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Rick Sanchez: antieroe, vittima e carnefice

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Rick Sanchez e Rick and Morty.

Fra tutte le serie d’animazione per adulti, Rick and Morty è sicuramente una delle più originali e apprezzate. Nel corso delle sue cinque stagioni (qui troverete la recensione dell’ultima), lo show creato da Dan Harmon si è affermato grazie a uno stile unico e bizzarro, riuscendo inoltre a offrire interessanti spunti di riflessione e tematiche sempre attuali. Episodio dopo episodio, la serie ha intrattenuto il suo pubblico grazie a un approccio fresco e non convenzionale, mostrando anche un certo sdegno nei confronti dei tropes narrativi più gettonati: l’arco di trasformazione dei personaggi, la morale delle esperienze vissute, la vittoria del bene sul male.

Ma nonostante abbia preso in giro più volte il concetto di canon e mitologia, nel corso degli anni lo show si è spinto sempre più verso uno storytelling serializzato, una direzione necessaria se si considera la necessità di rimanere tematicamente coerenti. Dunque, dando la sua personalissima impronta ai più comuni strumenti narrativi, Dan Harmon ha finito per creare un prodotto capace sì di offrirci avventure assurde ed esilaranti, ma anche momenti introspettivi che ci hanno mostrato la complessità dei suoi personaggi. Non macchiette sempre uguali a se stesse, ma esseri umani dotati di pregi e difetti, così come della capacità di cambiare e crescere. E il protagonista titolare ne è sicuramente un perfetto esempio.

Cinico, anticonformista ed egocentrico, Rick Sanchez è infatti un personaggio ricco di sfumature.

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Il Rick che conosciamo nella prima stagione è un un genio della scienza che crede di aver capito tutto della vita, quando in realtà ha ancora tanta strada da fare. Pur avendo un intelletto superiore, Rick è infatti egoista, scontroso e violento, irresponsabile e impulsivo. Il più delle volte si dimostra immorale, oltre che generalmente sfiduciato nei confronti di tutto e tutti. Consapevole dell’assurdità dell’universo, l’uomo si approccia alla vita con un apparente distacco, scatenando l’inferno per assecondare i suoi capricci e salvando la situazione solo quando gli fa più comodo. Inoltre, il protagonista non ha cura né degli altri né di se stesso, cedendo continuamente ai vizi e mostrandosi indifferente verso i sentimenti altrui.

Dunque, nel comportamento dell’uomo è possibile trovare sin da subito tracce di nichilismo e assurdismo, oltre che una chiara mancanza di altruismo ed empatia. Ma ciò che più di tutto definisce Rick è il suo cinismo. E non inteso nel senso più popolare di essere pessimista, sarcastico e derisorio, ma in quello originale legato al mondo filosofico. I Cinici credevano in molte cose, ma ciò che li accumuna a Rick Sanchez è l’idea di vivere la propria vita sfidando le autorità e mettendo in discussione norme e tradizioni sociali. Un moderno Diogene, Rick non è un uomo a cui non importa niente di niente, ma un individualista che si rifiuta di piegarsi alle regole che la società – o la serialità – impone.

Non c’è dunque da stupirsi se il protagonista abbia mostrato un persistente sdegno nei confronti dei cliché narrativi e lo storytelling strutturato. Si tratta infatti di concetti che Rick associa alle convenzioni e tradizioni che non vuole seguire, il che spiega il suo odio per la Cittadella dei Rick o la falsa moralità dei Difensori. Nel mondo fittizio in cui vive vuole ribellarsi tanto alle convenzioni della televisione quanto alle figure autorevoli che lo circondano. Un desiderio così forte e totalizzante che metterà spesso a rischio la sua sicurezza, salute e felicità, così come quella della sua famiglia.

Ma ciò non significa che sia cattivo. Rick Sanchez è essenzialmente buono, ma pur essendo capace di fare del bene lo fa quasi sempre nel peggiore dei modi, collocandosi così nell’ateneo degli anti-eroi.

