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5 grandi rimpianti che non perdoneremo mai a Netflix

3) La cancellazione istantanea di Spinning Out

Se prima parlavamo della dolorosa cancellazione di GLOW a causa della pandemia, discorso simile ma forse ancora più grave può essere fatto con Spinning Out. La serie tv Netflix uscita nel gennaio del 2020 era stato una delle tante novità della piattaforma, che aveva iniziato l’anno con produzioni innovative per attirare una gran fetta di pubblico.

La serie era incentrata su Kat Baker, una giovane pattinatrice alle prese con la sua passione e in continua lotta per superare la sua fragilità mentale. La prima stagione della serie, lunga dieci episodi, si era conclusa con un cliffhanger decisamente grande riguardo la trama. Uno snodo che secondo la sceneggiatrice sarebbe stato risolto nella seconda stagione dello show. Da lì a pochi mesi però la serie è stata cancellata e questa posizione del rimpianto non vale solo per Spinning Out.

La serie di Samantha Stratton è l’emblema di come Netflix abbia dovuto fare tagli e in gran parte dei casi riteniamo siano stati fatti ai prodotti sbagliati. Questo, come anche Messiah e Dracula, erano prodotti in cerca di affermazione, cancellati dopo un solo tentativo a causa del periodo che stiamo vivendo. Il dispiacere è tanto e il fatto che Netflix abbia solo parte della colpa lo rende ancora più doloroso.

4) Tutto dopo la prima stagione di 13 Reasons Why

Netflix

Al contrario di tutti i punti sopracitati, qui il rimpianto che arde dentro di noi si fonda su un’idea diversa. 13 Reasons Why arrivò sul piccolo schermo in streaming come adattamento del romanzo di Jay Asher. Noi non vogliamo insegnare nulla, ma se una produzione adatta un romanzo coprendo una sola stagione su quattro, ai fan iniziano a tremare le gambe.

La prima stagione della serie tv Netflix non è perfetta, ma è un prodotto estremamente crudo e con uno scopo ben preciso e delineato: sbattere in faccia allo spettatore la crudeltà e la meschinità con le quali troppi adolescenti devono confrontarsi quotidianamente. Se la serie si fosse fermata lì non sarebbe stata un capolavoro ma ne avremmo apprezzato di molto le intenzioni: tuttavia, non lo ha fatto.

Dalla seconda stagione in poi, ormai orfani di un’opera alla quale affidarsi, gli sceneggiatori hanno provato a proseguire la trama creando situazioni ben poco realistiche e a volte addirittura sbagliate. L’idea di empatia è stata completamente e pericolosamente distorta e la serie ha perso quei lati positivi che avevamo riconosciuto nella sua prima stagione. Qua purtroppo il dispiacere non è neanche su come sia proseguita, ma sul fatto che non si sia fermata quando poteva. Sarebbe stata una scelta molto più semplice e soddisfacente.

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