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Vikings 6×07 – Il mondo è cambiato

Attenzione questo articolo contiene spoiler dell’episodio 6×07 di Vikings.

Il mondo di Vikings è cambiato. Lo era già da molto tempo, forse dalla morte di Athelstan, quando una parte di Ragnar se ne andò per sempre con lui. E quando anche ciò che era rimasto del leggendario vichingo morì tra le serpi di Re Aelle, tutto il mondo all’interno dello show cambiò. Ma non pensavamo di poter rivivere quasi la stessa sensazione anni dopo con la 6×06 (qui la nostra recensione).

La morte di Lagertha chiude un nuovo capitolo di Vikings, e ora più che mai sentiamo vicina la fine di questo percorso (qui vi parliamo tuttavia di alcuni errori di scrittura compiuti in merito). L’evento ha provocato un’onda d’urto tale da richiedere una pausa, una sorta di momento commemorativo all’interno della narrazione che onori quanto accaduto.

Non a caso, la trama di Vikings si è letteralmente fermata nella 6×07. Tutto per porgere i propri rispetti al suo secondo più grande personaggio. Sicuramente il più importante tra quelli femminili.

Lagertha se n’è andata. Muore con lei l’ultima grande colonna portante della gloriosa alba di Vikings. E quest’episodio vuole sottolineare quanto con lei sia morta una piccola parte di ogni personaggio rimasto in vita. La narrazione si cristallizza dunque su una lunga ode alla più grande shield-maiden del mondo esposta attraverso molteplici sentimenti. Primo fra tutti, il dolore. Il dolore penetrante che sembra aggredire con una stretta pungente ogni protagonista. Persino Ubbe, figlio della donna che morì per mano della stessa Lagertha. Finanche lui può piangere per la più grande delle shield-maiden.

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E Gunnhild, che dopo aver assistito al duello tra Lagertha e White Hair espresse con veemenza la sua ammirazione per la donna. Lei, shield-maiden di razza, non sarebbe mai riuscita a fare ciò che ha visto fare a Lagertha. Espresse così il desiderio che ella potesse vivere il più a lungo possibile per il bene di tutti. Ma il suo desiderio è stato deluso ben presto. E nessuna ferita, o gravidanza, riescono a fermare la donna dal porgere l’estremo saluto alla guerriera.

Ma è Torvi a incarnare senza dubbio il dolore più acuto. Un dolore straripante che non ci lascia certo sorpresi.

Impossibile dimenticare quanto Torvi debba a Lagertha. Si potrebbe dire tutta la sua crescita, a partire dal giorno in cui era solo l’impacciata seconda moglie di Jarl Borg. Quando giovanissima e incinta svenne dinanzi all’Aquila di Sangue che massacrava suo marito lasciandola vedova. Non la relazione con Bjorn, non quella con Ubbe e neanche la ribellione al violento secondo marito Erlendur la fortificarono come seppe fare la relazione con Lagertha. Lei che a Hedeby si prese cura del suo primogenito Guthrum – che per ironia morirà anch’egli, ben prima di Lagertha, per mano di Hvitserk.

Torvi è l’esempio più lampante di quanto Lagertha abbia inciso sulla vita delle donne di Vikings. Ha dato loro speranza, forza, qualcosa in cui credere. Migliaia di donne in attesa che i mariti tornassero da lunghe esplorazioni, vedove e schiave senza volto e parola, hanno acquisito uno status e un potere. Così è nato l’esercito di shield-maiden guidato dalla carismatica leader. E tra loro Torvi, braccio destro di Lagertha. A lei Torvi deve davvero tutto ciò che ha, e a lei era pronta a restituirlo.

La solennità della dipartita di Lagertha è testimoniata perfettamente dalla designazione di un sacrificio umano che si offrisse volontariamente di accompagnarla nel Valhalla.

E la scelta di Torvi di proporsi come tale ha dato un peso al dolore e alla riconoscenza provati dalla donna, disposta a morire per restare accanto alla sua signora. Ma la dinamica è molto più di un colpo di scena su ciò a cui sarebbe disposta Torvi per la donna che le ha insegnato tutto. È un omaggio alle fondamenta di una cultura millenaria, quella norrena, che ha fatto di determinati culti una caratteristica fondamentale. Ed è soprattutto espressione della venerazione quasi viscerale provata dalle shield-maiden che erano al seguito di Lagertha. Non sorprende che alla designazione dell’agnello sacrificale in cento e più abbiano offerto la propria vita.

