Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » RECENSIONI » La creatura di Gyeongseong – Recensione del nuovo K-horror su Netflix

La creatura di Gyeongseong – Recensione del nuovo K-horror su Netflix

ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste imbattervi in spoiler su La creatura di Gyeongseong.

È uscita ieri, 5 dicembre 2024, la seconda parte de La creatura di Gyeongseong (titolo originale Gyeongseong Creature), il nuovo K-horror targato Netflix. Un altro gioiellino sud coreano che va ad aggiungersi nel già interessante e ben fornito catalogo della società americana di streaming con sede a Los Gatos, in California.
Le ultime tre puntate appena sfornate hanno concluso un ciclo di dieci distribuito inizialmente a partire dal 22 dicembre scorso. Una scelta un po’ fuori dai soliti canoni ai quali ci ha abituati Netflix. Che però si è dimostrata vincente, poiché chi ha visto la prima parte ha certamente atteso con trepidazione la seconda.
La creatura di Gyeongseong è stata scritta da Kang Eun-kyung, prolifica sceneggiatrice sud coreana che ha al suo attivo una notevole quantità di successi per la televisione coreana, tra i quali Bread, Love and Dreams, ed è diretta da Jeong Dong-yun, alla sua prima prova da regista. La fotografia è curata da Song Yo-hun mentre le musiche sono scritte e dirette da Kim Tae-seong, rinomato compositore già conosciuto per la colonna sonora de La Giudice e vincitore di alcuni tra i più prestigiosi premi musicali in Corea.

La serie è ambientata nel 1945, qualche mese prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, a Seul. Gyeongseong è, infatti, il nome con il quale era conosciuta l’attuale capitale della Corea del Sud. La città, così come tutta la penisola, è sotto il dominio dell’impero giapponese fin dal 1905 e l’egemonia del Sol Levante, com’è facilmente intuibile, è applicata attraverso una serie di rigide restrizioni per i natii che vengono costretti a subire le angherie, per usare un eufemismo, del popolo dominante.
A Gyeongseong vive da sempre il giovane Jang Tae-sang il quale si è arricchito attraverso un banco dei pegni, il più importante della regione. Accanto a lui lavorano la signora Nawol, che da sempre si è presa cura del giovane Jang Tae-sang, e Gu Gap-pyeong, rispettabile direttore del banco e devoto anche lui al suo proprietario.
Jang Tae-sang oltre alla proprietà del rispettabile banco dei pegni è anche uno tra i più importanti informatori della città. È, infatti, in grado di reperire informazioni su chiunque nel giro di poche ore. Ed è a lui che si rivolge niente meno che il capo della polizia giapponese della città, il commissario Ishikawa, potente sì ma non abbastanza per reperire informazioni sulla sua amante, Myeong-ja, sparita da qualche giorno.

Contemporaneamente al poliziotto, marito della potentissima Yukiko Maeda, si presentano Yoon Chae-ok e il padre Yoon Jung-won, di professione cercatori di persone, i quali necessitano di informazioni su un pittore, certo Ryu Sachimoto. Costui pare sia l’ultima persona ad aver visto viva la mamma di Yoon e ad averne tracciato un ritratto che da dieci anni è l’unica testimonianza che i due cercatori hanno in mano, come prova.
Jang Tae-sang, lontano dalle magagne politiche che riguardano la sua città e il suo popolo, si impegna a trovare le informazioni richieste che lo condurranno all’interno dell’ospedale di Gyeongseong, luogo sotto il controllo dell’esercito nipponico dentro il quale vengono effettuati spaventosi esperimenti.
La creatura di Gyeongseong è proprio il risultato di uno di questi spaventosi esperimenti, gestiti dal colonnello giapponese Kato, uomo senza scrupoli alla ricerca dell’arma definitiva che dovrebbe risollevare le sorti della guerra, ormai compromessa. I suoi tentativi abortiscono fino a quando non riescono a creare un essere spaventoso, di quelli che fanno gelare il sangue nelle vene. Un essere che abbisogna di nutrirsi di cervelli umani per poter sopravvivere e che viene perciò sfamato con gli abitanti di Gyeongseong, considerati poco più che cavie umane.

