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Penny Dreadful è la grammatica del noir

Una Londra vittoriana scossa dal crimine e dalla rivoluzione sociale, tra il fumo delle ciminiere e la pioggia incessante, nella quale strisciano al buio creature che alla luce potrebbero dissolversi come neve al sole. I mostri più spaventosi che hanno trovato spazio nella cultura occidentale escono dalle pagine dei libri in cui sono nati e si fanno largo tra le strade di una città buia, contradditoria, viva, brulicante, nella quale scopriamo che l’orrore è ben altro rispetto a ciò che ci saremmo aspettati. È questo Penny Dreadful, una storia di amore e dolore, di orrore e bellezza, una poesia universale che si innalza a partire dai vicoli asfissianti e dalle case aristocratiche di una Londra come non l’abbiamo mai vista, ma nella quale riusciamo a trovare punti di riferimento inamovibili, che rendono l’intero racconto molto più familiare. Questi ultimi altro non sono le regole che contraddistinguono la grammatica del noir, un insieme di immagini che fanno ormai parte del nostro inconscio collettivo e lo strutturano, aprendoci la strada per una comprensione più viscerale di quanto messo in scena nella serie creata da John Logan per Showtime e disponibile in Italia su Sky e NOW.

penny dreadful
Eva Green (640×360)

Penny Dreadful è infatti una perfetta trasposizione televisiva della grammatica del noir, tra immaginari fumosi e personaggi contraddittori.

Se “il fenomeno noir nasce da un interscambio, fondamentale e non occasionale, fra letteratura e cinema”, come affermato da Fabio Giovannini nell’Enciclopedia del Cinema edita da Treccani, non vi sono esempi più calzanti di Penny Dreadful per raccontare come il noir si adatti al mezzo televisivo. Fin dal primo episodio della serie Showtime appare subito evidente come l’elemento distintivo, l’anima pulsante della narrazione stessa, sia la commistione tra storie e personaggi tratti dalla letteratura britannica gotica e romantica e un racconto originale, televisivo, che rimanda tuttavia nei suoi aspetti tecnici a una produzione cinematografica. Quello del noir non è un vero e proprio genere, né in letteratura né al cinema, quanto piuttosto una tendenza dell’immaginario, attraverso la quale vengono raccontate alcune vicende che hanno dei tratti comuni, ma soprattutto che corrispondo a un’immaginario visuale e stilistico ben preciso, che Penny Dreadful fa profondamento suo, tanto da renderlo un tratto distintivo nella sua narrazione.

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Harry Treadaway, Rory Kinnear (640×360)

Se il noir è uno stile letterario e cinematografico che vuole mostrare il mondo come un luogo pericoloso e deprimente, nel quale a fare da padroni sono il dolore e la sofferenza e fidarsi degli altri porta immancabilmente a essere traditi – secondo la definizione del Collins Dicitionary, piuttosto diretta ed efficace – quella raccontata nelle tre stagioni di Penny Dreadful è una storia profondamente noir, perché pur lasciando entrare la luce da qualche crepa occasionale, la realtà della serie Showtime disponibile su Sky e NOW Tv è quella in cui a dominare sono i mostri, siano questi umani, letterari o persino biblici.

Penny Dreadful si rifà in particolare all’immaginario e alle caratteristiche nel cinema noir classico, quello degli antieroi e delle dark lady, della realtà ingannevole e dei mostri nascosti, nella quale la morale è qualcosa che esiste ma alla quale non ha più senso aggrapparsi, perché tutto intorno (e dentro) agli uomini è corrotto e la disperazione si impadronisce di ogni animo. In questo contesto gli ambienti sono sempre immersi nella penombra, la luce è un’illusione che serve a mascherare le mancanze dei personaggi, il fumo invade le strade e la pioggia non smette mai di cadere, tutto è claustrofobico e opprimente, sia all’interno che all’esterno, perché non c’è un luogo nel quale si possa sfuggire al peccato e alla sofferenza.