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L’uomo è infatti uno scienziato dall’enorme intelligenza, che grazie ai suoi viaggi ha compreso la natura dell’universo, delle creature che lo popolano, così come la mancanza di significato in tutto ciò che lo circonda. Forte di questa consapevolezza, si pone nello show come un vero e proprio mentore, fornendo crude e sarcastiche riflessioni sull’esistenza. Ma nonostante questo, Rick Sanchez non è di certo un esempio da seguire: al di là del suo freddo cinismo, che può essere comprensibile e condivisibile, l’uomo ha dimostrato più volte di essere in balia dei suoi vizi. Beve, si droga, non si pone limiti in situazioni in cui dovrebbe, finendo così per distruggere e distruggersi.

Basti pensare ad “Auto Erotic Assimilation“: sfruttando Unity (vecchia fiamma di Rick), lo show ci ha mostrato le caratteristiche più tossiche del protagonista: il dolore, il nichilismo, l’alcolismo, la natura auto-distruttiva. Tutti elementi che colpiscono con forza sia lo spettatore che lo scienziato stesso, culminando in un finale drammatico in cui lo vediamo fallire durante un tentativo di suicidio. Si tratta di un episodio fondamentale per comprendere Rick, o meglio le emozioni che cerca costantemente di nascondere: Rick è un individualista, ma allo stesso tempo cerca un contatto, una comunità con la quale circondarsi. Nonostante professi più volte di non avere bisogno di niente e nessuno, in realtà ha paura di rimanere solo. Nello stesso modo in cui ha paura di invecchiare e della morte, come abbiamo potuto vedere in “Big Trouble in Little Sanchez”.

Ma piuttosto che affrontare questi sentimenti, Rick preferisce nascondersi dietro al suo cinico sarcasmo, agendo come giudice, giuria e boia dell’universo, così come della sua famiglia.

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Grazie alle sue conoscenze, Rick ha infatti nelle sue mani il potere di un dio. Un vantaggio che lo porterà a convincersi di poter fare qualsiasi cosa, togliendo e prendendo ciò che vuole a suo piacimento. Difatti, nonostante abbia un lato tenero che abbiamo visto di tanto in tanto (soprattutto nelle interazioni con Morty, Beth e Birdperson), l’uomo ha dimostrato più volte di essere anche incredibilmente crudele. Non si pone alcun problema a denigrare, torturare o uccidere i suoi nemici, così come non mostra rimorso ad abbandonare al loro destino realtà che ha sconvolto a causa delle sue avventure con Morty. E per quanto riguarda quest’ultimo, a lungo abbiamo visto lo scienziato usarlo come un vero e proprio strumento, senza tenere in considerazione i suoi sentimenti. Nello stesso modo, non ha alcun rispetto per il matrimonio di Beth e Jerry, o per l’incolumità mentale e fisica di chi lo circonda. Basti pensare a come invade la mente di Mr. Goldenfold in “Lawnmower Dog”, o a come faccia esplodere il corpo ingigantito del povero Ruben in “Anatomy Park”.

Rick dunque appare come una figura onnipotente e infallibile, ma la realtà è ben diversa. Pur vedendolo superare le situazioni più assurde, con il passare del tempo diventerà chiaro quanto in realtà non abbia un controllo assoluto sugli eventi. Ed è proprio nei momenti in cui si è reso conto di questa realtà che abbiamo visto un Rick diverso, o quantomeno più umano. Di fronte ai suoi fallimenti (o perlomeno alcuni di essi), Rick riesce ad ammettere di aver sbagliato, di non avere sempre la capacità di superare in astuzia problemi e nemici.

Allo stesso modo, quando si accorgerà quanto la sua personalità tossica abbia un effetto negativo sui suoi cari, cercherà di lavorare sulle sue mancanze. Ed è proprio così che Rick Sanchez riesce ad avvicinarsi alla sua famiglia, non vedendola più come uno strumento ma qualcosa per cui lottare.

