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Sliding Doors: Oberyn sconfigge la Montagna e cambia il corso di Game of Thrones

ATTENZIONE: l’articolo contiene riferimenti e spoiler indiretti su Game of Thrones.

“Non sarò io a morire oggi” aveva detto Oberyn Martell prima di imbracciare la spada, baciare la sua concubina e mandar giù l’ultimo sorso di vino prima dello scontro con Gregor Clagane. Ora Tyrion osservava il duello, restava concentrato sulla strana danza del principe e pensava che, dopotutto, la Vipera rossa qualche possibilità di battere la Montagna e uscirne vivo poteva averla. Doveva essere così, non gli restava che sperarlo. La sua libertà e la sua vita erano indissolubilmente legate alla lama della spada di Oberyn. Era stata una buona quella di reclamare il verdetto per singolar tenzone? Forse avrebbe dovuto dar retta a suo fratello Jaime e accettare l’esilio sulla Barriera, tra i Guardiani della Notte. Almeno avrebbe avuto salva la vita. Ma un attimo dopo realizzò che Cersei non si sarebbe accontentata e avrebbe convinto suo padre a giustiziarlo, in una maniera o nell’altra. Oberyn poteva essere davvero la sua unica – e ultima – speranza.

“L’hai stuprata, l’hai ammazzata, hai ucciso i suoi figli”, le urla del principe della casa Martell squarciavano il silenzio che era calato all’improvviso sui duellanti. Il volto di Tywin Lannister era una maschera di ghiaccio, eppure Tyrion intuiva che, dietro la corazza, un fremito di terrore stava percorrendo anche la sua schiena. “Elia Martell: dì il suo nome!”. Gregor Clagane era sdraiato con la schiena a terra, sanguinante. “L’hai stuprata, l’hai ammazzata, hai ucciso i suoi figli. Chi è che diede quell’ordine?”. La Montagna respirava a fatica ma, tra un rantolo e l’altro, ebbe la forza di tirar fuori un ghigno sprezzante guardando Oberyn dritto negli occhi. Fu a quel punto che la Vipera rossa calò il colpo di grazia sull’avversario, senza aspettare una risposta, accecato dall’ira e desideroso di sangue (ecco come è andata invece in Game of Thrones). Cersei si lasciò scappare un gridolino di terrore, Ellaria Sand corse ad abbracciare il suo amante. Jaime guardò subito Tyrion, cercando il suo sguardo. Il fratello contraccambiò ma sembrava non provare nulla, era come paralizzato dalla scena, il sollievo per il pericolo scampato faceva fatica a farsi largo sul suo piccolo corpo irrigidito, come sotto shock.

Da quel momento in avanti, la storia di Game of Thrones sarebbe cambiata per sempre.

Era stato chiaro a tutti sin dall’inizio che la visita di Oberyn Martell ad Approdo del Re aveva un solo obiettivo: reclamare verità e giustizia per sua sorella Elia, uccisa insieme ai due figli dopo che Rhaegar Targaryen era stato sconfitto al Tridente. Erano stati proprio gli uomini di Lord Tywin, a quanto si diceva, ad ordinarne l’uccisione. Il Primo Cavaliere intuiva che Oberyn potesse rappresentare una minaccia in quel momento, ma non aveva messo in conto che si sarebbe offerto come ancora di salvezza per suo figlio Tyrion, sfidando la sua autorità e accusandolo pubblicamente di un atto orribile come l’uccisione della principessa Elia. Cersei era furibonda e già meditava vendetta, ma a quel punto c’erano questioni più urgenti da risolvere. Oberyn aveva dichiarato guerra ai Lannister, in un momento particolarmente delicato per la tenuta del regno. Re Joffrey era stato assassinato al suo stesso matrimonio e nessun colpevole aveva ancora pagato per un così codardo regicidio. Al suo posto, sul Trono di Spade, era salito un ragazzino ancora troppo giovane per ispirare lealtà e autorevolezza. Era Tywin Lannister che regnava su Westeros, tutti lo sapevano. Ma persino il cerchio magico dell’uomo più potente dei Sette regni aveva dimostrato di avere delle falle, degli spifferi nei quali si erano insinuati i traditori che lo avevano colpito dritto al cuore (per approfondire la figura di Tywin in Game of Thrones, leggi qui).

