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Frankenstein vs Frankenstein: il fuoco e il ghiaccio della scienza

“Il mondo era per me un segreto che io desideravo svelare. Curiosità, ricerca assidua per imparare le leggi nascoste della natura, gioia vicina all’estasi quando esse mi si rivelavano, queste sono tra le prime sensazioni che riesco a ricordare” (Mary Shelley, “Frankenstein o Il Moderno Prometeo”, 1818)

Le fonti, letterarie e non, che ci descrivono il famoso dottor Victor Frankenstein sono innumerevoli, e quella da cui è tratta la citazione è la prima e l’originale: stiamo parlando naturalmente del celebre romanzo di Mary Shelley, il quale ebbe l’enorme merito di introdurre i lettori del diciannovesimo secolo nel mondo oscuro di uno scienziato tanto intelligente quanto pazzo e di un mostro che simboleggia la condizione più amara che esiste… La solitudine forzata.

Tutte le altre storie riguardanti l’affascinante dottore e la sua terribile creatura sono secondarie e si discostano di poco o di molto dall’idea originaria dell’autrice. Tra le opere cinematografiche dedicate a questi personaggi possiamo per esempio ricordare Frankenstein di Mary Shelley, in cui il ruolo della Creatura è interpretato da un fantastico Robert De Niro; oppure la spassosissima rilettura comica realizzata da Peter Boyle in Frankenstein Junior, da lui diretto.

O ancora, passando a un altro medium di massa, pensiamo al dottor Franken Stein, figura chiaramente ispirata al mostro di Shelley e presente nel manga Soul Eater.

 

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La vicenda dell’uomo nato da una scarica elettrica e composto da pezzi di individui già morti ha intrigato il pubblico per quasi duecento anni, e ancora adesso stuzzica la nostra immaginazione; tuttavia ultimamente sembra essersi sviluppata la tendenza a rappresentare il Creatore più che la Creatura: forse perchè il mostro è stato ormai analizzato in ogni sfaccettatura e i lettori e gli spettatori dei nostri tempi sono affamati di nuovi stimoli, forse perchè in questo secolo caratterizzato dal trionfo degli studi psicologici si cerca di scoprire il background nascosto dei protagonisti delle varie opere di fantasia, o magari perchè “a volte il vero mostro è il creatore“, come ci spiega la voce narrante nel prologo di Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein (uno degli ultimi film ispirati al romanzo).

Sta di fatto che di recente abbiamo potuto apprezzare alcune rappresentazioni interessanti proprio del dottore pazzo. Di seguito prenderemo in esame due versioni diverse dello stesso personaggio, quella proposta dalla serie tv Penny Dreadful e quella della pellicola cinematografica appena citata, nella quale tra l’altro Victor è interpretato dal bravissimo James McAvoy; passeremo in rassegna le qualità che li differenziano o li accomunano e infine tenteremo di capire ciò che lo straordinario scienziato ha inteso dirci tanto in Penny Dreadful quanto nel film.

 

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I due volti di Victor Frankenstein

Innanzitutto è come sempre utile ricordare che stiamo parlando di mezzi di comunicazione assai diversi: da un lato una serie tv che intende prolungarsi nel tempo e quindi svela il carattere dei protagonisti solo un pezzettino per volta, dall’altro un’opera da proiettare al cinema nell’arco di una serata, che perciò deve essere abbastanza intensa e accattivante da catturare subito la simpatia dello spettatore, o addio immedesimazione.

Ognuno dei due canali si avvale dei rispettivi punti di forza: se attraverso la serie tv abbiamo più probabilità di affezionarci al personaggio, perchè esso ci fa compagnia per vari anni, il film ci fa sognare fin dal primo istante, non appena le luci in sala si abbassano e le immagini compaiono sullo schermo.

