dall’infanzia all’età adulta, e di quello che l’ha portata da Brooklyn alla Basilicata, guardarne gli sviluppi e i salti nel vuoto, i traguardi e i giri di boa. Ma non è tutto: il romanzo offrirebbe un ottimo punto di partenza per veicolare un’idea della sordità (i genitori della scrittrice sono entrambi non udenti) come veicolo di riscatto sociale, completamente libera dagli stereotipi e inserita in una grammatica dell’intrattenimento che non vuole edulcorare né appesantire nulla, ma cerca solo di restituire al pubblico l’immagine più realistica possibile. Sì, potrebbe venir fuori un gioiellino se maneggiato con delicatezza, senza strafare, lavorando piuttosto di sottrazione e puntando sul cast giusto. Consiglio valido per tutte (o quasi) le serie tv sui libri.

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