La creatura di Gyeongseong
Park Seo-joon, 640×360

Le dieci puntate che compongono questa prima stagione (è già in lavorazione una seconda), della durata di circa settanta minuti l’una, prendono spunto dalla creatura per raccontare ben altro, in realtà. La serie, infatti, non è un semplice horror ma sviluppa anche tematiche mistery, action, thriller e storiche, vista l’ambientazione, senza tralasciare un pizzico di dramedy, oggigiorno immancabile. E se il pensiero potrebbe indurvi a credere di esser di fronte a un pot pourri di generi non fatevi ingannare e fidatevi: La creatura di Gyeongseong è una serie che non potete mancare.
Così come non dovrete farvi scoraggiare dal ritmo quasi misurato dei primi episodi: una scelta stilistica ben precisa per inquadrare meglio il background dell’intera vicenda. Poi, tranquilli, la storia ingrana la marcia e comincia a scorrere velocemente. E tra combattimenti ed esplosioni, intrighi orditi e poi svelati, vi troverete di fronte a una storia che parte in un modo e finisce in un altro, lasciandovi parecchie, emozionanti, situazioni nel cuore e tanti pensieri in testa, sui quali riflettere. Perché La creatura di Gyeongseong non è altro che un lungo, affascinante, racconto di formazione nel quale il suo protagonista, Jang Tae-sang, interpretato da Park Seo-joon (Parasite) qui affiancato da una fantastica Han So Hee nei panni di Yoon Chae-ok, si trasformerà da semplice affarista opportunista a maturo uomo con la consapevolezza dei tempi – terribili – nei quali vive e conseguente suo ingaggio in favore di ciò che è giusto.

La creatura di Gyeongseong parte proiettando immediatamente lo spettatore nell’orrore della sperimentazione umana sull’essere umano.

Fin dalle prime battute è chiaro che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B. E durante tutta la prima stagione questo concetto non verrà mai meno dimostrando quanto possiamo essere crudeli. Della guerra che ha colpito il mondo non c’è traccia se non per via dell’occupazione e la tragedia mondiale resta in disparte lasciando spazio a ben altre.
La regia e la fotografia sono una vera sciccheria e le scene girate nei sotterranei, accompagnate da una colonna sonora quasi perfetta, sono una vera leccornia. Tutto trasuda incertezza e paura, e bravissimi sono gli attori che interpretano l’invasore a rendersi subito inequivocabilmente antipatici.
All’aperto, invece, il discorso è completamente diverso. Si respira un’altra aria, di apparente tranquillità. Si intuisce che qualcosa non vada per il verso giusto dai clienti del banco dei pegni e dagli sguardi bassi nei confronti dell’invasore ma in generale c’è un quieto vivere che scorre lentamente, senza troppi scossoni. Questo dualismo così spiccato disegna il giusto sfondo nel quale poi si svolgerà tutta la storia.

La creatura di Gyeongseong
Han So Hee e Park Seo-joon, 640×360

Una storia stratificata resa magnificente da un chiaro e notevole dispendio di mezzi e risorse nella ricostruzione di tutta la parte storica. Scenografie e costumi sono curati nel minimo dettaglio e non hanno nulla da invidiare a certe produzioni occidentali. Del resto, ormai è assodato, i prodotti sud coreani sono diventati davvero di ottimo livello. Così come è assodata la bravura degli attori coreani che anche in quest caso si dimostrano bravi tutti nei rispettivi, non semplici, ruoli rendendo i personaggi davvero credibili.
La contaminazione di generi, dunque, non risulta grottesca e, anzi, diventa quel qualcosa in più che rende questa produzione davvero interessante. Certo, non c’è niente di particolarmente originale perché sostituendo i giapponesi con i soldati nazisti o agenti del KGB avremmo sempre e comunque lo stesso genere di cattivo. Ma La creatura di Gyeongseong riesce molto bene, attraverso un riadattamento proprio, a rendere qualcosa di già visto del tutto nuovo e valevole di esser visto.
Per i nostri gusti occidentali, forse, questa prima stagione si sarebbe potuta chiudere con un paio di episodi in meno. A volte si potrà avere l’impressione che le cose procedano con eccessiva prolissità. Al tempo stesso l’ampio respiro di certe scene e certi dialoghi davvero intensi richiedono il giusto tempo rendendo questa serie quasi epica.
Non siamo di fronte al capolavoro, sia chiaro, perché manca per esempio una certa cura nella gestione dei cambi di ritmo, eccessivamente repentini. Ma certamente La creatura di Gyeongseong è una serie che sa il fatto suo perché capace di intrattenere, di creare suspence, di evocare emozioni e indurre riflessioni non da poco. E di questi tempi non è cosa da poco.