Inoltre nel nostro caso non dobbiamo dimenticare che mentre in Penny Dreadful il dottore è soltanto un comprimario e perciò non deve rubare la scena alla bella Eva Green, nella pellicola cinematografica è invece il protagonista e si trova al centro dell’intera trama… Di conseguenza non faremo un confronto tra la serie e il film, che sarebbe stupido, ma tra le differenti versioni dello stesso personaggio.

Il Frankenstein del telefilm è un giovane piacevole, attraente ma comunque in grado di camminare per la strada senza farsi notare, di confondersi tra la folla; se volessimo vederlo dovremmo cercarlo in qualche obitorio, dove con ogni probabilità lo coglieremmo mentre esamina cadaveri o singoli pezzi di essi, gli occhi chiari chini sui propri appunti che di malavoglia si alzerebbero su di noi. L’unico modo per catturare la sua attenzione sarebbe proporgli di partecipare a un’avventura in cui sono coinvolti esseri disumani… Ed è proprio così che Sir Malcom lo convince a unirsi alle ricerche di Mina: gli parla della creatura che ha catturato, un vampiro dotato di forza straordinaria e letteralmente assetato di sangue, e lui accetta di prestare le proprie conoscenze mediche alla causa.

 

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Si dimostrerà un alleato efficiente e dalle maniere gentili, e tuttavia alla fine di ogni episodio tornerà nel buco di appartamento in cui vive e si chiuderà nel buio, nascondendosi nelle sue tenebre colme di grandi progetti. E’ un uomo schivo, riservato, che osserva molto e parla poco. E’ un involucro di ghiaccio che tenta di mantenere bassa la fiamma celata al suo interno: il fuoco un po’ folle della conoscenza, di un’idea geniale e malata che lo cambierà per sempre.

D’altro canto il Victor dell’omonimo film è un incendio luminoso che espande calore su chi lo circonda, primo fra tutti il timido Igor (Daniel Radcliffe), il quale lo segue e si lascia affascinare da lui.

E’ un giovanotto intelligente, brillante e ironico, tanto innamorato del sapere quanto intransigente verso coloro che non assecondano le sue idee rivoluzionarie in fatto di scienza: durante una normale serata di gala gli occhioni azzurri di James McAvoy saettano su un paio di sconcertate fanciulle, colpevoli di non approvare la possibilità che in futuro si ricorra alla fecondazione in vitro per generare vite umane.

E’ un fracassone sicuro di sè, che neppure alla fine del film, dopo il disastro che avrà combinato, rinuncerà completamente alle proprie pericolose ambizioni.

 

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Ma è anche una buona compagnia, ha un animo generoso che non esita a prendersi in casa un reietto come Igor e a condividere con lui la frenesia del lavoro scientifico, della scoperta… Laddove invece il Victor di Penny Dreadful vorrà tenere nascosta fino all’ultimo la Creatura, un po’ perchè se ne vergogna, dato che l’esperimento non è riuscito come sperava, e un po’ perchè sa che il suo operato non verrebbe accettato dalla società e ha paura.

Il dottor Frankenstein della serie sfugge le chiacchiere della gente, non tanto per timore di essere emarginato dai suoi simili ma più che altro per quieto vivere: è disposto a presentare al mondo “il secondo figlioProteo, però inorridisce al pensiero del primogenito, il mostro, e perciò lo allontana rinnegandone la paternità.

 

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Al contrario, il Frankenstein del film guarda con sufficienza le persone comuni, che considerano il suo lavoro un abominio; non lo fa per cattiveria, ma vuole a ogni costo convincere tutti delle proprie idee ed è pronto a tacciare di ignoranza chiunque insegua ancora i valori della religione o altre superstizioni per lui prive di senso.

Se il primo trae un sostentamento più o meno onesto dall’esercizio della sua professione, il secondo sopravvive a spese del ricco padre e frequenta l’università solo per dare libero sfogo alle strane ambizioni che nutre (e infatti verrà espulso…). Se il primo tenta di dare la vita a un cadavere per il desiderio di avere un compagno, un figlio da educare alla conoscenza e alla poesia, l’altro vuole soprattutto essere ricordato come un grande genio, colui che ha sconfitto la morte.

