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8 personaggi stereotipati delle Serie Tv degli anni Ottanta che sarebbe bello riscrivere oggi con maggiore profondità

La storia non può essere riscritta. La serialità degli anni Ottanta seguiva regole e meccanismi sociali molto diversi da quelli odierni. Però, solo per curiosità e per giocare con la fantasia, oggi vogliamo proporvi 8 personaggi delle serie tv degli anni Ottanta, come Fonzie o ALF (l’alieno che è apparso in Mr. Robot donando un contributo surreale da maestro) che riscritti con maggiore profondità potrebbero riservarci ancora tante sorprese. Non vogliamo né riscrivere la storia né accusare dei prodotti di quarant’anni fa di aver perpetrato degli stereotipi che ovviamente (e fortunatamente) oggi ci sembrano superati. Facciamo quindi un tuffo nel passato nelle serie tv più iconiche, come Happy Days, che contenevano già dei personaggi interessanti e carichi di sfumature, come Fonzie, che però – come era consuetudine nelle serie tv del passato – non venivano sviluppati con la stessa profondità con cui vengono scritti oggi.

Vediamo Fonzie e altri personaggi delle serie tv degli anni Ottanta che sarebbe bello riproporre oggi con delle personalità più sfumate e meno bidimensionali.

ALF (1986 -1990)

Alf

La sit-com dell’NBC ha conquistato il pubblico soprattutto grazie al protagonista. L’alieno – il pupazzo doppiato da Paul Fusco e “animato” da Mihaly ‘Michu’ Meszaros – un giorno si schianta sul garage della famiglia Tanner che, non sapendo cosa fare, lo accoglie e lo tiene al sicuro dalla NASA. La maggior parte degli episodi, dunque, è incentrata su una creatura extraterrestre che tenta di familiarizzare, e mimetizzarsi, con il nuovo habitat. Inutile dire che, ben presto, grandi e piccini si sono innamorati di quell’alieno buffo e peloso. Tuttavia la trama di ciascun episodio, comparata con quella delle sit-com odierne, è scontata, perfino ridicola. Del resto negli anni Ottanta, nella maggior parte dei casi, la sit-com era un genere d’intrattenimento minore e seguiva una logica completamente diversa da quella attuale. Ed è proprio per questo motivo che oggi ALF (acronimo di Alien Life Form) rappresenta un personaggio carico di presupposti interessanti da approfondire.

All’epoca la serie tv ideata da Paul Fusco e Tom Patchett ha saputo unire la commedia alla fantascienza, creando un classico che ha gettato le basi per la serialità futura. Eppure, sebbene viva ancora nel nostro immaginario collettivo, ALF è invecchiato malissimo. Agli occhi di uno spettatore attuale appare un personaggio troppo bidimensionale. L’ilarità nasceva dalla sua pigrizia, dai suoi comportamenti buffi, come quello di inseguire il gatto, e dall’ironia sorniona delle sue battute verso i membri della famiglia. Eppure, rispetto a Mork & Mindy, con cui condivide le stesse premesse, ALF è un personaggio (volutamente) privo di profondità e introspezione. Quel tipo di umorismo oggi però non fa più presa. Ma con una riscrittura più accurata, magari in una serie animata, ALF potrebbe diventare un degno avversario di BoJack Horseman o Archer. E pensare che nel 2018 la Warner Bros. aveva annunciato un reboot di ALF in cui l’alieno sarebbe tornato sulla Terra, con una nuova famiglia. Un’idea fantastica, abbondata lo stesso anno.

Super Vicki – Small Wonder (1985 – 1989)

Super Vicki

Vicki (acronimo in lingua originale di V.I.C.I., cioè Voice Input Child Identicant), proprio come ALF, rappresenta l’archetipo del personaggio non umano, in questo caso un robot. La protagonista dell’omonima sit-com, trasmessa in Italia sui canali Mediaset, è stata progettata da Ted Lawson (nel tentativo di assistere i bambini disabili) e adottata poi dalla famiglia dell’inventore. Vicki ha le sembianze di una bambina di circa otto anni (che per ovvie ragione crescerà, ma questa è un’altra storia!) e indossa degli abiti in stile Cappuccetto Rosso. È “accessoriata” di tutte quelle caratteristiche capaci allo stesso tempo di far appassionare alla storia e di divertire. La bambina corre come un fulmine, accende le lampadine con la bocca, compone musica e ha una forza sovrumana; ha una presa elettrica sotto un braccio e un pannello di controllo sulla schiena; riposa, perché non può dormire, all’interno di un armadio a muro e per spegnarla basta darle un colpo in testa, come si fa con una sveglia.

