Al di là di ogni ragionevole limite e depositaria di quella strana amoralità che non dispiace, Misfits è forse la fantasia più inquietante di quel genio di Howard Overman. Un uomo che ha saputo creare un’idea del tutto nuova di fantascienza. Un po’ ironica, un po’ disgustosa, basta che sia eclatante e quindi necessariamente spettacolare.
L’ingrediente che ha permesso al suo estro di emergere in un’esplosione di stile è stato sicuramente il cast. Costruito divinamente, anche quando, completamente rinnovato, ha saputo offrire degli spunti niente male. E’ pur vero che Misfits rimarrà per sempre quello delle prime due/tre stagioni, quando c’erano ancora Nathan, Alisha, Kelly e Simon.
Erano loro i protagonisti del nucleo originario. Il punto di partenza da cui tutto ha preso vita.
O per meglio dire, il punto di partenza da cui tutto è rinato. Quando una strana e violenta tempesta si abbatte sulla città e trasforma tutti in qualcosa di più. L’ambiente esterno è sempre uguale, ma il tratto di personalità più marcato di chiunque si trovi fuori nel momento del temporale, si trasforma in superpotere. I cinque ragazzi che in quel momento sono nel bel mezzo del servizio sociale si ritrovano ad essere le prime vittime, trasformandosi in se stessi, ma in una forma del tutto fuori dal normale.
Nessun supereroe, nessun tipo di redenzione sociale.
Solo ed esclusivamente dei disadattati che non hanno nessuna voglia di essere banali. Non appena mettiamo piede nel mondo di Misfits diventiamo automaticamente come chi abita quella realtà. L’anarchia si impadronisce anche dei nostri pensieri. Siamo ormai parte di quella dimensione così straordinaria e rivoluzionaria.
Siamo vittime del cinismo di Nathan, di cui non conosceremo il potere fino a quando non apparirà per necessità. Difficile non notare invece quello di Alisha che sarà costretta a portarsi dietro un fardello piuttosto pesante, del resto non è poi così vantaggioso far eccitare sessualmente chiunque la tocchi. Per non parlare di Kelly e della sua capacità di leggere nella mente, un miracolo per gli psicoterapeuti, un dono un po’ più scomodo per lei che sarà la prima a morire e la prima a risorgere. Tutto merito di Curtis che riporterà tutti indietro nel tempo riuscendo a salvarla e ad uccidere il primo di una lunga serie di assistenti sociali.
Misfits non può esimersi infatti dall’avere delle costanti che sono come punti di riferimento, che vengono via via demoliti, o uccisi nella migliore delle ipotesi. Assistiamo al passaggio di testimone da un’assistente sociale all’altro, tenendo anche conto che le loro morti non saranno mai banali o ripetitive. Anche l’autorità diventerà parte del gruppo di disadattati, quasi in tutto se solo non fosse per la diversa uniforme.
Sono tutti completamente fuori dal contesto sociale che dovrebbe educarli.
Vivono in un ambiente quasi distaccato dal resto della città, in un quadro dipinto di grigi che non fa altro che aumentare la loro sensazione di prigionia e tendenza all’evasione. Tutto molto semplice per Simon, a cui basta usare il suo potere per diventare invisibile, ancora di più di quanto lo sia stato in tutta la sua vita. La maggior parte degli eventi si svolge all’interno di un edificio, le morti, le resurrezioni, persino i festini. Ed è in questi momenti che vediamo esplodere in maniera violenta l’essenza e la grandiosità dei cinque. Non ci sono limiti, nessun tipo di controllo, c’è invece tutto ciò che fa pensare alla libera espressione, forse anche un po’ troppa. Alcol, droghe e tanto cinismo, nessuno di loro si astiene, anzi, saranno poi le conseguenze di questo comportamento a metterli in pericolo.
Ma l’assurdità delle situazioni e l’originalità di ognuno di loro renderà tutto così pazzesco da essere bellissimo. Anche le battute sempre troppo sopra le righe di Nathan riusciranno a farci ridere e l’evoluzione di Simon (un giovanissimo Iwan Rheon) sarà forse una delle più belle del panorama seriale. L’introduzione poi dei nuovi protagonisti viene fatta progressivamente, mantenendo inizialmente una parte della vecchia guardia per poi sostituirli tutti quanti.
Si vedrà un nuovo Misfits, ma le costanti non cambieranno, come gli assistenti sociali poco avvezzi alla professionalità, la blasfemia religiosa e le feste più terrificanti che mai. Come dimenticare quella colorata dalla presenza di un coniglio assassino?
Cambiano i volti e i poteri, ma l’originalità c’è sempre. Inutile dire che Rudy fa da specchio a quelli che sono gli altri quattro nuovi personaggi. Il suo disturbo di personalità diventerà concreto e fisiologico creando un Rudy 2 dal carattere opposto all’originale. Sarà in un certo senso il sostituto di Nathan, anche se qui è chiaro che nessuno è uguale al suo predecessore.
Prenderanno sempre più spazio anche Jess, che non me ne vogliate ma non mi è mai piaciuta insieme a Finn, Alex e Abby. Ed è quest’ultima che secondo me avrebbe meritato molto di più. L’amica immaginaria che d’improvviso diventa reale, che si innamora di una testuggine e che cerca incessantemente di farla tornare alla sua forma umana implorando Alex, il quale toglie i poteri alle persone andandoci a letto.
Già solo ricordare questa Serie mette un po’ di malinconia. Insomma, è Misfits. La Serie Tv tragicomica che ha messo d’accordo tutti sulla sua assurdità mai stupida, mai banale. Ricordiamola allora in questi giorni della Santa Pasqua, facciamola resuscitare citando uno dei più celebri personaggi che ne hanno fatto la storia…
Non so cosa mi succede nella pancia… Quando resuscita Gesù dolcetti e uova di cioccolata, invece quando resuscito io…
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