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Penny Dreadful: Dorian Gray e l’immortalità del potere

Tra i principali volti delle tre stagioni di Penny Dreadful troviamo Dorian Gray, interpretato in maniera decisamente convincente da Reeve Carney. L’ispirazione del personaggio la conosciamo benissimo, viene ovviamente dal celebre romanzo di Oscar Wilde, uno dei più importanti dell’intera storia della letteratura mondiale, che mette in scena il racconto di un giovane che, stringendo un patto col diavolo, cede la sua anima in cambio dell’eterna giovinezza, affidando la rappresentazione dei propri peccati e del tempo che scorre a un autoritratto. Il Dorian Gray di Penny Dreadful ha dei tratti in comune importanti con quello di Oscar Wilde, dall’ossessione per la bellezza e la giovinezza all’amore per il piacere, ma presenta anche delle connotazioni specifiche, come un certo feeling con la morte e una sete di potere che, nel finale, diventa addirittura il suo tratto distintivo.

Dorian Gray è un personaggio che, per sua natura, nella serie presente su Paramount+ rimane un po’ fuori dalla narrazione principale, incrociando solo saltuariamente il proprio percorso con quello dei protagonisti, eppure è sempre lì, intorno all’orbita principale, una presenza costante e a più riprese decisiva. Ma qual è il fine ultimo della presenza di Dorian Gray nella serie co-prodotta da Sky? Una delle ragioni della sua esistenza può essere rintracciata nella dimostrazione di un assioma tanto potente quanto inesorabile: l’immortalità del potere.

Dorian Gray in Penny Dreadful

Per capire il ruolo di Dorian Gray in Penny Dreadful, è opportuno riassumere in breve il suo percorso nella serie. Facciamo la conoscenza del ragazzo in relazione a uno shooting fotografico a luci rosse con protagonista Brona Croft, e già da qui vediamo un tratto caratteristico di Dorian, la sua ossessione per la morte, rappresentata da quello sputo di sangue che la malata Brona gli riversa addosso. Nel corso della prima stagione, l’uomo si avvicina a Vanessa e finisce per scatenare la sua possessione demoniaca, facendole saltare i freni inibitori che la tenevano sotto controllo. Dopo la fine della sua storia con Vanessa, nelle stagioni successive Dorian si accompagna prima con Angelique e poi, infine, con Lily, la donna che farà emergere la sua vera natura nell’epilogo finale.

Il percorso di Dorian Gray in Penny Dreadful è costellato dalla presenza di figure femminili, che rispondono a determinati schemi. C’è l’ossessione per la morte, perché Vanessa orbita tra i due mondi e Lily è, a tutti gli effetti, una morta. C’è la voglia di rompere gli schemi, di opporsi alla morale comune, ma non per un qualche senso di giustizia o di ribellione, bensì per il sentimento di potere che ne deriva. Dorian Gray ama alla follia il potere, Vanessa, Angelique e Lily sono tre donne che lui, in fin dei conti, vuole controllare e infatti si libera delle ultime due non appena queste sovvertono i suoi schemi razionali. Anche la rottura con Vanessa, in un certo senso, risponde a delle dinamiche di potere, perché segue il controllo dell’entità demoniaca sulla donna. Più evidenti, comunque, sono i meccanismi di potere messi in atto con le altre due donne.

Questa natura manipolatoria coincide, in parte, con l’essenza del Dorian Gray originale, ma nella serie horror di Showtime c’è un calco diverso su questo aspetto. L’immortalità, qui, viene messa non al servizio della bellezza, come nel romanzo, ma del potere, fine ultimo del personaggio della serie con Eva Green e leitmotiv delle azioni di Dorian per praticamente tutte le tre stagioni della co-produzione di Sky.

penny Dreadful
Dorian Gray e Vanessa (640×360)

Dorian e Lily: tra amore e potere

La storia più interessante da analizzare, e più utile ai fini di questa analisi, nel percorso di Dorian in Penny Dreadful è quella con Lily Frankenstein. La donna altri non è che la defunta Brona Croft, riportata in vita da Victor sulle pressioni di Calibano e spacciata per sua cugina. Lily però si rende presto conto della sua natura e, dopo la finzione iniziale, si ribella a Frankenstein, intraprendendo una propria crociata contro gli uomini, che l’hanno vessata sia nella vita che nella morte, e schierandosi al fianco di Dorian, profondamente attratto da questa natura ribelle di Lily.

Dall’alto della sua immortalità, Dorian difficilmente si interessa alle questioni dei “mortali”, ma nella terza stagione sposa la causa di Lily, trovando in lei quegli schemi che ha sempre cercato: la morte, l’opposizione alle etichette e una certa crudeltà verso il genere umano. Tuttavia, l’iniziale supporto di Dorian progressivamente vacilla, proprio in concomitanza della crescente presa di potere di Lily, che accoglie prima Justine, una giovane ragazza torturata da un gruppo di uomini, e poi altre donne che hanno dovuto sperimentare e subire la violenza degli uomini. La creatura del dottor Frankenstein mette su un vero e proprio esercito, intenzionata a muovere una ribellione, e a questo punto Dorian non solo abbandona Lily, ma la tradisce, consegnandola a suo “cugino” Victor per curarla.

Questo clamoroso voltafaccia di Dorian Gray svela sua sua reale natura. Il ragazzo ha voluto seguire Lily fino al momento in cui il suo potere stava diventando superiore al proprio, allora ha deciso di mettere fine alla sua ribellione, nel modo più vile possibile, pugnalandola alle spalle e tradendola. In definitiva, Dorian ha mostrato ciò che più conta per lui, anche dall’alto della sua immortalità: la conservazione del potere.

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Lily e Dorian Gray (640×360)

Penny Dreadful e l’immortalità del potere

Tramite la linea narrativa incentrata su Dorian Gray, Penny Dreadful arriva a teorizzare una sorta di immortalità del potere. Il comportamento del personaggio tratto dalla letteratura inglese mostra come, anche con l’eternità a disposizione, la natura degli uomini spinga, inesorabilmente, verso la ricerca e la conservazione del potere, fine ultimo, dunque, dell’esistenza. Dorian, in conclusione, rimane solo, senza più Lily al suo fianco, eppure preferisce la solitudine alla cessione, e addirittura anche alla mera condivisione, del proprio potere. Si potrebbe vedere anche una questione di genere di sottofondo, con Dorian poco propenso a dare così tanto potere a un “esercito” di donne, ma qui l’assunto sembra più generale: la sete di potere è tale in quanto universale, slegata da condizioni specifiche.

Spicca, dunque, nella serie di Showtime, questo legame tra l’immortalità e il potere. In ogni contingenza che costituisce l’eternità di Dorian, lui intende conservare il proprio potere, fine ultimo di tutta la sua esistenza senza fine, e no intende sacrificarne nemmeno un briciolo, per alcuna ragione. In fondo, questa è la storia del genere umano, le cui vicende sono sempre imperniate sui rapporti di potere, che spingono gli uomini a compiere i gesti più efferati. D’altronde, se chi ha l’eternità a disposizione risulta così ossessionato dal potere, perché non dovrebbe esserlo chi ha un’esistenza finita? Il percorso di Dorian Gray in Penny Dreadful traccia proprio questo assunto, un’inesorabile immortalità del potere che trova le ragazzo eterno la sua dimostrazione storicamente universale.