Vicki è dunque tutto quello che all’epoca immaginavano sarebbe potuto essere un robot antropomorfo. Non ha coscienza e ha un’intelligenza e delle capacità di memoria simili a quelle di un moderno computer. Alla luce dei progressi tecnologici attuali, quindi, sarebbe bello poter riprendere il discorso proprio dove era stato interrotto dalla serie tv ideata da Howard Leeds per dare “un’anima” al personaggio di Tiffany Brissette. Sarebbe bello riportarla in vita aggiornandola, letteralmente, per renderla più complessa e meno macchietta umoristica con la voce metallica. Super Vicki ha conquistato i cuori degli spettatori anni Ottanta per i suoi atteggiamenti buffi. Oggi, invece, potrebbe sorprenderci con dei tratti caratteriali capaci di giocare con la complessità degli sviluppi tecnologici, arricchiti dal dibattito etico uomo-macchina, dai limiti e dalle implicazioni sulla nostra vita dell’intelligenza artificiale e della domotica. E poi la immaginiamo già conversare con Alexa o Google Assistant.

Steve Urkel – Otto sotto un tetto (1989 – 1998)

Steve Urkel e Fonzie

Siamo sul finire degli anni Ottanta, ma Steve Urkel, uno dei personaggi seriali tra i più ricordati e amati, non poteva mancare in questa lista. “Sono stato io a fare questo?”, la sua frase-tormentone, così come la sua goffaggine riescono a farci sorridere anche a distanza di anni. Famoso per combinare disastri, quasi sempre per amore di Laura Winslow (Kellie Shanygne Williams), Steve si è imposto all’interno della celebre sit-com intitolata Family Matters. Il personaggio, interpretato da Jaleel White, infatti, sarebbe dovuto apparire solo in rare occasioni. Invece è finito per diventare una presenza fissa. Anzi, una presenza fondamentale, tanto da finire per sostenere l’impianto comico dell’intera sit-com. Tuttavia Steve, come la maggioranza dei personaggi delle serie tv del passato, oggi ci appare piuttosto piatto. Di rado sono emerse in lui delle sfumature caratteriali diverse da quelle che lo rappresentano come un pasticcione imbranato.

A guardarlo con la sensibilità attuale, infatti, Urkel sembra quasi una vittima degli sceneggiatori. Steve doveva incarnare l’archetipo del nerd e presenta tutte le esagerazioni e i cliché oggigiorno fortunatamente superati. Il suo personaggio è stato scritto in un’epoca in cui i nerd erano ancora visti come degli emarginati incapaci di adattarsi. La sua grande intelligenza, ad esempio, gli fa compiere delle azioni che agli occhi della famiglia Winslow sembrano bizzarre. Per questo il poveretto finisce spesso per apparire più come lo scemo del villaggio. Sia chiaro, l’effetto comico era voluto e rispetta gli standard creativi dell’epoca. Eppure Steve Urkel avrebbe ancora tanto da dire perché possiede già tutte le caratteristiche per diventare un personaggio a tutto tondo. Basterebbe solo farle emergere. È per questo che sarebbe bellissimo poter riscriverlo alla luce della sensibilità attuale, esplorando quei tratti che – giustamente – non sono stati approfonditi all’epoca in cui è nato.

Chrissy Snow – Tre cuori in affitto (1977-1984)

Chrissy Snow - Tre cuori in affitto

Three’s Company è la celebre sit-com dell’ABC basata sull’inglese Man About the House di Johnnie Mortimer e Brian Cooke. La storia ruota attorno a tre coinquilini single: Janet Wood (Joyce DeWitt), Chrissy Snow (Suzanne Somers) e Jack Tripper (John Ritter). I tre vivono, appunto in affitto, tutti insieme in un complesso di appartamenti di Santa Monica, in California. Lo show racconta quindi le scappatelle, le incomprensioni, la vita mondana e i problemi economici del trio. Anche in questo caso, però, il messaggio, allora dirompente, viene vanificato dal tempo, poco incline a tollerare certi stereotipi.

Chrissy è il cliché di Miss maglietta bagnata. È la regina delle “bionde stupide” che fatica a capire e interpreta male perfino i concetti più elementari. Oggi (fortunatamente) fatichiamo a trovare divertente l’idiozia di Chrissy che, invece, allora era uno spasso. La sua personalità è un condensato volutamente esagerato: è bionda, si confonde spesso, è ingenua, si comporta come una bambina. Ride perfino alle sue stesse battute e piange in modo sguaiato. Ci vorrebbe un grosso intervento di pulizia, ma Chrissy Snow, tolto ogni stereotipo, potrebbe diventare un gran bel personaggio, divertente anche nella sua ingenuità. E chissà, forse saprebbe riservarci le stesse sorprese che ci ha regalato Penny di The Big Bang Theory. Un personaggio che in una manciata di stagioni ha frantumato ogni pregiudizio legato all’idea di “bionda scema e svampita”.