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Già nella seconda stagione è disposto a sacrificarsi per Morty quando la realtà spazio-temporale si sta disintegrando. Nella terza, scopriamo quanto il suo rapporto con il nipote sia importante per lui, nonostante si basi su un attaccamento insano e irrazionale. La loro collaborazione si evolve così sempre più in un rapporto alla pari, in cui l’opinione di Morty viene tenuta in considerazione. Lo stesso accadrà anche con Summer, che darà prova di essere all’altezza delle sfide incontrate. E nonostante continui a schernirlo, anche Jerry alla fine si conquisterà un riluttante rispetto da parte di Rick, impressionato dalla sua capacità di riconquistare Beth.

Dunque, con il passare degli episodi la facciata sarcastica e arrogante del protagonista è calata sempre più frequentemente, mostrandoci quanto dietro allo scienziato geniale e infallibile ci fosse anche un uomo capace di amare, così come di provare dolore. Vi abbiamo già parlato di Unity, ma è con la morte di Birdperson che capiamo davvero quanto il protagonista abbia a cuore la sua famiglia, di sangue e non. E soprattutto quanto le perdite subite abbiano lasciato un segno su di lui, trasformandolo nel cinico e spietato dio della Curva Finita Centrale.

Da questo punto di vista, la quinta stagione è stata fondamentale per capire perché Rick sia Rick.

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Nonostante già nella terza stagione ci fosse stata mostrata la sua backstory, non ci era mai stata data la certezza che i fatti mostrati fossero reali. Ma negli episodi finali dell’ultima stagione, molte cose sono state chiarite, dall’amicizia con Birdperson fino al passato tragico del protagonista. Privato della sua famiglia a causa di un altro Rick, lo scienziato viaggerà per l’universo in cerca di vendetta, sfruttando un impressionante ingegno ma trasformandosi sempre di più nel fantasma di se stesso. Una volta scoperto quanto l’universo sia impietoso, Rick lo diventa a sua volta per proteggersi dal dolore, dalle delusioni, dalla speranza di riprendere in mano una felicità che sa bene potrebbe sfuggirgli dalle mani da un momento all’altro.

L’uomo vive così per anni un’esistenza erratica e caotica, fino a che non scenderà a patti con una grande verità: non riuscirà mai a trovare l’assassino delle sue Diane e Beth, così come non riuscirà mai a trovare pace a meno che non se lo conceda. Ed è così che, una volta stabilita una tregua con la Cittadella dei Rick, intraprende una strada diversa, unendosi a una delle infinite versioni della sua famiglia. Una decisione che lo porterà a condividere la sua esistenza con degli sconosciuti, che però riusciranno a far emergere quell’umanità che per anni aveva soppresso per portare a termine una missione che richiedeva la violenza e la crudeltà di un mostro.

Gli eventi di Rick and Morty 5 (qui la classifica dei suoi 10 episodi) sono stati fondamentali per cambiare per sempre lo show di Dan Harmon.

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Con la distruzione della Curva Finita Centrale, le carte in gioco sono state rimescolate e il passato di Rick reso canonico. Chiaramente, conoscere la backstory del personaggio non giustifica le sue azioni, ma quantomeno ci ha permesso di comprendere perché sia il Rick più Rick fra tutti i Rick Sanchez dell’universo, così come uno dei personaggi più interessanti nel mondo dell’animazione seriale. Ci troviamo infatti di fronte a un uomo che pur essendo intrinsecamente buono, non fa sempre la scelta giusta. Un genio della scienza capace di plasmare la realtà, ma un padre e nonno spesso terribile. Un anti-eroe che ha salvato l’universo più volte, senza però rinunciare a manipolazioni e violenza. E una vittima di un passato che ha gettato un ombra su un’umanità che, nonostante tutto, sembra non volerlo abbandonare completamente.

Rick and Morty ha sicuramente avuto i suoi alti e bassi, e non sempre i suoi episodi hanno centrato il segno (qui la classifica delle peggiori puntate). Ma se c’è una cosa che lo show di Dan Harmon sta facendo egregiamente è mostrarci un protagonista imperfetto che si colloca perfettamente nel suo universo. Una figura affascinante e imprevedibile che non vediamo l’ora di scoprire cosa abbia ancora in serbo per noi nelle prossime stagioni.

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