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Netflix nella bufera in Grecia: la serie su Alessandro Magno finisce in Parlamento per via di un bacio gay

Continua il rapporto controverso tra Netflix e le docuserie storiche: stavolta è il turno di Alessandro Magno. Un Alessandro Magno che non piace a parte dei greci.

Non è la prima volta, infatti, che Netflix viene messa in discussione per via di una ricostruzione storica: negli ultimi mesi le cronache hanno segnalato accese proteste in Egitto e in Tunisia legate a due produzioni dedicate, rispettivamente, a Cleopatra e Annibale. Motivazioni? Ne avevamo già parlato in alcune news specifiche, ma la facciamo corta: in un modo o nell’altro, Netflix finisce sempre per essere accusata di essere “woke”, e in gran parte dei casi si finisce per farne una questione politica in gran parte del mondo. Cleopatra con la pelle nera? È un problema, per alcuni. Annibale dalla pelle nera e in avanti con l’età? Stesso discorso, per altri, Stavolta, invece, l’oggetto della contesa è Alessandro Magno.

La ricostruzione del personaggio storico, protagonista di una docuserie da poco uscita su Netflix, è stata contestata da parte dei greci, finendo addirittura in Parlamento. Perché? Per via di un bacio gay.

Una fiction di qualità estremamente bassa e pessimo contenuto, piena di inesattezze storiche“, sostiene la ministra della Cultura Lina Mendoni, esponente di un governo conservatore pur essendosi sempre schierata coi socialisti del Pasok. La ministra, un’archeologa, è andata pure oltre con definizioni piuttosto pesanti: dalla “sciatteria registica” alla “povertà scenografica”, fino ad arrivare ai “commenti maliziosi travestiti da fatti”, è evidente che non abbia apprezzato granché la versione Netflix di Alessandro Magno. E sulle effusioni omosessuali con Efiestione – fonte di lunghi dibattiti tra gli storici – mostra una prospettiva altrettanto chiara: è necessario, secondo Mendoni, evitare l’imposizione di valori e schemi moderni su personaggi di altre epoche.

Mendoni, tuttavia, non ha intenzione di intraprendere alcuna azione contro Netflix: “Non è compito del governo censurare: sull’arte ognuno può avere opinioni diverse“. E specifica: “Il concetto di amore nell’antichità era multidimensionale”. Ma la questione sembra non riguardare la docuserie: “Non possiamo interpretare relazioni e persone esistenti 2300 anni fa in base ai criteri odierni”.