Fonzie – Happy Days (1974 – 1984)

Fonzie

Arthur Herbert Fonzarelli: soprannominato Fonzie o The Fonz. Interpretato da un irresistibile Henry Winkler (che potete ritrovare in Barry) e doppiato in italiano dalla voce ormai inconfondibile di Antonio Colonnello, il personaggio con chiodo e maglietta bianca è diventato ben presto un’icona. Brillante, simpatico, esperto di motori e di donne si è subito imposto come un punto di riferimento sia per i Cunningham che per noi spettatori. Il suo passato è molto interessante, sebbene sappiamo poco. Fonzie è orfano, è cresciuto tra mille difficoltà e verrà “adottato” da adulto dalla famiglia protagonista della sit-com con Ron Howard, che gli affitta il piano di sopra del garage. Fonzie possiede una personalità già di per sé ricca di sfumature, sebbene prevalgono quei tratti che già all’epoca lo facevano apparire come una sagoma bidimensionale. Sarebbe molto bello poter esplorare a fondo la facciata che si nasconde dietro l’immagine di maschio alfa, di stereotipo del latin lover sciupafemmine. Il suo personaggio, sulla carta, già possiede i requisiti, dovremmo solo riportarli a galla.

Fonzie, infatti, compie un’evoluzione molto articolata per essere un personaggio di una sit-com delineato a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. Da prototipo di James Dean sbandato e ribelle, grazie anche alla sua nuova famiglia, Fonzie riesce progressivamente a far emergere il meglio di sé, trasformandosi in un jukebox di perle di saggezza progressiste, meno perbeniste dei polpettoni moraleggianti di Howard e Marion Cunningham. Emotivamente distaccato, calamita irresistibile per donzelle – che attirava con lo schiocco delle dita – a partire dalla terza stagione gli sceneggiatori hanno ben pensato di umanizzarlo. Così, finalmente, abbiamo avuto un piccolissimo assaggio delle sue debolezze. Peccato però che l’operazione è durata poco, ovvero fino a quando Fonzie non ha saltato quel maledetto squalo. Siamo nell’episodio 05×03 in cui il reparto creativo ha pensato di far saltare Fonzie al di sopra uno squalo mentre fa sci nautico. Una trovata che non fu accolta come speravano. Gli spettatori, infatti, la considerarono così sciocca che da quel momento la serie iniziò a perdere popolarità. Tanto che in seguito l’espressione “jumping the shark” diventerà una metafora per indicare la perdita di popolarità di una serie tv.

Peggy Bundy – Sposati… con figli (1987-1997)

Peggy Bundy

Wikipedia la descrive come: “la moglie e casalinga dalle acconciature anni sessanta, concentrata più sul suo look che sulle faccende domestiche”. Peggy (Katey Sagal) è uno dei personaggi principali della sit-com statunitense trasmessa sui canali Mediaset. Una serie tv allora già molto avanti in fatto di libertà civili e in cui apparì come guest star anche la drag queen Divine. Eppure la descrizione di Wikipedia, leggendola con la sensibilità attuale, fa sorridere (e un po’ rabbrividire). Erano certo tempi diversi. Peggy è sposata con un marito misantropo che tormenta per i soldi. Si rifiuta di svolgere qualsiasi faccenda domestica o trovare un lavoro. Inoltre è pigra, passa le giornate a guardare la tv e a fare shopping. Insomma, il suo personaggio rappresenta l’opposto del prototipo della moglie e casalinga perfetta allora ancora in voga sia in tv che nell’immaginario collettivo.

Per l’epoca Peggy era dunque un personaggio di rottura in una storia cinica e divertente. Tuttavia oggi non può funzionare in una situation comedy. Lo stereotipo della donna frivola interessata solo all’estetica, che di conseguenza “trascura” la famiglia, adesso, è una caratterizzazione troppo sessista. Inoltre non rende nemmeno giustizia a un personaggio che in realtà contiene in embrione delle caratteristiche che sarebbe bello poter sviluppare in profondità. L’umorismo di Married… with Children è misogino e poco bilanciato. Ribadiamo, per gli anni ’80 si trattava comunque di un personaggio innovativo. Peggy sembra quasi l’antenata di Bonnie Plunkett (Allison Janney) della sit-com Mom, una commedia dal sapore amarognolo, capace di scavare in profondità per restituirci dei personaggi tridimensionali, sfumati e ben caratterizzati. Proprio come potrebbe diveltarlo Peggy con una riscrittura più accurata.