Josh Hartnett, Eva Green (640×360)

La Londra di Penny Dreadful, nella quale si svolge quasi interamente la serie Showtime, è una città a cavallo tra passato e modernità, in cui lo stato di febbricitante cambiamento indotto dall’industrializzazione finisce per sopraffare la legge e la morale, il luogo perfetto perché i mostri – sia quelli della letteratura come Dracula, Dorian Grey e la Creatura di Frankenstein, che quelli in tutto e per tutto umani – escano allo scoperto e si trovino faccia a faccia con loro: l’anti-eroe e la dark lady, i protagonisti del noir classico che ritroviamo anche in Penny Dreadful.

La figura dell’anti-eroe, colui che si muove nella dissolutezza della città alla ricerca della dark lady, è rappresentata in Penny Dreadful soprattutto dall’Ethan Chandler/Talbot di Josh Hartnett, arruolato all’inizio della serie da Vanessa Ives (Eva Green) e Sir Malcolm Murray (Timothy Dalton) per aiutarli a riportare a casa la dispersa Mina Murray. Ethan è un anti-eroe tipico, la sua bussola morale esiste e lo tormenta, ma allo stesso tempo sa di dover essere carnefice, di essere maledetto e non poterci fare nulla, di essere lui stesso uno di quei mostri che dice di voler combattere. La sua vita cambia per sempre quando incontra la Vanessa Ives di Eva Green, una dark lady tra le più riuscite all’interno del filone noir, soprattutto grazie a una performance attoriale a dir poco straordinaria da parte della sua interprete.

Billie Piper, Reeve Carney (360×640)

Se la figura dell’anti-eroe, che è stata così centrale fin dalle origini del noir, è ormai al centro di narrazioni di ogni genere, quella della dark lady resta una prerogativa di questo filone letterario e cinematografico, nonché uno degli archetipi femminili più interessanti e complessi tra quelli comuni nella cultura Occidentale. Vanessa, misteriosa, tormentata, con una connessione quasi mistica con il divino e il peccato, carnefice incolpevole e vittima di se stessa, centro di una narrazione corale che solo intorno a lei riesce a raccogliersi, è una dark lady perfetta, resa tale non soltanto da una scrittura del personaggio di livello altissimo, ma anche dall’interpretazione straziante e sfaccettata di Eva Green.

Intorno a Ethan e Vanessa, protagonisti ideal-tipici del filone noir, gravitano tutta una serie di assassini, criminali, mostri, vittime, idealisti e reietti che spesso si sovrappongono, che vivono vite nell’ombra diverse da quelle che hanno alla luce del sole, che compongono un universo di infelici tormentati dal potere, dall’orrore, dalla solitudine, dalla mancanza di poesia. L’anfratto di Londra vittoriana che ci viene mostrato in Penny Dreadful è una parte di mondo che rifiuta il rifugio canonico del focolare domestico, non vi è un solo esempio di famiglia tradizionale all’interno della serie, sebbene con il tempo alcuni dei protagonisti stabiliscano tra loro legami profondi che andranno a sostituirsi a quelli, assenti o quasi, di sangue. Il rifiuto dell’istituzione familiare, altro caposaldo del filone noir, nella serie Showtime non è dovuto alla volontà dei protagonisti, quanto piuttosto al loro sentirsi inadeguati, pericolosi, indegni di un amore che continuano a cercare salvo poi non poterlo mai davvero far proprio.

Josh Hartnett, Eva Green (640×360)

Penny Dreadful si rifà a un immaginario di disillusione e sofferenza, di indagine sociale e psicologica, rendendo umani i mostri e i mostri umani.

Riunisce le atmosfere del gotico all’anima più romantica dell’Ottocento britannico, trasferisce sullo schermo i protagonisti dei nostri incubi rendendoli solo una delle minacce di questo mondo e nemmeno la più spaventosa.

Quello di John Logan per Showtime è un progetto ambizioso, che si rifà alla grammatica del noir facendola propria, mostrando di potersi rifare al filone cinematografico classico degli anni Cinquanta integrandovi elementi fondamentali della letteratura inglese della modernità, sviluppando un’identità propria che si tinge di poesia. Penny Dreadful, che a oggi è disponibile in Italia su Sky e NOW, è un’esperienza di vita ancora prima che un’opera culturale, è il tentativo riuscito di esplorare le più grandi paure dell’umanità dandogli una forma concreta, mostrando come quella tra luce e buio, dolore e amore, bene e male sia una lotta infinita della quale noi siamo solo gli ennesimi testimoni.