Ora i suoi nemici sapevano che anche Tywin Lannister era vulnerabile.

Lancia del Sole, Dorne. Qualche mese più tardi.

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A Doran Martell non piaceva la guerra, non finiva mai bene. Eppure, non aveva avuto altra scelta quando suo fratello, il principe Oberyn, aveva sfidato pubblicamente lord Tywin nella sua stessa fortezza. Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati. Era questo che recitava il motto della casa Martell. Doran era stanco e invecchiato, gli anni che gli restavano li avrebbe trascorsi volentieri in questioni meno gravose delle strategie militari, lontano dai consigli permanenti di guerra. Oberyn si era messo a capo dell’esercito, quella era la sua guerra, Doran lo sapeva. Aveva combattuto con grande coraggio e i risultati non si erano fatti attendere. Sfidare i Lannister significava sfidare l’esercito più organizzato di Westeros. E anche più ricco, considerando che i Tyrell si erano subito resi disponibili a finanziare la guerra di re Tommen, che poi era la guerra di Tywin Lannister. I dorniani erano partiti da una condizione di notevole svantaggio, il guanto di sfida della Vipera rossa era stato un azzardo. Ma la gente del sud aspettava da anni l’occasione di rivalsa contro le famiglie dei Sette regni. Per troppo tempo il popolo di Dorne se ne era stato buono ai confini del continente, era giunto il momento di combattere e in questo il carisma di Oberyn giocava un ruolo fondamentale.

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Malgrado lo svantaggio numerico e logistico, Doran contava su un dato: i Lannister erano sì riusciti a conquistare il potere, ma avevano ancora troppi nemici annidati nel cuore dei Sette regni. Nemici che non aspettavano altro che un rullo di guerra. Fu così che la casa Arryn si schierò con i dorniani nell’assalto alla capitale. Lysa Arryn era morta, caduta non si sa come nella Porta della Luna, e il controllo della Valle era passato nelle mani di Lord Bealish e della sua protetta Sansa Stark, che lo amministravano per conto del giovane Robin. Era l’occasione, per lady Stark, di liberarsi una volta per tutte della regina Cersei e vendicare la sua famiglia.

Accerchiato a nord e a sud dagli eserciti nemici, Lord Tywin aveva chiamato a raccolta i suoi vassalli. Roose Bolton si era mosso con estrema lentezza dal Nord, lasciando pochi uomini a presidio di Grande Inverno, che per il momento non correva minacce. I Frey, mal equipaggiati e assemblati alla rinfusa, avevano lasciato le Torri Gemelle per sorprendere alle spalle gli assedianti, ma le ultime notizie giunte a Lancia del Sole parlavano di un’imboscata della Fratellanza Senza Vessilli, guidata dal vecchio Berric Dondarrion e dal Mastino, che tutti credevano morto. Voci insistenti raccontavano anche di una ragazzina che aveva fatto strage di Frey, ma le notizie arrivavano confuse e nessuno sapeva di chi si trattasse.

Intanto, mentre le notizie dell’assedio arrivavano da Approdo del Re, Doran Martell aveva davanti ai suoi occhi ser Jaime Lannister, lo Sterminatore di Re.

