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Moon Knight 1×03 – La Recensione: un po’ Aladdin, un po’ La Mummia

Cambio drastico di location per Moon Knight che, dalla grigia Londra, ci porta al caldissimo Il Cairo. Se siamo di fronte a un’ambientazione completamente diversa per i canoni Marvel, esplorata solo marginalmente in X-Men Apocalypse (dove Oscar Isaac interpretava il villain), non siamo però di fronte a un rinnovamento in termini di trama. Molti elementi vengono affrontati in questo terzo episodio ma, arrivati ormai a metà stagione, la sensazione generale è solo di una grande confusione. Purtroppo. Moon Knight non ha una visione d’insieme chiara, la sua natura all’interno del panorama televisivo rimane abbastanza ininfluente rappresentando un piacevole passatempo ma nulla di più. Pur non collocandosi sul gradino più basso delle serie tv targate MCU – gradino riservato ancora a Hawkeye – è pur vero che siamo lontani anni luce dalla qualità di WandaVision o dalla costruzione di Loki. Le azioni di Harrow sono prive di spessore – solo l’interpretazione di Ethan Hwke salva il personaggio dall’oblio – mentre Mark Spector è schizofrenico senza bisogno di cambiare personalità. Momenti ridanciani non necessari e un montaggio insensato appiattiscono una narrazione gradevole con spunti interessanti ma non approfonditi.

Nello scorso episodio (qui potete trovare la recensione), Steven è stato costretto a farsi da parte lasciando così il corpo a Mark. Disposto a tutti pur di fermare Harrow, l’uomo è giunto così in Egitto ma quello che lo aspetta è una missione che non può affrontare da solo.

Moon Knight

Come se ci stessimo svegliando dall’ennesimo sogno, mettiamo lentamente a fuoco il primo volto di questo episodio. Con grande sorpresa non si tratta di Mark/Spector ma di Layla che, seppur non faccia salta di gioia, è disposta a tornare in patria in Egitto per aiutare l’ex marito. Veniamo a sapere frammenti della sua vita personale, lasciati trapelare dalle sue parole e da quelle di una vecchia amica di famiglia. Dettagli che verranno confermati, più avanti nell’episodio, da Harrow con grande sorpresa della stessa Layla. Qualcosa di terribile è accaduto al padre della donna e Mark sembra essere coinvolto, un segreto che rischia di minare il già labile rapporto tra di loro.

Da un’altra parte, invece, Harrow sta guidando i suoi discepoli attraverso il deserto proprio come fece Mosé. Guidato dallo scarabeo d’oro, il santone dalle scarpe di vetro arriva finalmente sul luogo di sepoltura di Ammit e intima ai suoi seguaci di scavare. Caro Harrow, ma non l’hai mi visto La Mummia? Non lo sai cosa succede a chi risveglia gente che dorme nei sarcofagi?

Moon Kinght

Dal canto suo, Mark non sta certo rimanendo con le mani in mano. Dopo una corsa disperata tra i tetti della città, riesce finalmente ad acciuffare alcuni accoliti di Harrow ma, durante lo scontro, la personalità di Steven prende temporaneamente il sopravvento. La breve interruzione pubblicitaria, conclusasi con un tentativo fallito di Steven di tornarsene a Londra, riporta Mark alla sua missione. Eppure qualcosa va storto. In cima a un’altura, Mark si risveglia con le mani insanguinate e scopre un massacro davanti ai suoi occhi. Steven giura di non essere stato lui ma allora chi? Un’ipotesi potrebbe riguardare Jake Lockley, altra identità presenta nei fumetti e ancora mai menzionata all’interno della serie tv.

Il tassista potrebbe fare la sua apparizione, dato che Moon Knight ha finora fatto continui riferimenti velati alla presenza di tre distinte personalità all’interno di un unico corpo.

Con poco tempo a disposizione e nessuna pista, Mark si rivolge a Konshu in cerca di una soluzione. Il dio della Luna rivela che l’unica cosa a temere nell’universo è l’ira degli dei che una volta lo bandirono ma, allo stesso tempo, riconosce che debbano essere chiamati in causa. Il concilio viene così convocato all’interno della piramide di Giza e lo stesso Konshu vi partecipa attraverso il suo Avatar. Tuttavia a nulla valgono le accuse del dio e del suo emissario sulla Terra ai danni di Harrow, gli dei sembrano alquanto duri di comprendonio oltre che facili da ingannare. Ostili nei confronti di Konshu e dei modi appariscenti del suo Avatar, sono molto più inclini a difendere Harrow che la causa del dio. Senza alcun aiuto quindi da parte delle altre divinità, Moon Knight è costretto a lavorare da solo.

Moon Knight

Mark e Layla si ritrovano, pronti a unire le forze per l’obiettivo comune. La loro ricerca li porta sulle tracce di un contrabbandiere che potrebbe essere in possesso della chiave per trovare la tomba di Ammit. Su un barca abbiamo modo di scoprire qualcosa di più sulla malattia mentale di Mark e su come, per tanti anni, l’uomo sia riuscito a tenere a bada Steven fino a che non è accaduto qualcosa. Con tutta probabilità quel “qualcosa” non è altro che l’incontro con Konshu, avvenimento che deve avere incasinato non poco la mente frammentaria di Mark.

Giunti a destinazione, Mark viene presentato ad Anton Mogart (interpretato dal compianto Gaspard Ulliel) noto nei fumetti anche come Midnight Man, un villain con la passione per le arti e gli oggetti di valore che ruba con il solo intento di possederli. Dopo una sequenza action impegnata ma non completamente riuscita, Mark e Layla riescono a mettere le mani su una possibile mappa che dovrebbe condurli da Ammit. Serve però l’aiuto di Steven per riuscire a decifrarla e ancora di più quello di Konshu. Nel tentativo disperato di riportare le stelle alla posizione in cui erano 2000 anni nel passato, quando la mappa venne scritta, Konshu, insieme a Mr. Knight è costretto a muovere l’intera volta celeste scatenando così la punizione divina. Prima di poter rimettere a posto il cielo, il dio della Luna viene intrappolato nella pietra.

Cosa può implicare per l’MCU l’essere tornati indietro di 2000 anni ce lo dirà solo il tempo ma di certo si tratta di qualcosa di epocale.

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