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Perché dovreste guardare Penny Dreadful: una recensione senza spoiler per convincervi definitivamente

Siete alla ricerca di grandi cult da recuperare, ma molto spesso vi spaventa l’alto numero di stagioni e di episodi? Niente paura, abbiamo la soluzione che fa per voi. Una delle serie tv che ha segnato in maniera netta la produzione dell’ultimo decennio è stata sicuramente Penny Dreadful, coproduzione di Showtime e di Sky che, in sole tre stagioni, è stata capace di disegnare un universo narrativo ricchissimo, mettendo in scena una storia spettacolare, arricchita da personaggi tratteggiati al minimo dettaglio e sottesa da un apparato riflessivo e letterario davvero importante.

Penny Dreadful è un vero e proprio cult degli anni Dieci. Trasmessa per la prima volta negli USA nel maggio 2014, la serie è giunta a conclusione due anni dopo, nel giugno 2016, al termine di tre stagioni realizzate alla perfezione. A lungo presente nel catalogo di Sky, la serie con Eva Green ha, di recente, fatto ritorno in scena grazie al catalogo di Paramount+, che in tal senso offre davvero grandi spunti per recuperare serie del passato. La visione di Penny Dreadful è, di base, consigliata a tutti gli amanti della serialità, ma in particolare a chi è allergico a visioni troppo lunghe perché, con appena 27 episodi, la serie di Showtime proietta lo spettatore in un mondo magico e tormentato, popolato dalle grandi creature della letteratura horror e in cui storie e vicende s’intrecciano con una maestria narrativa davvero unica. Proviamo, dunque, a fornire dei motivi, senza ovviamente fare alcun tipo di spoiler, per convincervi definitivamente a recuperare questo grande capolavoro della televisione.

Innanzitutto, dovreste guardare Penny Dreadful perché è una serie eccezionale

Sembra banale, forse anche un po’ provocatorio, eppure è semplicemente così. È difficile usare un termine diverso per descrivere una serie che vanta una scrittura sopraffina, dei personaggi estremamente sfaccettati e caratterizzati e un cast eccezionale. Durante le sue tre stagioni, Penny Dreadful ricalca sostanzialmente lo stesso modello narrativo, quello della lotta contro il male, che assume via via diverse incarnazioni, che in fondo sono solo delle varianti sul tema, ma sempre significative e peculiari. Questo grande scontro non viene inteso in senso tradizionale, il bene contro il male, ma è più una guerra tra dannati, tra chi ha perso definitivamente la propria anima e chi invece tenta di mantenerla a tutti i costi. Sotto questo punto di vista, dunque, vediamo come Penny Dreadful non si allinei a modelli narrativi tradizioni, ma tracci una propria strada che è stata fondamentale per il successo della produzione Showtime. In tutti i tre capitoli, la serie presente su Paramount+ non perde mai la propria tensione narrativa, architettando una macro-trama che si dipana su tutte le stagioni, ma anche singole linee narrative che arrivano a conclusione nel proprio capitolo e che compongono un mosaico estremamente curato.

Il lavoro di scrittura è eccezionale non solo sul racconto, ma anche, e soprattutto, sui personaggi. La grande forza di Penny Dreadful sta proprio qui, nel delineare dei protagonisti estremamente caratterizzati, in cui si riconoscono diverse dimensioni e che ben si adattano a quella complessità narrativa messa in atto. Alla realizzazione dei personaggi contribuisce, chiaramente, un cast stellare, capitanato dalla sontuosa Eva Green, che non a caso nei panni di Vanessa Ives ha rimediato anche una nomination ai Golden Globe nel 2016. Ad accompagnare questo comparto narrativo eccezionale c’è poi un grande lavoro sulle componenti più tecniche, come ad esempio la colonna sonora, sempre curata al dettaglio e funzionale a restituire i toni cupi e tormentati che permeano l’intera narrazione. La cura del dettaglio è evidente in ogni aspetto di Penny Dreadful ed è essenziale nel confezionare una serie che, vista e rivista, regala sempre spunti nuovi, riconducibili anche all’impressionante sostrato letterario su cui è costruito il racconto.

