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You are my best friend” (Connell a Marianne in Normal People).

Normal People è un racconto di emozioni. Un racconto di crescita. Un racconto di debolezze che diventano forze. Un racconto di fragilità. Connell e Marianne nella loro diversità e nelle loro differenze riescono a capirsi fin dal primo momento, dal primo sguardo. Questa storia è un piccolo dipinto le cui pennellate fanno male man mano che si espandono sulla tela. Ed è interessante notare, in tale contesto, come entrambi i protagonisti siano caratterizzati da un’originalità che li sottrae al grande pericolo di ogni storia d’amore: i clichès.

In tal senso con questo approfondimento vogliamo guardare, sbirciare i tratti di questi meravigliosi protagonisti, e non possiamo che partire da Marianne (Daisy Edgar-Jones). La giovane donna è il polmone attraverso cui l’intera storia di Normal People respira. Probabilmente è proprio Marianne quella che più rischia di essere intaccata dallo stereotipo della ragazza poco popolare, strana, timida, presa di mira e non considerata attraente. Tuttavia, la narrazione non ne soffre le conseguenze. L’incontro con Connell, infatti, arricchisce reciprocamente i personaggi, li avvolge in un velo che sfugge alla concretezza delle descrizioni e sta più nell’irrazionale, nel sentire.

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L’amore è l’indispensabile filo che collega Marianne a Connell, ma c’è dell’altro. C’è una base viscerale di comprensione, empatia, di intesa. Eppure, i protagonisti di Normal People passano più tempo lontani che insieme, in fin dei conti. Per provare a capire perché, occorre volgere lo sguardo all’altro personaggio di questa storia, il protagonista maschile Connell.

Se Marianne è il polmone di Normal People, Connell ne è il cuore. Il ragazzo vive una profonda contraddizione: è popolare, ben voluto, considerato da tutti. Ma si avverte già una spia della sua diversità quando Marianne, in uno dei loro primi incontri, gli fa notare che lui sembra non avere un’opinione su nulla: questo tratto di Connell è in realtà l’anticamera di una personalità schiva, riservata e alla ricerca di un riconoscimento in un gruppo sociale ben lontano, nel complesso, dalla sua personale e intima essenza. Infatti, gli amici e le amiche del personaggio interpretato da Paul Mescal si presentano come ordinari e banali ragazzi del liceo, troppo impegnati a restare in superficie per rendersi conto che il loro amico Connell non è affatto quello che loro credono sia. In particolare, pensiamo al suo migliore amico Rob: una personalità tendenzialmente negativa in una dinamica di gruppo, sempre pronto a bullizzare chi gli sembra incapace di difendersi o di reagire. Attraverso il personaggio di Rob, in realtà, riusciamo a cogliere i due principali momenti che caratterizzano la vita di Connell.

Il momento dell’inettitudine, dell’immaturità, del peccato originale con Marianne. È questo il primo Connell che conosciamo: il giovane ragazzo, all’ultimo anno di liceo, si innamora con riservatezza della coetanea, così apparentemente diversa ma, invero, così intensamente simile a lui. Questa riservatezza, in realtà, ha una duplice sfumatura: se infatti essa gli permette di accedere al suo lato più tenero, dolce, cauto, nei momenti più intimi con la ragazza (la prima volta di Marianne è una delle scene più realistiche ed emotivamente avvolgenti di Normal People) è, al contempo, un pericolosissimo ostacolo. L’esigenza che Connell vive di sentirsi parte di un gruppo, di essere accettato e di mantenere la propria popolarità (a dispetto, come detto, della sua vera natura) lo costringe nell’angolo dell’inettitudine quando si tratta di decidere come vivere la sua relazione con Marianne, la ragazza poco amata da tutti, per nulla popolare e che rischia di “rovinargli la reputazione”. Inettitudine e, ovviamente, immaturità. Ma è questo il peccato originale che, probabilmente, impedirà a entrambi di vivere serenamente una relazione che aveva la possibilità di essere perfetta.

Rob, come detto, rappresenta anche la chiave di lettura per l’altro momento caratterizzante della vita di Connell. Rob perde i contatti con i suoi amici del liceo, non riesce a realizzare le sue ambizioni e, al suo peggio, si toglie la vita. Questo innesca in Connell una reazione a catena che lo fa piombare dentro il mostruoso vortice della depressione e, attraverso la terapia, conosciamo con certezza le sue fragilità. Connell è la cartina di tornasole delle fragilità di tutta Normal People: il ragazzo, l’uomo, può piangere, può essere insicuro e, al contempo, può essere premuroso e non necessariamente distaccato o distante. Connell è tutto tranne che perfetto ma è indubbiamente e indissolubilmente un buono.

Normal People, infatti, dimostra più volte che la perfezione non esiste. La serie attraverso Connell batte all’impazzata come un cuore in tumulto ma è attraverso Marianne che respira a volte a pieni polmoni e altre con affanno.

Marianne è una vittima di abusi. Abusi familiari, innanzitutto: abuso attivo, quello del fratello, e passivo, quello della madre. Il fratello di Marianne ne disprezza la natura introversa, la utilizza come sfogo per le sue frustrazioni e, a volte, la maltratta fisicamente. Episodio, quest’ultimo, che sarà la goccia che fa traboccare il vaso e spinge Connell a prendere, finalmente, Marianne sotto la sua protezione e a iniziare una relazione vera e propria, per la prima volta. Abuso passivo della madre, si è detto: quest’ultima non interviene mai a difesa della ragazza, non prende posizione e quasi teme il figlio maschio, di fatto permettendogli di fare tutto ciò che vuole. L’unica soluzione per Marianne è fuggire: rifugiandosi da Connell e dalla sua invece amorevole madre prima, trovando nuova linfa e letteralmente una nuova identità sociale nel college dopo e, infine, nuovamente da Connell, questa volta per restarci. Marianne è l’altra faccia della fragilità: gli anni di abusi familiari e scolastici da parte dei coetanei l’hanno convinta (inconsciamente e non) che lei non sia meritevole di amore, che l’unico modo per vivere una relazione è attraverso il dolore, il rifiuto, l’abuso appunto. Tristi sono le immagini che la rappresentano sodomizzata dai suoi amanti. Liberatorio è il momento in cui si capisce che la relazione con Connell sembra finalmente decollare. C’è un però.

Normal People

Normal People dipinge le fragilità dei protagonisti fino all’ultimo ma, nella sua sequenza finale, lo fa forte delle certezze che costoro hanno accumulato. Connell può andare a New York per una laurea in scrittura creativa e questo può significare l’ennesima e, forse, definitiva separazione da Marianne. Quest’ultima, tuttavia, lo spinge: il loro viaggio è stato fondamentale per entrambi e adesso può continuare, singolarmente. Le lacrime dei protagonisti (e le nostre) accompagnano la fine di una storia che forse non è veramente finita: una storia che, anzi, continuerà per sempre nel loro cuore, con la certezza che essa li ha resi la donna e l’uomo che saranno un giorno. Separati e lontani, ma inevitabilmente vicini: cuore e polmone.

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