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La ragazza delle renne – La Recensione: una storia dai nobili intenti

Risulta obiettivamente inusuale una storia ambientata nel mondo delle renne. Sì, proprio in Lapponia, quel luogo in cui verso dicembre rischi di incrociare Babbo Natale (qui una lista dei migliori Babbo Natale di cinema e serie tv) al supermercato! La ragazza delle renne (che trovi qui in streaming) però non è il classico film natalizio, dove serenità e colori sono palpabili. In questo caso infatti si avverte il freddo di quei paesaggi, salubri e puri, dove la mano dell’uomo del posto non è mai invadente, ma assolutamente rispettosa.

Non tutti però la pensano in questo modo. il film racconta infatti dell’atavica lotta tra la minoranza dei Lapponi Sami, popolazione di origine indigena e gli Svedesi che hanno tagliato i ponti con la cultura del passato. Per entrare in merito al delicato argomento, andiamo a scoprire di cosa parla questo film di produzione Netflix e Kolibri Productions, tratto dal romanzo Stolen firmato da Ann-Helén Laestadius e diretto da Elle Marka Eira.

Cosa racconta La ragazza delle renne

Il film ha inizio con la protagonista Elsa (ricorda forse Frozen!?) ancora bambina e appartenente ad una comunità di Sumi. In quel momento sta coronando il suo sogno di diventare allevatrice di renne, occupazione della famiglia da generazioni. Dovrà quindi scegliere un cucciolo di renna e marchiarlo, tagliandogli un pezzetto di orecchio, in modo da “essere affidato a lei senza mai possederlo”, come le dirà la nonna. Sceglierà dunque Nastegallo e lo curerà con amore. Fino a quando un triste giorno lo vedrà sgozzato da un uomo che lo braccherà furtivo a bordo di una motoslitta. Elsa seppur nascosta verrà vista dall’uomo di nome Robert Isacson, che le intimerà di non raccontare a nessuno quanto visto perché altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare.

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La piccola Elsa nutre una renna con i licheni

Passano dieci anni e la piccola Elsa è cresciuta e insegna la storia e la lingua dei Sami in una scuola primaria. Lei non ha mai smesso di lottare contro i ripetuti atti xenofobi di coloro che si definiscono svedesi e rinnegano la cultura indigena del posto. Sarà infatti una vera attivista pronta a difendere le renne della comunità, considerato che la polizia sembra non intervenire davvero per i crimini commessi presumibilmente da Robert e i suoi complici. Si farà sentire a gran voce anche durante il consiglio del villaggio, spronando i concittadini a reagire concretamente e farsi giustizia da sé. Tuttavia essendo donna e giovane, verrà subito ammutolita dai rappresentanti del consiglio ritenendola indisponente e imprudente.

In risposta al suo atteggiamento verrà infatti insultata online…

…e verrà dato fuoco al fieno delle renne di un allevatore. Elsa però non è sola, anche se è quella che si espone di più, ha principalmente il supporto del fratello maggiore Mattias e dell’amico e allevatore di famiglia Lasse, che avendo perso tutte le sue renne sarà costretto a lavorare anche in una miniera vicina. Questo sarà un altro pesante argomento affrontato dai Sami, in quanto nei loro terreni gli Scandinavi vorrebbero crearne un’altra, a loro dire per sostenere l’economia cittadina.

Schiacciato dalle ingiustizie e dalla calma apparente quotidiana, Lasse si toglierà la vita, abbandonando gli amici e la comunità. Seguirà una festa al funerale, in cui con abiti e musiche tradizionali, parteciperanno tutti gli abitanti del villaggio. Durante le danze Elsa attirerà l’attenzione di Mila, altro allevatore piacente che l’aveva già notata. I due avranno un rapporto sessuale e l’indomani mattina Elsa verrà avvisata che delle teste di renna erano state appese su dei rami in un campo. È qui che ripensa ad un dialogo precedente avuto con Lesse, in cui lui le consigliava vivamente di andarsene altrove e iniziare a vivere una vita più soddisfacente e serena di quella.

È quando Robert le farà le condoglianze per Lasse che Elsa gli sputerà in faccia la verità

Sapeva da sempre che fosse lui il colpevole e adesso non avrebbe più avuto paura di aprire la bocca. Succede dunque che durante una notte in cui Elsa è a casa da sola, Robert piomba lì ubriaco e con un fucile in mano. Elsa impaurita si nasconde nella botola di casa e chiama la polizia, ma lui sembra non desistere fin quando, appurando che gli agenti stavano arrivando, corre a casa propria. Qui lo raggiungono questi che non riescono a trovare prove, nonostante la sua alterazione e il nervosismo li facessero finalmente sospettare.