Se il primo giustifica il proprio operato con le parole “I believe in a place between heaven and hell. Between the living and the dead. A glorious place with everlasting rebirth, perhaps even salvation“, il secondo non si farà problemi a esclamare trionfante “Non c’è Satana, nè Dio. Soltanto esseri umani… Solo io!“, una frase che può avere significati profondi e positivi, ma che detta con la sua rabbia sembra essenzialmente una dichiarazione di onnipotenza.

 

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Insomma, il Frankenstein di Penny Dreadful e quello impersonato da James Mcavoy avranno anche diversi tratti in comune (l’intelligenza, l’ambizione, la fede viscerale nelle capacità dell’intelletto umano…), eppure ci appaiono assai differenti: il Victor della serie è chiuso in se stesso, tormentato dalle ombre che ama e odia nello stesso tempo. E’ come se in parte si vergognasse di coltivare certi pensieri, come se desiderasse rinunciare alle proprie aspirazioni ma non ci riuscisse, perchè anche dopo aver fallito il primo esperimento non può evitare di ritentare con Proteo; questa specie di viltà lo conduce anche a cedere al ricatto del mostro, a procurarsi il corpo di una giovane donna morta per creare una terza aberrazione, una sposa per la Creatura… Che chiamerà Lily e della quale per altro finirà per innamorarsi.

 

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Il Victor del film è un libro aperto. Anche lui ha i suoi demoni, sia chiaro, ma anzichè rimestarli dentro di sè senza darsi pace li espone pubblicamente, a costo di venire disprezzato dal resto della società. Mentre il suo alter ego della serie tv pare avere qualche incertezza circa la bontà delle proprie convinzioni, egli non dubita un solo istante di se stesso. E forse è per questo che al termine della storia riesce a mantenere un minimo di serenità e a ricominciare una nuova vita, senza tuttavia abbandonare i sogni del passato: il senso di colpa non lo spezza, laddove invece il Frankenstein di Penny Dreadful si consuma nella droga, nel rimorso e nel dolore per un amore perduto.

Da una parte abbiamo un impulso creatore che va dall’interno verso l’esterno e che quindi non è distruttivo, nonostante il fallimento di tale opera di creazione. Dall’altra l’impulso rimane chiuso nell’animo di colui che lo prova, e quando si scontra con le conseguenze nefaste delle azioni compiute implode.

Ora ci chiediamo… Quale versione del personaggio è la più profonda, la più patetica e la più reale?

 

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Il vero Frankenstein di Penny Dreadful

Il “vincitore”, almeno secondo noi, è il Victor della serie. E il motivo risiede nel suo cuore spezzato.

Il fatto che il personaggio di James McAvoy alla fine esca deluso ma non troppo sconvolto dagli avvenimenti seguiti alla creazione del mostro (e se avete visto il film sapete che non stiamo parlando di cosucce da nulla) mostra la sostanziale superficialità del suo atteggiamento nei confronti della Creatura, del proprio lavoro e in generale degli ideali in cui ha sempre affermato di credere. Si prende una pausa da tutto ciò e se ne va in giro per il mondo, però conta segretamente di riprendere gli esperimenti perchè è ancora sicuro di poter raggiungere il risultato desiderato, ovvero dare la vita a un individuo dotato di ragione e assai diverso da un mostro.

Il dottore del telefilm invece è annichilito dal peso di quel che ha fatto, il che significa che mentre lo faceva sentiva intimamente il senso delle proprie azioni. Il suo animo lacerato è la prova dell’introspezione del personaggio, a nostro parere più realistica rispetto alla psicologia dell’altro Victor.

In ogni caso, il Frankenstein cinematografico ha ancora molta strada dinnanzi a sè (anche se non crediamo che verranno girati ulteriori film su di lui), mentre quello di Penny Dreadful si sta già muovendo per porre rimedio agli sbagli commessi e distruggere Lily… Quindi i giochi restano aperti.

 

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