Serg. Bosco Albert “P.E.” Baracus – A-Team (1983-1987)

Mr T e Fonzie

A-Team è una serie tv leggendaria, parodiata e ricordata in ogni occasione utile. Nel settembre 2015, la Fox aveva annunciato perfino un reboot con Chris Morgan come produttore esecutivo e una squadra composta da personaggi sia maschili che femminili. Del progetto non si sa ancora molto. Ma Mr. T, nel 2021, ha dichiarato in un’intervista a Pop Culture che “potrebbero anche realizzarne un reboot ma non sarebbe la stessa cosa. Non sarebbe affatto come l’originale. Ci hanno già provato con il film e non ha funzionato”. L’attore e wrestler che interpretava Serg. Bosco Albert “P.E.” Baracus in parte ha ragione. Quanto potrebbe funzionare oggi una serie tv nata in un contesto così diverso e con delle caratteristiche tanto forzate?

Il sergente, soprannominato “Pessimo Elemento” e abbreviato in “P.E.” Baracus, ha un carattere ruvido, è muscoloso e imponente. Se ne va in giro a sfoggiare il suo braccio di ferro, il taglio di capelli “alla mohicana”, delle vistose collane d’oro e degli orecchini piumati. Forte fuori, eppure così tenero dentro. Beve latte a profusione, lavora come volontario per un centro di accoglienza per bambini poveri e odia volare. Non importa quanto siate affezionati allo show. Sebbene qualche tratteggio di profondità, i personaggi di A-Team presentano una caratterizzazione oggi improponibile. L’immagine di Mr. T al volante del famosissimo furgone nero con le bande rosse laterali è storia. Eppure, sebbene alcuni tratti umani, “P.E.” Baracus resta un personaggio bidimensionale, conosciuto soprattutto per la forza e per l’atteggiamento da duro. Noi però sappiamo che dietro quelle catenine d’oro si nasconde una storia molto più interessante. Quindi, alla luce di queste considerazioni, un reboot con il cast originario avrebbe molto senso perché ci permetterebbe di approfondire le personalità dell’A-Team, soprattutto quelle del personaggio leggendario di Mr. T.

Jonathan Chase – Manimal (1983)

Minimal

Manimal è una serie di fantascienza creata da Glen A. Larson (Galactica, Magnum, P.I.) e trasmessa da NBC. La serie tv ha avuto un inizio e una fine burrascosi ed è considerata dalla critica come uno dei peggiori show fantascientifici di sempre. TV Guide, ad esempio, nel 2002 l’ha inserita al numero 15 della lista dei 50 peggiori programmi televisivi di tutti i tempi. Il Late Night di David Letterman, invece, l’ha parodiata in diverse occasioni sottolineando quanto fosse ridicola. Il problema di un’accoglienza tanto negativa sta forse nella resa degli effetti speciali, allora troppo costosi per una serie televisiva. L’attore protagonista, Simon MacCorkindale, veste i panni del dottor Jonathan Chase, un esperto in scienze del comportamento animale che scopre di possedere il potere di trasformarsi in qualsiasi animale desideri. Mosso da un senso civico ammirevole, il professore decide di mettere a disposizione della polizia questa sua abilità per risolvere i crimini. La trama, di per sé, è interessante, ma lo sviluppo fu improponibile.

La premessa (cioè le innumerevoli trasformazioni in animale) non poteva essere soddisfatta a causa delle restrizioni tecnologiche della tv dei primi anni Ottanta. Così assisteremo a delle trasformazioni in lentissimi timelapse, ridicole anche per l’epoca, oppure la trasformazione non avveniva proprio e d’improvviso ci ritrovavamo davanti un delfino o un toro. Con la tecnologia di morphing all’avanguardia di cui disponiamo oggigiorno, invece, la storia potrebbe diventare molto interessante, così come il personaggio di Chase. Senza contare che durante le trasformazioni erano soliti ricorrere a stereotipi etnici o di genere per fare allusioni o paragoni oggigiorno inaccettabili.

Come abbiamo visto, Fonzie, “P.E.” Baracus o Super Vicki contengono già in embrionie delle caratteristiche complesse che sviluppate in profondità potrebbero trasformarli in personaggi tridimensionali, sfaccettati e complessi ancor più grandiosi.

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