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Milly Alcock riuscirà ad onorare il ruolo “ereditato” da Emilia Clarke?

Ce l’abbiamo fatta. Finalmente, dopo un’attesa snervante di quasi tre anni, gli spettatori di tutto il mondo sono potuti rientrare di gran carriera nell’universo creato da George R. R. Martin. E’ proprio il caso di dirlo: in tanti non aspettavano altro. Nonostante l’ottava stagione di Game of Thrones abbia diviso i fan e sia stata oggetto di critiche feroci, le aspettative per il prequel House of the Dragon erano altissime e, per il momento, sono state soddisfatte. Le prime due puntate ci hanno introdotto la protagonista indiscussa di questa prima stagione: Rhaenyra Targaryen (interpretata da Milly Alcock), figlia primogenita di Viserys I e legittima erede (almeno in apparenza) al trono di spade. Un’altra grande protagonista femminile, un ruolo complesso e sfaccettato e un confronto che pesa sulle spalle e che sembra inevitabile. Il lascito del personaggio di Daenerys Targaryen è ancora molto presente e la domanda sorge spontanea: Milly Alcock riuscirà ad onorare il ruolo “ereditato” da Emilia Clarke?

House of the Dragon

Bisogna fare una doverosa premessa. House of the Dragon ha scelto di giocare molto bene le sue carte e fin dall’inizio si è presentato come un prodotto che richiama Game of Thrones (dopotutto si tratta di un prequel) ma non ne segue le orme in maniera sistematica: sebbene l’universo sia lo stesso, i rimandi alla serie madre siano svariati (sopratutto per gli occhi più attenti) e quel senso di familiarità si faccia sentire, House of the Dragon sta imbastendo una narrativa originale e ben costruita, senza perdersi troppo nei ricordi. L’orchestra è la stessa, la musica ben diversa. La prima differenza fondamentale la ritroviamo proprio nella protagonista femminile la quale, al di là del legame di sangue e dell’evidente somiglianza fisica, si discosta profondamente dal personaggio interpretato da Emilia Clarke che abbiamo seguito per otto lunghe stagioni. Rhaenyra Targaryen è una principessa che immediatamente appare più moderna, sebbene più “anziana” storicamente. Se da una parte è la primogenita erede al trono, dall’altra il personaggio interpretato da Milly Alcock si destreggia in un mondo dove le donne sono relegate a figure sullo sfondo, comparse considerate irrilevanti se paragonate agli uomini che lottano in prima linea. Principessa “a metà“, Rhaenyra si destreggia in un mondo che non la vuole, non la rispetta e che tenta sistematicamente di metterla da parte.

Eppure Milly Alcock ci dimostra, grazia alla sua straordinaria recitazione, che il suo personaggio ha diversi assi nella manica. Rhaenyra, a differenza di Daenerys, è una ragazza umile, con i piedi per terra e ben consapevole di quanto sia fragile la monarchia di cui porta lo stemma. E’ lei stessa ad affermarlo nella prima puntata: i Targaryen, senza i draghi, non sono niente. Un bel passo avanti (o indietro) rispetto alla cieca ostinazione che caratterizzava la madre dei draghi. Rhaenyra, giovanissima eppure spaventosamente matura per la sua età, sa bene cosa vuol dire sentirsi rifiutati e inadeguati: eppure, senza scomporsi troppo e con una regalità da invidiare, sta iniziando pian piano a muovere i primi passi sulla scacchiera rosso e oro che è House of the Dragon.

E’ davvero troppo presto per fare una previsione riguardo al personaggio interpretato da Milly Alcock, ma una cosa possiamo dirla: le premesse fanno sperare per il meglio. Come abbiamo detto nella recensione della seconda puntata, House of the Dragon si sta dimostrando ancora una volta abilissima nel caratterizzare in maniera indelebile i personaggi femminili, e questo non vale solo per la protagonista. Ogni donna è innalzata a figura di spicco, nel bene e nel male: Rhaenys Targaryen, la “regina che non fu”, con un solo dialogo è riuscita a imprimersi nella mente degli spettatori e a far sperare in un interessante arco narrativo per quanto riguarda la sviluppo del suo personaggio. Alicent Hightower, che sembrava inizialmente essere destinata a stare tra le quinte, sta attirando sempre più luce su di sé e incarna perfettamente quel dualismo combattente/sottomessa che tanto definisce i personaggi di Game of Thrones. Ogni donna è protagonista della sua storia, anche quando non vorrebbe esserlo. Anche quando, come la regina Aemma, si ritrova intrappolata in una storia senza via d’uscita e con un solo finale. Un finale terribile.

D’altro canto, Rhaenyra sembra invece ben determinata a scrivere da sola il proprio destino e, almeno per adesso, senza fare in mondo che i sentimenti più profondi prendano il sopravvento. Milly Alcock fa dire poco alla sua protagonista e lo fa molto bene: quando apre bocca, Rhaenyra è sempre in prima linea e riesce a colpire con due frasi pronunciate a mezza voce. Dove gli uomini discutono, sbraitano e compiono scelte azzardate, la principessa osserva in silenzio. E impara.

Se ci riflettiamo fino in fondo, è la premessa alla base ad essere sbagliata. Rahenyra e Daenerys Targaryen sono due figure profondamente diverse, unite dalla stessa famiglia e dall’appartenenza ad un mondo che non vuole regine, ma subordinate. Sono due donne forti e complesse che lottano, partecipano, alzano la voce e non abbassano mai la testa, eppure profondamente divergenti. Poco importa che la storia di una sia legata indissolubilmente a quella dell’altra: Rhaenyra potrà essere (e solo il tempo ce lo dirà) una nuova protagonista, un nuovo volto che andrà, non tanto a sostituire, quanto ad affiancarsi a quello di Daenerys nel gioco del trono. Un gioco di scacchi che ricorda una danza, una danza tra draghi. Un gioco dove la regina ha finalmente il potere e dove il re potrebbe addirittura subire uno scacco matto.

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