Penny Dreadful
Penny Dreadful (640×360)

Oltre il racconto: la potenza concettuale di Penny Dreadful

Arriviamo, così, a una dimensione più profonda dell’analisi di Penny Dreadful. La serie coprodotta da Sky ha una potenza concettuale incredibile, capace di arricchire il racconto con riflessioni su temi esistenziali profondissimi. L’amore, la morte, anche la vita, il rapporto tra la dimensione terrena e quella celeste sono grandi temi della serie, ma ancora la dannazione e la salvezza, il peccato, l’umanità e la divinità. Penny Dreadful è capace di scatenarsi proponendo diversi livelli di analisi, che costituiscono una sorta di stratificazione concettuale, dove il grado d’impegno dipende, sostanzialmente, dallo spettatore. La forza, in tal senso, della serie è quella di offrire a ognuno la possibilità di cimentarsi più o meno intensamente nella riflessione durante la visione. Penny Dreadful si presta a un approccio più distaccato, interessato più che altro alla trama e ai personaggi, ma anche a una visione più impegnata, ricca di ragionamenti su temi esistenziali e densa di esperienze concettualmente travolgenti.

Senza incappare in fastidiosi spoiler è difficile rendere la nitidezza dell’apparato concettuale di Penny Dreadful, ma basta pensare che la serie si costruisce interamente su temi profondissimi, trattati sotto diverse accezioni. Dominano, in tal senso, due grandi chiavi di lettura: quella letteraria e quella religiosa, che si affiancano, si oppongono e si intrecciano in ogni momento della serie. Questo lavoro di analisi riporta a un altro grande elemento della scrittura della serie di Showtime, ovvero i dialoghi, che sono spesso memorabili e iconici. La costruzione del calco psicologico dei personaggi passa spesso per grandi monologhi o per incalzanti scambi di battute, che sono in grado poi di aprire quelle abissali finestre in cui lo spettatore può perdersi in profonde riflessioni.

Un saggio della letteratura inglese

Nel precedente paragrafo abbiamo parlato di una doppia chiave di lettura per cogliere Penny Dreadful, ma in fondo possiamo ricondurre questo doppio binario a una sola dimensione, visto che l’esperienza religiosa nella serie con Eva Green è più che altro biblica e letteraria. La letteratura è il grande fondamento della serie, e in particolare la letteratura inglese, di cui Penny Dreadful è davvero una summa trionfale. Alla base del racconto c’è, chiaramente, la produzione horror dell’800: nella serie troviamo personaggi come Victor Frankenstein, Dorian Gray e Dracula, ma tutti ampiamente rivisitati e presentati sotto una luce differente. La forza della serie sta proprio nel non limitarsi a prendere questi grandi personaggi dalla letteratura, ma nel rielaborarli secondo diverse chiavi di lettura, molto più umane ed esistenziali.

La letteratura horror, dunque, è il fondamento di Penny Dreadful, che non a caso trae il proprio nome da delle pubblicazioni a basso costo e a tema horror che spopolavano in Inghilterra nell’800. Accanto a questo comparto, però, c’è anche l’alta letteratura inglese, fatta di continui rimani ai grandi poeti, da Byron e Keats fino a Tennyson, e ovviamente all’immancabile Shakespeare, le cui atmosfere si ritrovano alla grande nel racconto. I riferimenti letterari non sono meramente citazionistici o puramente estetici, ma sono funzionali alla narrazione e soprattutto alla realizzazione dell’atmosfera che caratterizza interamente la serie.

A questo punto, speriamo seriamente di avervi convinto, finalmente, a vedere Penny Dreadful. Un cult di cui forse si parla meno di quanto si dovrebbe, per diversi motivi, ma che merita una sua prestigiosa vetrina e un pubblico ampio. Da amanti delle serie tv, non potevamo non diffondere la visione di questa splendida serie, ora sta a voi fidarvi di noi e immergervi nel recupero di Penny Dreadful.