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Hot Skull è la Serie Tv distopica che parla del nostro presente – La Recensione

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sugli otto episodi di Hot Skull!!

Fiaccola. Fuoco, scintilla, calore, bagliore, fiamma, luce. La fiamma della candela che arde nell’anima non può essere contenuta neanche dal cielo. Murat Siyavus, il protagonista di Hot Skull, la serie tv turca appena sbarcata su Netflix, passa in rassegna tutto il campo semantico della speranza. Che è un oggetto luminoso, scintillante, qualcosa che prende fuoco all’improvviso e che bisogna tener vivo per non lasciare che si spenga. Ed è proprio la speranza il grande tema di questa serie creata da Mert Baykal e ispirata al libro omonimo dello scrittore turco Afşin Kum. Sicak Kafa è il titolo originale, che significa testa rovente, e rimanda alla condizione particolare del protagonista (Osman Sonant), paziente zero che ha sviluppato una singolare immunità a un virus che ha mandato in delirio gran parte della popolazione turca. Ogni parola ha un peso enorme in Hot Skull. Si carica di un significato che abbraccia piani diversi, che si fa metafora di una condizione esistenziale più grande, difficile da raccontare in maniera diretta, senza il filtro dell’allegoria narrativa. La serie turca lanciata da Netflix va guardata in profondità, scorporata con lo sguardo, vivisezionata su più livelli. Quel che mostra in superficie è uno show distopico e post apocalittico su un virus che sta contagiando l’umanità e per il quale non si riesce a trovare una cura. Quel che nasconde dietro le sue parole, dietro i suoi simboli, è un’opera articolata che parla dell’oggi attraverso un linguaggio potente e spesso ironico, un inno alla speranza che si assembla con frammenti diversi.

Hot Skull (640x360)
Hot Skull (640×360)

Hot Skull è ambientata in una Istanbul post apocalittica dilaniata da un virus inarrestabile.

Il morbo si diffonde attraverso la parola. Chi ascolta i deliri di un contagiato, finisce per ammalarsi e viene posto in quarantena in quartieri isolati con centinaia di poveracci ammassati e in zone non sorvegliate. L’IBE è l’istituzione preposta al contenimento della pandemia, che viene attuato mediante sistemi poco democratici e semi dittatoriali. La polizia sorveglia le strade a caccia di contagiati da rinchiudere. La popolazione è sottoposta a strenui controlli: coprifuoco, posti di blocco, delimitazione delle zone di rischio, quarantene obbligatorie. Ci ricorda per caso qualcosa? Hot Skull è un riferimento per niente velato agli ultimi anni che abbiamo appena vissuto e a tutto ciò che la pandemia da Covid-19 ha causato nelle nostre vite. Riaffiorano termini che abbiamo imparato a conoscere di recente, ripresi di proposito dagli autori della serie per riportarci al punto di rottura, allo sconquasso che abbiamo vissuto negli ultimi due anni e che ha cambiato radicalmente la nostra quotidianità.

Hot Skull non può essere solo una serie tv di fantascienza. Hot Skull è una serie che parla del nostro presente.

Hot Skull (640×360)

Invece delle mascherine, i personaggi che vediamo nello show Netflix indossano un paio di cuffie. Il virus si trasmette con la parola, per cui, in presenza di un contagiato, è bene tapparsi le orecchie per non lasciarsi colpire dal delirio. Tutti sono potenziali deliranti, tutti possono essere contagiati, tranne uno: Murat Siyavus, un linguista che si nasconde dal mondo per non essere scoperto e che ha rinunciato ad essere la persona che era prima dello scoppio della pandemia. Quando Murat viene in contatto con un contagiato, la sua testa si surriscalda, la temperatura dell’encefalo sale vertiginosamente. Ma una volta passato il delirio, tutto torna alla normalità. Il virus non può colpirlo, Murat è l’unico essere umano immune alla malattia. Questa sua particolare condizione lo rende interessante sia per l’IBE, che non può permettersi di lasciare a zonzo una potenziale speranza di salvezza – che automaticamente minerebbe la sua stessa ragion d’essere -, sia per una resistenza organizzata di cittadini che combattono per trovare una cura al morbo, opponendosi a quello che è a tutti gli effetti un regime repressivo. Murat cerca di mantenere il suo segreto muovendosi nell’ombra, lontano dai riflettori. Ma quando le telecamere di un supermercato lo riprendono mentre sfugge miracolosamente a un contagio, la sua vita diventa una questione di Stato. Si mette sulle sue tracce la polizia locale, guidata dall’agente Anton (Şevket Çoruh), deciso ad acciuffare Murat per dare speranza alla sua famiglia contagiata. E pure Sule (Hazal Subaşı), una ragazza incontrata per caso alla fermata di un autobus che non passa e uno dei membri più attivi di un gruppo di Resistenza.

