Vai al contenuto
Home » Recensioni

The Walking Dead: Daryl Dixon 1×01-1×02 – Possiamo tornare a fidarci di una delle più grandi e controverse saghe del mondo?

Daryl Dixon nello spin-off di The Walking Dead a lui dedicato
Better Call Saul

Un abbonamento per scoprire che Serie Tv guardare

Con così tante piattaforme e poco tempo a disposizione, scegliere cosa vedere è diventato complicato. Noi vogliamo aiutarti ad andare a colpo sicuro.

Arriva Hall of Series Discover, il nostro nuovo servizio pensato per chi vuole scoprire le serie perfette i propri gusti, senza perdersi in infinite ricerche. Ogni settimana riceverai direttamente sulla tua email guide e storie che non troverai altrove:

  • ✓ Consigli di visione personalizzati e curati dalla nostra redazione (e non un altro algoritmo)
  • ✓ Articoli esclusivi su serie nascoste e poco conosciute in Italia
  • ✓ Pagelle e guide settimanali sulle serie tv attualmente in onda
  • ✓ Classifiche mensili sulle migliori serie tv e i migliori film del mese
  • ✓ Zero pubblicità su tutto il sito

Scopri di più Hall of Series Discover

In alcuni casi il tempismo è tutto, e uno spin off su Daryl Dixon – un po’ di anni fa – avrebbe avuto tutto il senso del mondo. Lo avevamo chiaro già dalla prima stagione di The Walking Dead, quando di grandi personaggi ce n’erano diversi, ma se avessimo dovuto pensare a un potenziale spin-off avremmo pensato immediatamente a Daryl Dixon. Quel lupo solitario aveva qualcosa da dire che non voleva dire, una vulnerabilità che era meglio nascondere. Ma lo sapevamo ai tempi come lo sappiamo adesso: sarebbe stato molto di più. E lo è stato. Anche quando tutto intorno marciva, Daryl Dixon restava uno dei punti saldi di The Walking Dead. Ma poi la caduta in disgrazia di un Serie Tv che dopo la sesta stagione (qui la classifica di tutte le stagioni) ha cominciato a perdersi sempre di più. E poi gli spin-off, uno dopo l’altro, spesso non richiesti.

L’idea di tirarne fuori finalmente uno su Daryl è forse arrivata troppo tardi e soprattutto in un momento estremamente critico per la saga. C’è poca fiducia nel progetto, e non è strano capirne le motivazioni. Ma dispiace. Perché The Walking Dead: Daryl Dixon negli Stati Uniti non è riuscita a totalizzare neanche un milione di spettatori, chiudendo – nella più seguita delle puntate – con un massimo di 719.000 e un finale visto da 688.000 e lo 0,13% di share. Questo succede a volte a non conservarsi o a peccare di tempismo. Perché non sappiamo come andrà a finire, ma le prime due puntate (disponibili ogni lunedì su Sky e NOW) di The Walking Dead: Daryl Dixon qualcosa ce l’hanno data. Dobbiamo andarci piano, ma questo spin-off è cominciato bene.

Ritorna il sacrificio, ritorna il racconto di un viaggio non volto solo alla sopravvivenza, ma al ritrovare se stessi in un mondo che non esiste più

Un'immagine tratta da The Walking Dead: Daryl Dixon
Credits: AMC

La sigla di The Walking Dead: Daryl Dixon ha già messo sul piatto quelli che potrebbero diventare i punti di forza dello spin off. In questa prima puntata, vista senza troppe aspettative e con una legittima diffidenza, quell’introduzione così simbolica, poetica e spirituale ha messo sul piatto delle aspettative che non sappiamo se troveranno una conferma nel corso degli episodi, ma sappiamo che le prime due puntate hanno individuato il giusto tracciato da percorrere.

Daryl Dixon è come lo abbiamo lasciato: taciturno, un lupo solitario che preferisce cavarsela da solo, sempre pronto a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri obiettivi, anche omettere la realtà dei fatti fino a quando ce n’è bisogno. Perché – come dice in questi primi due episodi – la verità può aspettare. E può farlo davvero. Può farlo qui, nell’ordine di un mondo che si muove sempre secondo le stesse azioni quotidiane, e può farlo anche lì in quella realtà dimenticata da Dio o da chi per lui.

C’è un mondo distrutto che va oltre Altanta. Niente, prima di questo momento, ci aveva raccontato cosa fosse successo dall’altra parte della terra. Sapevamo che tutto oramai fosse stato avvolto tra la disperazione e le macerie, ma non avevamo mai visto nulla oltre i confini americani fino a questo momento. Ma ecco una nuova fessura in cui infilare la chiave per aprire una nuova porta sulla disperazione, su un nuovo posto completamente abbandonato a se stesso. Dalle strade distrutte americane ci fiondiamo così nella desolazione delle campagne francesi, il luogo in cui Daryl Dixon arriva dal mare fuggendo molto probabilmente da una nave. Bastano pochi minuti per ri-vivere da capo quel senso di smarrimento che aveva provato all’inizio quando tutto era appena successo, e il mondo era oramai perso. Ancor più di prima.