Arrivati a questo punto, Elsa decide una volta per tutte di farsi giustizia da sola. Chiede aiuto a Mattias, che in preda allo sconforto più totale sta per copiare il gesto estremo di Lesse e non le risponde al telefono. Con uno slancio di irrefrenabile coraggio la ragazza delle renne decide di andare da sola a curiosare a casa di Robert per cercare le prove necessarie. Ebbene, nella sua cantina troverà infinite carcasse di renne alle quali scatterà delle foto. Purtroppo per lei però Robert aveva le le telecamere collegate al cellulare, quindi vedendo Elsa raggiunge subito la sua abitazione. Inizia così una corsa con le motoslitte tra i due che non avrà un lieto fine. Infatti Robert finirà nel ghiaccio sottile, seppellito quasi dalla sua stessa motoslitta e sul punto di annegare nel lago ghiacciato.

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Elsa si esercita con Mattias a catturare le renne

Ed ecco il momento più atteso del “duello” tra i due avversari

Elsa gli andrà incontro con un fucile, ma lui avrà il coraggio di chiederle addirittura aiuto. In preda al buon senso la ragazza gli lancerà così una corda con la quale Robert non riuscirà comunque a risalire in superficie, morendo così assiderato. Ad aver visto tutto è Mattias, che si trovava da quelle parti e che si scuserà con la sorella per non aver risposto e aver pensato di farla finita. Il finale ci regala quindi una comunità che adesso non dover più temere per le sue renne. Robert e il suo complice sono stati accusati di atti crudeli verso le renne, bracconaggio e macellazione illegale. Adesso è Elsa a passare il testimone ad un bambino del villaggio, che si prepara a marchiare il suo cucciolo di renna, con la promessa di curarlo senza mai possederlo.

Un’analisi sulle tematiche de La ragazza delle renne

Risultano evidenti e trattate in maniera anche abbastanza puntuale e approfondito alcune tematiche sociali ne La ragazza delle renne. Prima fra tutte la xenofobia perpetrata nei confronti delle minoranze culturali e linguistiche tra parte dei popoli predominanti. Vediamo infatti rappresentata al meglio la mancanza di rispetto e la violenza di Robert, che sfoga il suo odio con le renne come metafora verso la comunità indigena. Annessa a questa c’è il conseguente argomento della violenza sugli animali, nel caso specifico si parla appunto di bracconaggio e macellazione illegale. È rappresentata senza veli la crudezza degli attentanti alle renne inerti, che non fanno del male agli uomini e sono esattamente nel loro habitat. Dando da tempo immemore ai Sami, la possibilità di sostentarsi da generazioni e poter essere autosufficienti.

Robert lo xenofobo

A condurre la lotta è proprio Elsa, una giovane donna Sami

E a farlo sembra essere sola, visto che sono soprattutto i membri del consiglio ad essere perennemente intimoriti dai loro rivali, temendo di sollevare un polverone per poi pagarne conseguenze peggiori. Di questo non ha paura la ragazza, né di combattere contro Robert, né contro il patriarcato, purtroppo ancor più stagnante in contesti ancora più chiusi e arretrati della società. Abbiamo a che fare con una femminista del nord, inconsapevole forse della svolta che ha segnato per le altre donne della sua gente durante tutta la sua lotta.

Ardita, matura nonostante l’età e anche spigolosa, nei casi in cui è necessario doverlo essere. Iconico il momento in cui alla festa della comunità non si fa scrupoli a sedurre Mila e finire senza remore nella sua stanza da letto. Beh, considerata questa mossa e l’utilizzo frequente degli smartphone, i Sami sembrano essere più evoluti dei “fratelli” Amish. Giusto per fare un paragone!

Diffusa è inoltre il dato secondo cui nei paesi Scandinavi sia alta la percentuale di suicidi

Soprattutto portati a compimento dai più giovani. Banalmente si dà la colpa alla mancanza di sole e vitamina D che attiva la serotonina. Tuttavia attraverso il suicidio di Lasse (qui i 15 suicidi più tristi nella storia della tv) e quello tentato anche da Mattias, si capisce che non è solo il clima il problema. Ma anche e soprattutto il sentirsi schiacciati dall’impotenza, dall’emarginazione e dalla mancanza di aiuto. Infatti anche quando Elsa propone più volte al fratello di contattare uno psicologo, viene avvertita come una proposta quasi bizzarra per l’ambiente. Come se da quelle parti non fosse “di moda”, come invece accade sicuramente in altre parti del mondo. Alla fine fortunatamente Mattias deciderà di farsi aiutare e prendersi una pausa dalle renne e dai Sami.