Sule è la fiaccola di Murat, il fuoco che rischiarerà le sue tenebre.

Hot Skull (640x360)
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Può la luce di una donna illuminare la speranza di una città? Di certo può illuminare quella di uomo solo, timoroso e codardo che si ridesta all’improvviso e sceglie di lottare. Murat prova ad inseguire quindi la sensazione che lo ha risvegliato dal suo torpore e cerca di contribuire a cambiare il futuro della gente. Non è una decisione automatica, un’improvvisa folgorazione. Hot Skull è il viaggio interiore di un protagonista che rovista dentro di sé alla ricerca della fiaccola che gli indicherà la luce. Come un bucaneve fiorito per sbaglio su una strada desolata, anche lui si riscopre disposto a rischiare pur di vivere. I fiori sono elementi che tornano spesso nella serie tv turca, ciascuno simbolo di un concetto più grande da leggere tra le righe. Il bucaneve che spunta al primo incontro fortuito tra Murat e Sule simboleggia ad esempio la speranza per il futuro. È un fiore che sboccia al termine della stagione fredda, che segna il passaggio dall’oscurità invernale al sole della primavera. Ulisse lo usava per curarsi dal veleno di Circe, Murat ne trae la linfa buona per curarsi l’anima – e, di conseguenza, per accendere una speranza per trovare la cura al virus.

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Durante la stagione in cui la natura muore, si preserva la vita. In un’epoca in cui ascoltare è proibito, in un tempo in cui parlare può diventare pericolosoParliamo di meno per vivere più in sicurezza è il motto dell’IBE -, questa serie si riappropria delle parole per raccontare l’agitazione del pensiero. Sicak Kafa è una serie incredibilmente profonda, che si serve della narrazione distopica per parlare del nostro presente. Il virus semantico che si abbatte sulla Turchia, il conseguente delirio cui vanno incontro gli infettati, parla in realtà di una crisi della parola che attanaglia il nostro mondo e che sta cambiando radicalmente la nostra prospettiva sulle cose. L’ipotesi della pagina bianca, di uno spazio mentale da cancellare e riempire di non senso, è una minaccia che passa pressoché inosservata sulle nostre teste. Siamo sordi, ci riscopriamo privi di udito in un mondo affetto dalla bulimia delle parole senza senso. Un po’ Cecità di Saramago, un po’ uno specchio dei nostri tempi, Hot Skull (Sicak Kafa) prova a raccontare qualcosa di profondamente umano con una potenza che si assapora poco per volta. La serie tv turca non è esente da imperfezioni: dopo un inizio travolgente, gli episodi centrali perdono un po’ lo slancio. Verso la fine si ha come l’impressione che le puntate – alcune di oltre un’ora di durata – siano un po’ troppo lunghe e che si rimugini fin troppo su alcune scene, lasciando che si disperda la potenza reale di Sicak Kafa. Ci sono anche passaggi un tantino retorici sparsi qua e là, ma nel complesso la narrazione è intrigante e ritmata, attraversata da un’insospettabile vena di ironia, che ne rende ancora più piacevole la visione. Il prodotto è pensato sia per un pubblico attento, che sappia andare in profondità – e coglierne lo spirito più autentico e radicale -, sia per un pubblico più generalista – e la scelta del popolare Osman Sonant come protagonista ne è la dimostrazione.

Sicak Kafa, Hot Skull, Testa Calda è una serie che speriamo possa far parlare molto di sé. Il cliffhanger finale ci suggerisce che la serie turca tornerà con una seconda stagione. Se sia una buona o una cattiva notizia, lo stabiliremo in futuro. Al momento, un nuovo ciclo di episodi risulta più che probabile dal momento che buona parte dei misteri contenuti nei primi otto episodi non è stata svelata. Sospendiamo dunque il giudizio e aspettiamo che la seconda stagione porti a compimento tutte le trame della storia. Intanto, se non avete ancora visto Hot Skull, il consiglio è di farlo quanto prima.