Eppure, sono bastati pochi secondi per imparare a muoversi. La mappa stradale di quella Francia così desolata e cupa sembra essergli stata cucita sul braccio. Ma la verità è che Daryl Dixon cammina così perché ha imparato a non andare da nessuna parte. Va e basta, alla ricerca di qualcosa che ancora non conosce.

È tutto diverso adesso. Daryl sta cercando se stesso in un mondo in cui non si riconosce più, in un mondo di cui il solo ricordo di Mork & Mindy è quanto basta per ricordare i vecchi tempi e il modo con cui questi offrivano a ogni essere umano la possibilità di evadere. Se non puoi andare da nessuna parte, questo non puoi farlo. E forse è questo che a Daryl manca più di qualsiasi altra cosa: il diritto all’evasione. Ma il cielo è una gabbia adesso, e poco importa se si trovi negli Stati Uniti o in Francia. Eppure, in quelle acque Daryl può morire e rinascere contemporaneamente.

Daryl e Isabelle in una scena della seconda puntata di The Walking Dead: Daryl Dixon
Credits: AMC

Fin da subito, anche in questo caso dalla sigla, The Walking Dead: Daryl Dixon mette in luce l’aspetto spirituale e religioso della sua narrazione. Rifugiandosi in un convento, Daryl conosce delle suore, in particolare la francese Isabelle, e un bambino che viene considerato il nuovo Messia, l’unico che potrà liberare il mondo da questa epidemia concedendo di nuovo la libertà. Per farlo dovrà andare a Parigi, e sarà proprio Daryl insieme a Isabelle e Sylvie a portarlo fin lì. Da questo momento comincia il viaggio verso la terra promessa. Una terra da cui Daryl per primo non si aspetta niente, ma che probabilmente lo aiuterà a ritrovarsi. A porsi delle domande che fino a quel momento non avevano più senso, perché chiederti se esiste un Dio quando tutto va a pezzi non ti aiuta a salvarti.

Non sono quelli i momenti in cui devi porti queste domande. In quel caso sei chiamato soltanto a sopravvivere. E Daryl lo ha fatto. Lo ha sempre fatto con abilità. Ma tutto il resto non è mai successo. Non si è più posto domande, dando per scontate alcune risposte. Se le premesse sono quelle che crediamo, Daryl non sta combattendo per sopravvivere, per la Francia o per un Messia: ma per trovare uno scopo, per poter scrivere una storia come in quella cassetta registrata trovata alle porte della Francia. Anche lui vuole poter dire di essere passato in questo mondo – di aver fatto qualcosa per sopperire all’oblio in cui tutti stanno finendo – ma è un posto complesso in cui ogni cosa è labile. Per testimoniare la propria presenza c’è bisogno di qualcosa di più. Qualcosa che Daryl vuole fare per poi raccontare. Per poi raccontarsi.

Buona la prima anche per Isabelle, il personaggio probabilmente più interessante incontrato in queste prime due puntate. Con un passato difficile alle spalle, Isabella ha trovato Dio quando tutti gli altri erano troppo impegnati a sopravvivere per porsi questa domanda. Ha agito in maniera completamente opposta a quella di Daryl, decidendo di credere in qualcosa. In questo caso, al suo Dio come al nipote sopravvissuto, che altro non è che il bambino che viene considerato il nuovo Messia.

C’è dolore in Isabelle, un dolore che va oltre il 2010 o l’epidemia. È qualcosa che ha a che fare con una vita che non è mai stata all’altezza, e a cui lei ha probabilmente voltato le spalle fino a quando non è tutto andato storto e il mondo è impazzito. A quel punto, ha trovato qualcosa mentre tutti la perdevano. E ora lotta per gli altri come per se stessa per riaffermarsi, per essere quella persona che non aveva avuto il tempo e il coraggio di essere. Per sua sorella.

Sono solo due puntate. Per essere convinti di questo nuovo progetto ci vorrà decisamente qualche settimana in più, ma di una cosa siamo convinti: buona la prima. E ora non ci resta che sperare che le cose fluiscano nel migliore dei modi, dando finalmente a Daryl Dixon lo spin off che ha sempre meritato e atteso per ben più di dieci anni.

Non basta cambiare continente per dare una nuova vita a The Walking Dead, e speriamo che questo venga preso in considerazione nel corso dei prossimi episodi. Ma c’è qualcosa che incuriosisce in quel che abbiamo visto fino a questo momento. Non è stato perfetto e, per certi versi, neanche così coraggioso – è evidente che lo spin off non abbia avuto alcuna intenzione di slegarsi dalle solite situazioni comfort – ma è stato veritiero, emotivamente intenso quanto basta per accendere una luce che, fino a data da destinarsi, rimarrà soffusa. Ma è già qualcosa.

E a proposito di di The Walking Dead, qui vi lasciamo la recensione del tanto atteso finale di serie