Sottile e sollevato soltanto in alcune situazioni è il fenomeno cambiamento climatico (avete letto del “messaggio nascosto” di HBO a tal proposito?). Questo è strettamente legato alle zone del mondo più estreme, come può essere in questo caso del Circolo polare Artico. Si parlerà infatti dell’alternanza tra giornate calde per gli standard del luogo e picchi di forte freddo. Così come sul finale con l’arrivo dell’estate, Mattias asserirà che per essere giugno c’era ancora troppa neve intorno. Delicato è dunque argomento, che è stato trattato quasi come un concetto circostanziale per non caricare troppo il film. Già abbastanza drammatico per i contenuti e caratterizzato dalle sfumature del thriller per via della caccia al colpevole, la violenza su innocenti e il sangue.

Le note di merito de La ragazza delle renne

Notevole appare sicuramente la qualità della regia e della fotografia. Questo perché le riprese risultano spesso funzionali e legate al flusso della storia. Sublimi sono gli establishing shot e le panoramiche de La ragazza delle renne, caratterizzati da meravigliosi paesaggi nordici, fatti di neve, ghiaccio, tundra e animali liberi. A colpire è sicuramente l’aurora boreale, fiore all’occhiello della splendida natura di quei posti, che come ci insegna la nonna di Elsa, trattengono le anime dei pii defunti per sempre.

Anche la scrittura risulta concisa e poetica per certi versi, soprattutto quando si citano massime della tradizione, eredi di quella millenaria storia in cui sono immersi i Sami. Idem i piani temporali tra passato e presente che risultano coerenti e incisivi nel segnare soprattutto l’evoluzione di Elsa, che può definirsi l’unico vero personaggio dinamico. Gli altri sembrano non avere la tempra di fermarsi e ripartire, di cambiare e fare la differenza. Sono un popolo tendente per lo più ad un’alta dose di umiltà, che però li rende statici e succubi.

Cosa potrebbe non essere piaciuto, invece?

Un elemento che va a ostacolare un elogio completo del film è probabilmente il ritmo in po’ lento del racconto, soprattutto nella prima parte del film. Solo sul finale, per lo più dal momento dell’inseguimento tra Elsa e Robert, si anima un po’ la tonalità del montaggio, ottenendo così una maggiore coinvolgimento emotivo dello spettatore. Infatti riesce difficile in parte empatizzare (a tal proposito, ecco 8 personaggi delle serie tv completamente privi di empatia) con i personaggi e anche se questo può sembrare contraddittorio viste le forti tematiche trattate, ciò per certi versi accade. La spaccatura si ha in particolare con Elsa.

Tanto che la bambina della prima scena del film sembra troppo distante a livello di estetica del personaggio dalla ragazza che compare 10 anni dopo. Per questa ragione nonostante apprezziamo il suo progresso, ci viene naturalmente difficile stringere un patto con lei nel corso delle vicende. Da queste escludiamo il momento in cui si troverà nella botola mentre c’è Robert che gira per casa o quando nel finale passa il testimone al un bambino del villaggio. È un film che, inoltre, tra la flemma della storia e il tiepido distacco con i personaggi, ti fa distrarre abbastanza facilmente. Tuttavia non ci si mette molto a ritrovare il filo del discorso e far nuovamente divampare la speranza di una rivalsa per i poveri Sami.

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Elsa ed un’amica con i costumi tipici dei Sami

Gli interrogativi sulla conclusione de La ragazza delle renne

Traendo le somme si tratta di una trama per nulla banale, intrisa di una storia a noi abbastanza lontana e per questo attraente. È bello entrare a contatto in maniera diretta con i costumi tipici, le personalità e le frasi tramandate nel tempo dalla minoranza de La ragazza delle renne. Tutto ciò che è di nicchia infatti possiede intrinsecamente un non so che di speciale, di ricercato e di molto delicato. Da proteggere con tutto il sentimento possibile per l’appunto.

Anche gli attori, nonostante sembra chiaro non abbiamo chissà quanta esperienza, risultano credibili quanto basta per farci immergere in una narrazione per lo più realistica. Verosimile in ogni caso. Le domande sorgono dunque scontate alla fine. Elsa resterà al villaggio o valuterà di andare via? Ci saranno altri antagonisti per le povere renne? Come diventerà il clima del luogo tra qualche anno? Beh, il finale sembra essere autoconclusivo, ma la mancanza di tutte queste corrispettive risposte non fanno altro che renderlo aperto. Meglio per noi. In questo modo abbiamo l’occasione di poter fantasticare, scambiare opinioni a riguardo con gli amici e sviluppare finali alternativi. Non a caso, è proprio così che le storie diventano immortali.