Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Master of None » Master of None fa ridere ma anche pensare

Master of None fa ridere ma anche pensare

Master of None è stata e resta ancora una delle serie underdog (sottovalutate) che ci hanno colpito e appassionato di più.

Non solo per la presenza del Belpaese durante la seconda stagione, di cui abbiamo ampliamente parlato, o per la comparsa di Riccardo Scamarcio e, soprattutto, Alessandra Mastronardi, ma per la capacità di Aziz Ansari di far ridere e pensare allo stesso tempo.

Cosa che a poche serie nella storia dei telefilm comedy è riuscita così bene.

Master of None è una serie costruita su uno stile che possiamo accostare serenamente a Seinfeld. Un modo di approcciare lo spettatore che ti trasporta nella routine dei personaggi come uno schiaffo di Marshall Eriksen a ciel sereno.

A detta di Ansari: “Lo show è un’osservazione attenta di vicende romantiche, interazioni sociali, problemi etnici, culturali e familiari. In pratica è un mio Stand-Up reso serie televisiva”.

Ed è proprio così che si può leggere Master of None. È Aziz Ansari che si racconta e racconta la vita intorno a lui, o meglio intorno al suo contrapposto televisivo Dev Shah. Protagonista della serie.

Non solo Seinfeld a rappresentare le tematiche e la metodologia in cui lo stand-up comedian ha sviluppato questo prodotto. Sulla scia della serie Louie di Louis CK, in cui l’umorismo è secondario rispetto al mood, all’estetica e allo sviluppo del personaggio, Master of None non si orienta unicamente verso la risata e alla comicità.

“Non è come Parks and Recreation o come 30 Rock, dove ogni battuta è uno scherzo”, dice Ansari.

L’idea è di rendere il dialogo più naturale come nelle commedie degli anni ’70, dove c’erano delle battute ma non erano sparate come una mitraglietta allo spettatore, o come dice lui: “Rapid-fire joke-joke-joke-joke-joke”.

Master of None è pensata, è elegante e razionale. Con tempi comici incredibili. Questo non deve essere una sorpresa, vista la mente da cui nasce e l’ambiente in cui Ansari si è creato, sviluppato e affermato: il mondo delle stand-up.

La serie di Aziz si può definire classica se ragioniamo sul concetto di serie comedy tradizionale degli ultimi venti anni. L’oggetto centrale della trama potrebbe serenamente accomunarsi a Friends, o anche ad How I Met Your Mother.

È la vita. Semplice e cristallina.

Una vita qualunque, quella del protagonista Dev. Un trentenne di New York che cerca di trovare la sua via, una rotta equilibrata tra il sentimento, l’amicizia, la famiglia e l’ambizione lavorativa. Una continua ricerca di quella compagna di vita e di quel nucleo familiare che un giorno potrebbero rappresentare il suo futuro e il suo successo sentimentale. Non troppo diverso, come dicevamo, da un Ross Geller o da un Ted Mosby.

Tutto questo, però, lo troviamo all’interno di un mix culturale e sociale che porta lo spettatore a ridere delle disavventure, ma anche delle avventure, di Dev e non solo.

Questa serie ci fa fare un tuffo in una New York inedita che pensavamo di conoscere. In un paese, gli Stati Uniti, che pensavamo di capire, ma che conoscevamo solo nella versione luccicante e sfarzosa dell’Upper East Side o tetra e povera delle periferie problematiche e della criminalità.

Un paese che con Aziz diventa normale, nella sua diversità, e che ci fa intravedere la vita nella metropoli più conosciuta e, nonostante questo, più misteriosa del mondo: New York City.

Master of None è una serie speciale nel suo genere. Un prodotto che ti spinge all’angolo e ti lavora di fino per portarti al tappeto, con temi complessi e non sempre affiliati facilmente ad una trama da serie comedy.

Utilizzando argomenti come la diversificazione di genere ed etnia nello showbusiness, la serie compie una critica feroce ma satirica alle problematicità di questo mondo.

Giusto per farvi comprendere la complessità tematica della trama: il protagonista è uno statunitense nato da genitori indiani, con una forte propensione all’egocentrismo. La migliore amica è una ragazza nera omosessuale con problemi relazionali. L’amico d’infanzia è di origini cinesi e il coprotagonista è un caucasico metrosexual.

Master of None è un frullatore di anime e di vicende di vita che fa pensare, ma che fa ridere grazie alla “linea comica” che prosegue lungo tutte le due stagioni.

Aziz Ansari si è dimostrato capace di tenere incollati allo schermo gli spettatori con una serie quasi paragonabile ad uno dei molti e acclamati lavori di Woody Allen.

Chapeau Aziz!

Leggi anche – 5 Serie Tv da guardare su Netflix se ti manca The Office