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Normal People è un ermetico passo a due

Normal People è una miniserie irlandese disponibile su Starzplay, tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney. Racconta la storia d’amore tra Marianne Sheridan e Connell Waldron, nel passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta. Quando Connell e Marianne si innamorano, lui è un adolescente popolare, perfettamente integrato nelle dinamiche scolastiche, ma distante dal cliché dell’atleta poco intelligente. Lei è una ragazza brillante ma solitaria, profondamente insicura ma con un’aria di superiorità capace di infastidire compagni e insegnanti. Anche le famiglie dei due ragazzi non potrebbero essere più diverse: la madre di Connell, Lorraine è aperta e comprensiva e provvede alle necessità del figlio facendo la colf a casa Sheridan, mentre Marianne è cresciuta in una famiglia benestante ma disfunzionale, composta dalla madre Denise, distante e remissiva, e dal fratello Alan, invidioso e violento.

Connell e Marianne, così diversi in apparenza, condividono un profondo senso di inadeguatezza che li porterà ad avvicinarsi per poi rimanere intrecciati per sempre anche quando, durante gli anni dell’università, la situazione si ribalterà totalmente, mostrando una Marianne perfettamente integrata (almeno in apparenza) e un Connell che fatica a farsi accettare e ad accettarsi.

«Dunque l’amore di voialtri giovani non ha la sua vera sede nel cuore ma negli occhi» rimproverava Frate Lorenzo a Romeo Montecchi, quando quest’ultimo gli confessava di non amare più la bella Rosalina, ma la ben più famosa Giulietta Capuleti. Nessuna frase più di questa può descrivere meglio l’amore narrato in Normal People anche se – è doveroso precisarlo – dobbiamo mutarne il significato originale per adattarlo al contesto della serie tv. Dire che l’amore tra Marianne e Connell (di cui abbiamo parlato anche qui) ha la sua vera sede negli occhi significa aver compreso che il loro sentimento transita, matura e si stabilisce nei loro sguardi. In Normal People non ci sono né serenate e grandi gesti romantici, né parole che seguono il battito accelerato del cuore dei protagonisti. Ci sono solo due persone “normali” che ballano un ermetico passo a due, scandito da note di sguardi e silenzi di difficile interpretazione.

I primi passi (a due)

Marianne e Connell si fanno conoscere dal pubblico con l’ermetismo dei loro sguardi. Nella prima puntata Marianne è in classe, seduta al suo banco e, distratta, guarda fuori dalla finestra. Il professore prontamente la rimprovera e lei reagisce con aria ribelle, rivendicando il diritto di guardare dove vuole. Pochi minuti dopo vediamo gli amici di Connell bullizzare Marianne, mentre lui osserva la scena senza intervenire. In entrambi i casi non facciamo che chiederci a cosa stiano pensando i protagonisti, per poi renderci conto, man mano che le puntate avanzano, che non è così importante. Marianne e Connell, infatti, indipendentemente dal loro genere e dai loro vissuti, sono la perfetta rappresentazione delle “normal people” della generazione Millennial: ragazzi che non sanno ancora dove guardare e che strada prendere, immersi nella ricerca del loro posto nel mondo.

La storia d’amore e amicizia tra i protagonisti inizia e prosegue per piccole rivelazioni: con l’evoluzione della trama, le maschere cadono a poco a poco, facendo emergere i loro veri “io”. La prima calamita che fa avvicinare Connell e Marianne è la scoperta che entrambi sono diversi da ciò che fanno vedere agli altri. Il problema è che non sono pronti a rivelarlo, così la loro relazione inizia clandestinamente. Connell non può rischiare di perdere la sua popolarità scegliendo di stare con Marianne, perché pensa che l’essere accettato dagli altri sia parte della sua stessa identità. Al contrario Marianne accetta di essere nascosta e quindi sminuita, forse perché è abituata a questo tipo di sofferenza.

I primi passi della coppia procedono lenti, a un ritmo così reale da rendere facile l’immedesimazione. I due protagonisti si perdono e si ritrovano, osteggiati e poi riavvicinati dal silenzio e dai loro sguardi. Ciò che rende Normal People così vera e distante dalla classica serie tv romantica è la “semplicità” dei problemi che minano la felicità della coppia: tendenza all’omologazione, famiglie difficili, traumi mai affrontati, paura del giudizio esterno, denaro.

Normal People: la danza si interrompe

Marianne e Connell si separano per la prima volta quando quest’ultimo sceglie di indossare ancora una volta la sua “maschera”, portando al ballo di fine anno una delle ragazze più popolari della scuola, Rachel. I due protagonisti si rincontrano poi al Trinity College, dove le loro vite sembrano essersi ribaltate. Assistiamo ancora una volta a una nuova costruzione dell’identità dei protagonisti: ora è Marianne quella popolare, mentre Connell fatica a farsi degli amici, spaventato da un ambiente troppo diverso da quello provinciale di Sligo in cui ha sempre vissuto.

Dopo le difficoltà iniziali, gli occhi di Connell e Marianne sembrano incrociarsi di nuovo. La coppia si riunisce, ma silenzi di difficile comprensione distruggono la loro felicità. Le parole non dette e le differenze sociali allontanano i due protagonisti, quando Connell – che ha perso il lavoro e non può più permettersi di stare a Dublino – è costretto a fare ritorno a Sligo perché non trova il coraggio di chiedere a Marianne di restare da lei.

Dopo la rottura con Connell, Marianne si lascia irretire da relazioni malsane, prima con Jamie, un ragazzo della sua cerchia sociale, e poi con un fotografo conosciuto durante l’Erasmus in Svezia. Entrambi i partner la umiliano e la sminuiscono, esercitando su di lei una violenza fisica e mentale, che ripropone il modello disfunzionale della famiglia in cui la ragazza è cresciuta.

Connell si gode invece una relazione matura con Helen, finché la morte di un amico di Sligo non lo costringerà a confrontarsi con la depressione e con quella strana sensazione di estraneità che l’ha accompagnato per tutta la sua vita.

L’assolo finale

Vorremmo un bel lieto fine per la coppia Marianne-Connell. E invece gli eventi fanno i loro soliti sgambetti, proprio come avviene nella vita vera. Come un principe azzurro, Connell interviene per salvare Marianne dalle grinfie del fratello che le ha fatto del male. Marianne sembra trovare in Connell la protezione di cui ha bisogno, mentre lui si lascia cullare dalla sensazione che solo lei è stata capace di dargli: quella di appartenere a qualcosa e a qualcuno. Entrambi sembrano aver trovato il proprio posto nel mondo l’uno accanto all’altro, ma un’offerta per partecipare a un Master di scrittura a New York si mette in mezzo.

La serie si conclude con quello che è forse uno dei dialoghi più belli tra i due protagonisti. Connell decide di partire e Marianne decide di restare, ma c’è una differenza tra questa e le loro precedenti separazioni: ora entrambi hanno la consapevolezza che andrà tutto bene. Dopo aver affrontato le loro paure, aver scoperto le loro vere passioni ed essersi rifugiati nella bellezza dell’amore, per i due protagonisti è giunto il momento di separarsi e iniziare a danzare da soli.

Marianne e Connell sono cresciuti e sono cambiati, aiutandosi a vicenda per superare le proprie paure. Tra loro non ci sono più silenzi che minano il rapporto, ma solo la vita che va avanti, tra imprevedibilità e decisioni difficili da prendere. Ecco perché Normal People è un delicato ed ermetico passo a due che diventa un assolo ottimista e luminoso.

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