E la giovane guerriera su cui il corvo del destino ha posato le sue zampe richiama inesorabilmente il peso che quel destino già scritto ha in questa serie. E così una giovane Gyda, nome dato in onore della primogenita di Ragnar e Lagertha, veste l’abito bianco del sacrificio e bacia l’angelo della morte immersa nel suo stesso sangue. In una scena intensa e senza sconti assistiamo al più alto picco d’estasi che la morte di Lagertha ha portato con sé tra i suoi seguaci.

La 6×07 rappresenta dunque in Vikings una stasi che permette a Michael Hirst di poter onorare la dipartita di uno dei suoi migliori personaggi.

Non è un caso che attorno succeda ben poco. Harald gongola sul suo nuovo trono di Re di Norvegia, tra chi giura fedeltà e chi rammenta il gran numero di promesse fatte. Re Olaf non nega il suo disappunto per il risultato di un’elezione che ha avuto ben poco di onesto. Finisce così in una prigionia tanto incerta quanto forse eterna. Un favore che il suo ex prigioniero non vedeva l’ora di restituire.

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Ma altrettanto statica è la narrazione dall’altra parte del mondo. Continua infatti senza cambiamenti l’ambigua dinamica creatasi con l’arrivo di Katya. E mentre Ivar convive con il suo turbamento e il sottile lavoro dietro le quinte per detronizzare Oleg, il suo rapporto col Profeta sembra attraversato da crescenti attriti. Impercettibili, silenti, ma chiaramente in aumento.

Michael Hirst ha dedicato a ogni morte importante di Vikings un momento di commemorazione con una scrittura sempre accurata. Eppure l’addio a Lagertha risulta il più compiuto e il più raffinato.

Tutto si ferma, chiunque si mobilita. Ubbe sa in fondo al suo cuore la verità sull’assassino di Lagertha, e teme il momento in cui ne avrà conferma, proprio come gli dice il veggente. Torvi è forse più toccata dalla morte di Lagertha di quanto non lo sia da quella di Hali, per quanto sia difficile giudicare. E Bjorn si lascia andare al primo momento di vera debolezza dell’età adulta.

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Di ritorno a Kattegat la consapevolezza della morte di Lagertha gli giunge dritta al petto con l’intensità con cui la notizia della morte di Ragnar lo raggiunse ai tempi con la visita di Odino. Ora sa cos’è successo, sa che Lagertha è morta. Si stringe le braccia al petto, si rannicchia sul legno della barca. E nei suoi occhi pieni di lacrime per un attimo perdiamo Bjorn la Corazza, guerriero invincibile e Re di Kattegat, per ritrovare il giovane ragazzino che corse dietro sua madre per restarle accanto quando ella lasciò suo padre e la città.

Quando Bjorn giunge a Kattegat avverte – come del resto anche noi – come il mondo di Vikings sia cambiato.

E, diretto alla spiaggia per porgere l’estremo saluto alla donna che lo ha partorito e cresciuto, tiene un commovente discorso d’addio. Con queste parole Alexander Ludwig ci regala una delle sue migliori prove d’attore in questa serie. E Vikings riconferma la potenza delle parole dedicate ai suoi morti di rilievo. Come fu quando Ragnar disse addio ad Athelstan, così Bjorn non si lascia andare a un elogio funebre, ma a un monologo emozionante e delicato.

Non esalta le gesta di sua madre, ma ciò che la donna ha rappresentato per lui. Con una tenerezza mai vista nella Corazza, raccogliamo la sua più accorata dichiarazione d’amore a qualcuno – forse la sua unica – e una dolorosa promessa di vendetta. Parole che peraltro non fanno presagire nulla di buono per un Hvitserk ancora sotto shock nella solitudine del suo rifugio.

Arriviamo così al picco di massima intensità di un bellissimo episodio in memoria di Lagertha, che culmina con la spinta della nave su cui il suo corpo sta bruciando giù per gli abissi, al di sotto dei ghiacci.

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Il sacrificio è stato compiuto. Il sangue è stato buttato sull’altare della sua dipartita. E sotto gli occhi di tutti la più grande guerriera del mondo affonda portandosi con sé il tenero omaggio di chi l’ha oltremodo amata e onorata. Donna, contadina, sacerdotessa di Freya e shield-maiden. Attraverso gli occhi di Asa ci viene regalata un’ultima visione a 360 gradi di tutto ciò che è stata Lagertha in Vikings. E quando Michael Hirst ha voluto strapparci le più amare delle nostre lacrime ci ha regalato come ultima estrema visione di Lagertha l’immagine della sua forma originale.

Lei, umile e semplice contadina, sui fondali oltre i ghiacci, accanto all’amato Ragnar. Dopo anni di lontananza e inguaribile dolore si è riunita all’amore della sua vita. E così finalmente le anime di due leggende si fondono assieme per tornare, alla fine, all’origine di tutto.

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