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Pose – Le nostre impressioni sulla Serie Tv con protagonista la Ball Culture

Spudorata, sfrenata, sincera, toccante, ma anche spassosa: è Pose, la nuova Serie Tv di Ryan Murphy!

Il caleidoscopico creatore di Glee, American Horror Story e American Crime Story torna a mettere in scena vicende che riguardano quelle parti di società deboli, oppresse e/o non comprese, di cui ormai ne è un eccellente narratore. Pose è uno show graffiante, eclettico e originalissimo che tiene incollati allo schermo anche in un pilot nel quale, essenzialmente, non vi è alcun colpo di scena.

Pose

Al centro della narrazione ci sono gli emarginati, i volti delle comunità queer e transgender, che si rifugiano in quei locali in cui “possono riunirsi tutti coloro che non sono in grado di farlo da nessun’altra parte”. E così, entriamo a conoscere la Ball Culture: una sottocultura underground, legata profondamente all’identità LGBQTI, in cui ci sono delle vere e proprie competizioni – con tanto di trofei – basate su parametri quali l’abilità nella danza (il famoso «voguing»), i costumi, l’aspetto e il modo di fare. A portare sul palcoscenico queste sfilate/competizioni vi sono i “madri” e “padri” non biologici. Coloro che si sono costruiti un tipo di nucleo nel quale si può scegliere di entrare e dove la principale funzione è quella di dare accoglienza ai giovani in condizioni difficili.

Nel primo episodio vediamo come a farla da padrone è il nucleo House of Abundance, capitanato dalla madre Elektra (Dominique Jackson), che ruba vestiti da una mostra d’arte per partecipare al Ball che aveva come tema la Regalità.

Ma nella famiglia vi è qualcuno con ambizioni più grandi dell’essere una semplice “figlia”. Blanca (MJ Rodriguez), una volta scoperto l’aver contratto l’HIV, sente ormai il bisogno di sognare più in grande e aprire una propria House, che intitola House Evangelista, per via della famosa modella Linda.

Pose

Blanca: ribelle, donna transessuale e malata, vuole lasciare un marchio nel mondo prima di andarsene per sempre. La sua vita si scontra con quella del diciassettenne Damon (Ryan Jamaal Swain), cacciato dalla propria famiglia per essere “un peccatore” gay e per aver intrapreso la carriera di ballerino. Sarà proprio Blanca a spronarlo a iscriversi alla scuola di balletto di New York, con un dialogo toccante e accorato. Un’altra inquilina è la dolce transessuale Angel (Indya Moore), che si ritrova alle prese con un impiegato sposato, Stan Bowes (Evan Peters), che lavora nella famigerata Trump Tower.

Si toccano molti temi delicati, principale fra tutti è quello dell’identità di una comunità costretta a emergere solo nei luoghi chiusi al pubblico, lontano da occhi indiscreti oppure costretta alla miseria e all’umiliazione sui marciapiedi. Nel frattempo, un popolo di ombre in glitter e pelliccia sogna e si divincola in un desiderio semplice e genuino, il quale non sembra destinato ai “diversi”: il desiderio di essere trattati come tutti gli altri e ,allo stesso tempo, di poter essere diversi nella propria espressione.

Pose

Una trama ricca e potente, che apre con un pilot perfetto dove le vicende di Angel, Damon e Blanca fanno subito breccia nel cuore del telespettatore. Si riesce perfettamente a calibrare le tematiche principali dello show con quelle che fanno da sfondo e rendono l’ambientazione una chicca utile a comprendere meglio gli anni ’80 a New York.

Pose è una perfetta via di mezzo tra esagerazione e autenticità, che rendono lo show succulento e pieno di pregi. Un qualcosa mai visto nel palinsesto televisivo, azzardato, inedito ma originale e solido.

La trama, le musiche, l’empatia con i personaggi e la regia semplice abbinata a una ricchezza di particolari, tutto sontuosamente calibrato. Un prodotto corale che esalta la bellezza nella diversità, che si porta dietro il messaggio di uguaglianza e mostra qualcosa di ancora inedito nel panorama televisivo. Con il suo pilot da circa 80 minuti, Pose conquista e fa innamorare tutti.

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