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Lucifer si è già giocato il finale perfetto. E ora che senso ha l’ultima stagione?

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 5B di Lucifer

Quante vita ha Lucifer Morningstar? Solo una infinita, finché non si parla di serie tv. Ma se si parla di serie tv, e nello specifico della sua serie tv, il discorso cambia: Lucifer diventa un gatto e si spinge pure oltre, morendo e resuscitando costantemente. Off screen, sulle scrivanie dei produttori e dei responsabili dei vari network che hanno voluto ospitarlo negli anni. La storia travagliata di Lucifer la conosciamo ormai bene, e il paradosso è che le sue vere fortune sono iniziate dopo l’annuncio della cancellazione da parte della Fox e la conseguente acquisizione da parte di Netflix: Lucifer è così cambiata, si è evoluta, è diventata grande. Almeno sul piano dei numeri, al di là di una critica non sempre molto generosa nei suoi confronti.

Lucifer, con un piede e mezzo nell’Inferno televisivo, è così diventata uno dei titoli di riferimento del panorama seriale degli ultimi cinque anni. E dirle addio è diventato sempre più difficile. Soprattutto per Netflix che ha trovato in essa una gallina dalle uova d’oro. Succede così che a un certo punto venga programmato il finale e stabilito il numero definitivo di stagioni: cinque. Ma cinque, evidentemente, non erano sufficienti. Con l’ultima stagione già ampiamente impostata e definita, infatti, arriva l’annuncio a sorpresa: Lucifer 6, dieci episodi e poi basta. Un cambio di programma repentino che ha spiazzato un po’ tutti, a partire probabilmente dagli autori stessi. Ed è diventato più che evidente nel momento in cui abbiamo visto il season finale della 5B. Con più di un problema ma complessivamente bello. Fin troppo bello per essere solo l’ultimo atto della stagione. Seppure criticato da una parte del fandom, delusa per la messa in scena piuttosto approssimativa della battaglia conclusiva e la rappresentazione non proprio riuscitissima dei vari angeli.

Ma in ogni caso non una teoria né una supposizione, bensì una certezza certificata anche dagli sceneggiatori: abbiamo già visto il finale di serie. E ora iniziano i problemi, perché da qui in poi diventa complessissimo andare in là con la trama.

Non vogliamo fare i disfattisti, ma cosa si può chiedere di più a Lucifer? Nonostante sia sempre stata tutto meno che una serie esente da difetti e sia sempre stata, in qualche modo, una serie meno ambiziosa di quanto avrebbe potuto essere, il finale della quinta stagione è soddisfacente ed efficace. A Chance at a Happy Ending combina infatti tutti gli elementi peculiari che l’hanno sempre caratterizzata sia sul piano stilistico che narrativo, chiude perfettamente tutti i fili e ci porta nell’unica direzione possibile: Lucifer, il figlio reietto di Dio, sistema il suo rapporto col padre e lo sostituisce, sublimando un percorso d’evoluzione lineare e coerente. Lucifer, in sostanza, diventa Dio, sacrifica se stesso nel nome dell’amore per una donna che ha saputo far emergere il meglio di lui e compie il primo atto da Padre Onnipotente, nel momento in cui perdona il gemello Michael.

Al culmine di un’ultima battaglia piena di colpi di scena e capovolgimenti di fronte che a un certo punto l’avevano persino portato a dissolversi nelle terre placide del Paradiso, la conclusione è perfetta, senza buchi né ambiguità. Ma Netflix, purtroppo, ha già mostrato in più di un’occasione di non sapersi fermare in tempo. E il finale ideale si trasforma così in un cliffhanger allo stesso tempo potentissimo e del tutto inefficace: potentissimo perché non possiamo non essere curiosi di vedere ora Lucifer giostrare tra le infinite sfumature del nuovo ruolo, ma inefficace perché tutte le trame e le sottotrame sembrano ormai aver detto tutto quello che c’era da dire. In pratica, Lucifer pare non aver più niente da raccontare.

Lucifer

Da una parte abbiamo quindi la possibilità di esplorare ora degli orizzonti narrativi al momento imprevedibili, ma dall’altra Lucifer rischia di deludere le aspettative e chiudere con un climax discendente dopo aver messo a posto ogni singola cosa. Un rischio gigantesco e Tom Kapinos, creatore della serie, ne sa qualcosa. L’autore, infatti, aveva già vissuto la stessa situazione con un’altra sua importante opera, Californication: chiusa perfettamente con la conclusione della quarta stagione, la serie fu poi in seguito rinnovata e portata avanti per altri tre anni. Tre anni tutto sommato positivi e ricchi di momenti divertenti e intriganti, ma molto distanti da quello che la serie aveva saputo dare nei primi quattro. Ne parlammo in questo approfondimento, e ora Lucifer rischia di ritrovarsi nello stesso limbo: un Purgatorio in cui il Paradiso è già stato accarezzato e l’Inferno è molto più di una semplice chimera.

Quindi il dubbio è più che legittimo: dove si va da qui? Al di là delle nuove diramazioni che verranno generate dal nuovo ruolo, Lucifer ha lasciato ben poche questioni in sospeso. È vero: attendiamo tutti che Dan affronti il percorso ultraterreno che ogni probabilità lo porterà nel Regno dei Cieli e non mancano gli interrogativi sul destino del figlio di Amenadiel e Linda, la natura divina di Chloe Decker e la possibile svolta da Regina degli Inferi di Maze. Ed è altrettanto vero che gli orizzonti offerti da una serie di questo tipo possano essere variegati e potenzialmente infiniti, così come molteplici potrebbero essere gli ingressi in scena ad effetto (Adamo, giusto per menzionare il primo che viene in mente). Ma lo scetticismo resta. E l’interrogativo è d’obbligo: in presenza di una stagione non ideata e programmata in alcun modo, per molti versi improvvisata, era davvero necessario andare avanti e rischiare tutto con questi ultimi dieci episodi?

La soluzione prescinde dalle logiche della serie in sé e risponde a ovvie e comprensibili esigenze da parte di Netflix, ma al momento non possiamo non propendere più per un no che per un sì. E trasformare l’ultima stagione di Lucifer, in arrivo con ogni probabilità nel 2022, in un atto di fede: con la speranza che questa serie sappia sorprenderci ancora e dimostrare di aver senso, confidiamo nella capacità di rinnovamento di una storia dalle mille vite. In grado di cambiare, migliorarsi, sopravvivere alle cancellazioni e diventare sempre più forte e seguita. Insomma, non ci resta che fare un patto col Diavolo. Che poi sarebbe un patto con Dio, visto quello che abbiamo visto. Vogliamo crederci, anche se avremmo preferito fermarci qui. E auspicare di non ritrovarci in mano l’ultimo rimpianto: veder chiudere troppo tardi una serie che ha rischiato tante volte di chiudere troppo presto.

Antonio Casu

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