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Ginny & Georgia 3 – La Recensione: ma in che senso questa non è l’ultima stagione?

La protagonista in una scena di Ginny & Georgia 3
Better Call Saul

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Prendete un passato traumatico, un amore spassionato per le poesie e un ineluttabile destino da super eroina. Una volta fatto avrete invocato l’ennesima Mary Sue delle Serie Tv di cui tutti avremmo potuto fare a meno. E no: non parliamo della donna bionda qui tra le sbarre. Lei, a confronto, è una manna dal cielo in questa serie tv su cui Netflix sta puntando ormai da diversi anni. Parliamo della figlia, della fastidiosissima figlia che, a mani basse, rientra tra i peggiori personaggi mai visti sulla piattaforma. Su Netflix è arrivata Ginny & Georgia 3, amici, e chi scrive ha appena finito una maratona di ben dieci ore di una serie tv che sarebbe potuta essere riassunta nella metà delle ore.

Ma ci si fa forza, ci si racconta che questa stagione sarà sicuramente conclusiva, che vedremo il finale ufficiale di questo nuovo tentativo di riportare in scena una versione dark di Una Mamma per Amica e poi sarà tutto finito. E invece no. Perché la terza stagione non è stata pensata come la fine, ma come un ponte per la quarta (di cui si hanno già le prime notizie). Dopo aver visto tutto quel che è successo in questi nuovi dieci episodi – ripetiamo, con le lacrime agli occhi, ben 10 ore di visione – sembra impensabile poter vedere una nuova stagione. E invece ci sarà. E permetteteci di essere straniti da questa notizia perché, davvero, cos’altro ha da raccontare questa serie tv, di grazia? La nascita del nuovo presunto pargolo? La trasformazione di Ginny in una Super Saiyan pronta a rinnegare le sue origini e a diventare come sua madre ma senza alcun vaga forma di esistenza di carisma?

In Ginny & Georgia 3 accade qualsiasi cosa, ma nessuna di queste è credibile. Anche se la terza stagione prova a convincerci in ogni modo del contrario esasperando e snaturando del tutto la narrazione

Georgia in una scena di Ginny & Georgia 3
Credits: Netflix

A tener banco in questi nuovi dieci episodi è la battaglia legale di Georgia. Le accuse rivolte contro di lei sono tutte vere, ma sono niente se confrontate al suo passato. Dopo aver fatto fuori due mariti e uno non suo, Georgia si trova infatti a dover difendersi in ogni modo possibile mentre intanto Ginny fa entra ed esci dalla porta di casa tra un affidamento e l’altro. Per l’intera stagione la situazione resta sempre la stessa. Le dinamiche si ripetono, i colpevoli si comportano da tali mentre intanto gli innocenti riescono a far perfino peggio di loro. Ginny, come avrete capito, fa indubbiamente parte della seconda categoria.

Nel corso delle dieci puntate la figlia della sindaca assassina – come soprannominata dai giornali – continua a urlare il suo cambiamento, la sua paura di non essere più la stessa di prima. Ma ci sentiamo di rincuorarla in tal senso: è uguale a prima. Il suo personaggio è rimasto sempre lo stesso della prima stagione. Al massimo, se proprio occorre parlare di cambiamento, possiamo parlare di involuzione, ma siamo abbastanza certi che – come ogni Mary Sue che si rispetti – non è ciò che la nostra Super Sayan gradirebbe.

Non ci siamo mai nascosti: il trash non è il cattivo da allontanare, non è l’Anticristo delle Serie Tv. Sappiamo apprezzarlo, non abbiamo bisogno soltanto di caviale e di produzioni che ricorderemo anche tra trent’anni, a volte un panino con la porchetta va benissimo. E lo avevamo specificato anche nel corso della seconda stagione: Ginny & Georgia sa come incollarti di fronte allo schermo diventando il tuo perfetto guilty pleasure. L’avevamo promossa e riconsiderata dopo una prima stagione che non ci aveva granché convinti. Ma queste titubanze sono ritornate più forti di prima in questa nuova stagione, e la consapevolezza di un quarto ritorno non calma le acque ma le smuove ancora di più. Perché Ginny & Georgia 3 aveva un ottimo potenziale in questa stagione, ma ha deciso di accartocciarsi su se stessa con una narrazione che intrattiene, ma non come dovrebbe.

Durante le dieci puntate della terza stagione soltanto una cosa ci ha tenuti svegli e attivi: l’attesa. Attendevamo che qualcosa accadesse. Qualsiasi cosa. Un colpo di scena, un cliffhanger a fine puntata, un personaggio che prendeva una decisione non prevedibile. E invece è andato tutto come ci aspettavamo. Ogni singolo spazio è stato riempito da un espediente narrativo che avevamo già immaginato e che la serie ha soltanto confermato. Così, per tutto il tempo. Dieci episodi fatti solo di conferme ed espedienti narrativi già previsti sono difficili da perdonare, soprattutto se hanno l’aggravante del dramma a tutti i costi.

Ginny e il fratello in una scena tratta da Ginny & Georgia 3
Credits: Netflix

Quando, durante la seconda stagione, avevamo promosso la serie avevamo chiarito che apprezzassimo il modo con cui accettasse la sua natura non andando mai oltre i limiti. Si prendeva per quel che era senza mai forzare la mano, una cosa che in questa terza stagione non è purtroppo avvenuta. Ginny & Georgia 3 ha deciso di alzare la posta in palio giocando con elementi drammatici che hanno reso poco credibile tutto quel che abbiamo visto. Per intenderci, il passato di Georgia come se fosse una dei Sons of Anarchy è troppo. Le poesie di Ginny con in sottofondo la colonna sonora dell’orchestra del Titanic che non smette mai di suonare è troppo.

Ginny & Georgia 3 ci ha provato insistentemente: ha citato Hitchcock rendendo Georgia la protagonista de La Finestra sul Cortile, ha provato a riesumare le vecchie storie d’amore anni 2000 riportando sullo schermo la discesa dalle scale prima del ballo con sottofondo Kiss Me, ha provato a trasformare la battaglia legale in un episodio di How to Get Away with Murder. Tutti sforzi che, alla fine, non hanno garantito la resa ma che, al contrario, hanno solo compromesso la natura della serie privandola di quell’onesta identità che ci aveva colpiti durante la seconda stagione.

Perché la terza stagione di Ginny & Georgia 3 è stata al di sotto di ogni aspettativa. La seconda stagione ci aveva convinti. Ci aveva fatto vedere la luce in una Serie Tv che aveva mostrato solo ombre, e un po’ ci eravamo fidati. Ma ogni sana aspettativa è stata fatta a pezzi da una trama ridondante, dei personaggi che – salvo qualche eccezione come Maxime e Georgia – fanno dei passi indietro piuttosto che in avanti e la minaccia di un’incombente quarta stagione. Questa volta, data la recente esperienza, con le aspettative ci andiamo piano. Nessuna nell’elenco. Stupiteci voi. Una solo richiesta: evitare di ambientare il primo episodio della quarta il giorno dopo il finale della terza. Perché Austin cresce a vista d’occhio, e con lo stacco di una sola notte sembrava esser cresciuto di dieci anni.

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