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Nel 2013 ha avuto inizio Peaky Blinders, prodotta dalla BBC e diventata un fenomeno mondiale. La serie ha come fulcro la famiglia Shelby e la loro lenta ma inesorabile scalata verso il successo. Con un cast di attori eccezionali e una storia ben scritta ha in poco tempo conquistato un pubblico fedele e molto vasto. Come gestire il prodotto creato una volta arrivati a questo tipo di celebrità? Semplice: basta farla finita.

Sin dalla sua creazione, infatti, la serie voleva generare un racconto familiare ben delineato. Lasciarsi tentare dalla possibilità di allungare questa narrazione originaria avrebbe potuto portare a problemi in termini di qualità, di realismo e, soprattutto, di gestione delle sempre più alte aspettative dell’audience creata. Perché allora la scelta di chiudere la serie è considerata non solo giusta, ma anche coraggiosa? Perché è in controtendenza rispetto a ciò che viene fatto nel mondo dei prodotti audiovisivi e dimostra un’integrità non da poco.

Peaky Blinders

Peaky Blinders inizia a Birmingham nel primo dopoguerra: i tre fratelli Shelby – Arthur, Thomas e John – riprendono in mano il business di scommesse di famiglia dopo essere tornati come eroi dalla devastante guerra di trincea e di logoramento che è stato il primo conflitto mondiale del Novecento.

Mentre l’ambizione del secondogenito e capo del gruppo criminale porta la famiglia ad ampliare la propria rete di conoscenze e a sfruttare il momento di crisi economica e sociale per poter acquisire potere e influenza nella città, la vita privata e personale degli Shelby si sviluppa in modo inaspettato: tra matrimoni, figli ritrovati e inevitabili lutti, i nostri protagonisti vivono un periodo di prosperità e sviluppo.

Secondo lo sceneggiatore e creatore della serie Steven Knight, la storia sarebbe dovuta durare sette stagioni, coprendo un arco temporale di trent’anni dal 1919 agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, ma la pandemia ha portato degli imprevisti senza precedenti. Nell’annunciare l’inizio delle riprese (queste le prime foto dal set) ha infatti confermato il cambio di programma:

Peaky Blinders sta tornando col botto. Dopo il forzato rinvio dovuto dalla pandemia di Covid-19, ritroviamo la famiglia in un momento problematico dove la posta in gioco è altissima. Crediamo che questa sarà la stagione migliore di tutte e che i nostri meravigliosi fan l’ameranno. Se è vero che la serie sta giungendo alla sua conclusione, la storia continuerà in un’altra forma.

peaky blinders

La sesta stagione, le cui riprese sono ancora in atto, sarà dunque l’ultima: sarà curioso capire cosa hanno cambiato per poter portare un finale soddisfacente dovendo concludere la storia in relativamente pochi episodi.

Alla fine della quinta, però, l’idea che la serie stesse arrivando agli sgoccioli era palese: il fulcro narrativo di tutto si stava infatti consumando sotto gli occhi di critici e spettatori. Peaky Blinders ruota completamente attorno il personaggio di Thomas e il suo arco narrativo è ciò che smuove, cambia e gestisce tutte le altre sottotrame della serie.

La sua è stata un’ascesa incredibile: un personaggio grigio, tridimensionale, che sin da subito ha affermato la volontà di non voler sottostare ai meccanismi del periodo e che, grazie alla propria intelligenza, ha saputo più volte risolvere situazioni apparentemente disperate. La sua infallibilità è stata più volte dimostrata, quasi data per scontata in tutta la serie, in forte contrasto con i lutti, i traumi e le tragedie personali che ha dovuto sopportare.

Peaky Blinders, però, è una serie che non vuole rendere invincibili i suoi personaggi, ma che anzi dimostra come l’errore possa essere sempre dietro l’angolo: già nella quinta stagione si può notare il lento declino del personaggio di Thomas. La paranoia, la tristezza, la miopia si avventano su di lui proprio perché nessuno può essere sulla cresta dell’onda per sempre.

Se la sesta stagione si dovesse concludere con la fine di Thomas – letterale, ma anche psicologica – gli spettatori non dovrebbero stupirsi: gli antieroi raramente conducono una vita tranquilla, lunga e ordinaria, ma forse è proprio per questo che piacciono così tanto.

La scelta di chiudere, comunque, dimostra anche la volontà di rimanere coerenti con i propri piani: sarebbe facile continuare la trama con il punto di vista di qualcun altro o magari lasciare il testimone a una copia carbone del nostro amato protagonista. In fondo, sono molte le serie che continuano a lanciare nuove stagioni nonostante non ci sia più nulla da dire.

Peaky Blinders

Nella dichiarazione di Knight, però, un punto va sottolineato: Peaky Blinders sta arrivando alla propria conclusione, ma la storia avrà vita nuova in un’altra forma. Ciò vuol dire uno spin-off? Un film? È una domanda legittima che apre la porta a molteplici possibilità, tutte allo stesso modo promettenti.

I personaggi da poter approfondire sono molti e la scelta di non abbandonare l’universo narrativo creato è comprensibile. Visto il modo in cui i fan della serie hanno apprezzato la cura nei dettagli della fedele ricostruzione riguardante la moda, la storia, l’atmosfera dell’epoca (ne analizziamo i risvolti tecnici in questo articolo), basterà un nuovo racconto per poter spostare l’attenzione dai protagonisti e avventurarsi in nuovi inesplorati capitoli.

Per quanto riguarda invece la serie Peaky Blinders, la scelta qui è chiara: dopo il momento di massimo splendore della famiglia Shelby, dopo aver gioito ferocemente per le loro vendette sul sistema e sul mondo, ecco che tocca guardare anche la loro lenta discesa negli Inferi. Non sono più i preferiti del destino, non sono più sulla cima del mondo.

Per rendersi conto della propria mortalità, però, dovranno cadere e farsi male, dovranno vedere tutto ciò che hanno costruito distruggersi sotto i propri occhi. Dovranno insomma affrontare e patire in prima persona – e gli spettatori con loro – l’imprevedibilità e la crudeltà del mondo criminale che hanno costruito e che, solo per un momento, hanno dominato.

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