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I Medici, storia di un personaggio iconico: come Lorenzo è diventato il Magnifico

Lorenzo, ancora ragazzino, osserva un affresco raffigurante la sua famiglia. Con lui c’è nonna Contessina, che spiega al giovane quello che si presenta davanti ai suoi occhi: sono i grandi uomini dei Medici, sono il passato che si intreccia col presente per poi snodarsi verso il futuro. Infatti, nell’affresco è presente anche Lorenzo. Una sua versione adulta. Per Contessina non ci sono dubbi, un giorno Lorenzo farà grandi cose e le farà col buon cuore che lo ha contraddistinto fin da bambino. Un giorno sarà il Magnifico.

Assistiamo a questo flashback nel primo episodio della seconda stagione. Si tratta di una sorta di profezia, perché si sa, Lorenzo Magnifico lo è diventato davvero. Ma come?

L’innocenza e la spensieratezza di un Lorenzo poco più che ragazzo devono presto fare i conti con la tagliente crudeltà della vita: dopo un periodo di malattia, il padre Piero muore (ve lo ricordate nella prima stagione? Scopritelo qui). Per Lorenzo è il momento di prendere in mano le redini della famiglia, la situazione della banca e il futuro della città di Firenze. La condizione è una, ossia fare tutto nell’onestà e nella limpidezza. I primi germogli della “magnificenza” di Lorenzo ci sono già. Il ragazzo vuole agire nel bene, vuole fare il possibile affinché Firenze diventi una repubblica in cui il cittadino venga posto in primo piano.

Cosa succede, però, quando gli interessi di Firenze e quelli della famiglia Medici non coincidono necessariamente?

Inizialmente, Lorenzo trova dei compromessi. Dopo aver proposto un matrimonio tra la sorella Bianca e messer Soderini in cerca di un’alleanza tra le due famiglie, ad esempio, Lorenzo fa un passo indietro per non ostacolare la felicità di Bianca e le permette di sposare Guglielmo Pazzi, nonostante l’uomo appartenga proprio alla famiglia rivale dei Medici (con tutti questi nuovi personaggi, se siete nostalgici e vi manca la Cupola autoportante, cliccate qui).

Ed è proprio a confronto con i Pazzi che emergono tutte le caratteristiche di Lorenzo. Quando la famiglia capeggiata da Jacopo Pazzi ricorre a sotterfugi, trame nascoste e bugie, Lorenzo ricorre a sincerità e limpidezza. E per un periodo tutto questo funziona. Lorenzo guadagna l’amore del popolo proprio per le differenze tra lui e i Pazzi, per il suo cuore, per la sua attenzione alla cultura e all’arte, quest’ultima rappresentata nella serie dal personaggio di Sandro Botticelli.

A un certo punto, però, qualcosa si spezza. C’è un momento spartiacque che cambierà la vita di Lorenzo de Medici per sempre. Che cambierà Lorenzo per sempre.

Il momento in questione è la Congiura dei Pazzi in cui Giuliano, fratello di Lorenzo, viene brutalmente ucciso nel corso di una cerimonia religiosa. Un peccato contro Dio, ma non è questo che importa a Lorenzo. Perché come può un Dio aver permesso una simile atrocità? Dopo quella tragedia, Lorenzo non solo perderà la sua fede, ma perderà anche parte di se stesso.

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Arriva il tempo della vendetta. Lorenzo non ha pietà per nessuno: Jacopo Pazzi, Francesco Pazzi e Salviati, coloro che hanno orchestrato il delitto, vengono impiccati davanti al popolo. Cosa sta succedendo? Che ne è delle qualità che distinguevano Lorenzo dai Pazzi?

Le priorità di Lorenzo cambiano. Firenze supera la famiglia. Il fine inizia a giustificare i mezzi. Sembra un vortice da cui non ci si può sottrarre. Un inganno di qua, una piccola menzogna là, un tradimento, una trappola. Per Lorenzo c’è solo un obbiettivo, ed è il bene di Firenze. Ma a che costo? Il Magnifico paga un prezzo altissimo. Il popolo comincia a diffidare di lui, la sua famiglia inizia ad allontanarsi e così anche il suo caro amico Sandro Botticelli.

E allora il Magnifico smette di essere il Magnifico?

Di certo nessun uomo è perfetto e nemmeno Lorenzo de Medici lo è stato. E come si potrebbe negare il bene che nonostante tutto Lorenzo ha fatto per Firenze? Arte, cultura, prosperità. Non possono essere cancellate dagli sbagli di un uomo. E Lorenzo si rende conto di aver commesso molti errori, anche se forse troppo tardi. Clarice muore di dolore scoprendo che il marito è stato responsabile della morte di Tommaso Peruzzi. Suo figlio Piero si schiera con Savonarola, nonostante il frate sia nemico di Lorenzo.

Eppure… in un attimo di lucidità, in un attimo di compassione, in un attimo di comprensione, Lorenzo blocca in extremis l’omicidio di Savonarola – omicidio che lui stesso aveva ordinato. E in quell’attimo c’è tutto, perché essere “magnifici” significa anche fare inversione di rotta, trovare il coraggio di rimettersi sul giusto cammino. Lorenzo riconosce i suoi limiti. Capisce che non può sostituirsi a Dio, come dirà a Savonarola proprio sul letto di morte. Così come capisce l’importanza della sua famiglia.

Vuole accanto tutti loro nei pochi momenti che precedono la sua morte: suo figlio Piero, che ha perdonato, suo figlio Giovanni, sua figlia Maddalena, suo nipote Giulio. Anche Bianca, che aveva precedentemente bandito da Firenze, proprio per la sua unione con Guglielmo Pazzi. C’è anche Sandro Botticelli. Lorenzo ha perdonato, ha ringraziato, ha chiesto scusa.

Sono gli ultimi istanti di Lorenzo. Poi il sole tramonta su di lui e su Firenze. Ma i raggi di luce resteranno a lungo, molto a lungo. Indelebili.

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