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Aveva fatto tanta strada, completamente solo e vestito da mercante, per portare in salvo la giovane Myrcella, ostaggio d’eccezione di Dorne. Ser Jaime aveva una strana luce negli occhi, qualcosa che somigliava a una vena di follia. L’uomo più prezioso per Tywin Lannister era andato dritto nella tana del nemico. Possibile volesse solo rapire e portare in salvo la principessa Myrcella? E perché non era a combattere al fianco di suo padre? Dopo il duello tra Oberyn e la Montagna, Tyrion era fuggito, probabilmente spaventato dalla collera di sua sua sorella Cersei che, com’era noto, avrebbe fatto di tutto pur di vederlo morto. Per molto tempo non si era saputo più nulla del mezzo uomo, poi un giorno, gli uccellini di Varys arrivarono finalmente a Dorne. Tyrion Lannister era diventato Primo Cavaliere di Daenerys Targaryen, la giovane madre dei draghi. Tante storie si raccontavano su di lei e sui suoi tre draghi. Storie che venivano da Essos ma che presto si sarebbero intrecciate con i destini del continente occidentale. Tyrion era riuscito a persuadere la regina Targaryen a stringere un’alleanza con la casa Martell. Dorniani e Targaryen avrebbero combattuto insieme per liberare il Trono di spade, dopotutto Elia Martell aveva sposato il principe Rhaegar, al quale Daenerys era molto legata.

Doran era disposto a cederle il controllo sui Sette regni – che lei diceva di voler trasformare in qualcosa di nuovo, mai visto a Westeros – chiedendo in cambio nient’altro che pace e giustizia e delle condizioni più dignitose per la sua gente. Ma che era venuto a fare fin lì Jaime Lannister? Forse era stato incaricato di ucciderlo? Suo padre aveva dato in sposa la regina Cersei a Roose Bolton per mantenere il controllo sul Nord. A guerra finita si sarebbe celebrato il matrimonio, anche se tutti sapevano che Cersei avrebbe fatto saltare in aria il tempio di Baelor con tutti gli uomini scuoiati dentro se fosse servito a far saltare un tale accordo. “Perché sei qui, ser Jaime?”, gli chiese Doran Martell. Lo Sterminatore di Re accarezzò la mano mozzata prima di rispondere. Prendere una decisione contro il volere di suo padre non lo metteva a proprio agio, ma si fece coraggio, valutò tutte le conseguenze di quella guerra e guardò Doran Martell dritto negli occhi: “sono qui per trattare la pace”.

Grande Inverno. Poche settimane dopo.

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Stannis Baratheon entrò nel portone di Grande Inverno accompagnato dalla strana quiete che segue la battaglia. Ramsey Bolton era un ragazzo molto astuto e senza scrupoli. La sua strategia difensiva aveva messo in difficoltà l’esercito di Stannis alla prime battute. Ma la penuria di mezzi e il numero ridotto di uomini alla fine l’avevano data vinta al secondogenito di casa Baratheon, che ancora reclamava il Trono di Spade. Nessuno aveva capito perché Stannis si fosse spinto fin lassù. I suoi nemici erano ad Approdo del Re, la guerra che voleva vincere era quella contro i Lannister. Eppure, il lord di Capo Tempesta si era spinto fin oltre la Barriera, dove – si vociferava – presto o tardi ci sarebbe stata un’epica battaglia tra le nevi. Aver riconquistato Grande Inverno aveva un valore simbolico per Stannis. Il Nord doveva riunirsi sotto il suo comando per combattere contro le creature al di là della Barriera, ma le difficoltà in cui si trovavano in quel momento i Lannister lo avevano persuaso che la lotta ai non-morti poteva essere rinviata. Pochi giorni prima era arrivata la notizia che lord Tywin Lannister era stato ucciso in battaglia dal principe Oberyn. I soldati avevano resistito, Loras Tyrell aveva preso il controllo delle truppe, ma i leoni di Castel Granito avevano ormai le ore contate. Stannis non avrebbe avuto occasione migliore per riprendersi ciò che era suo di diritto.

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Mentre organizzava le truppe per la partenza verso Sud, un corvo arrivò a Grande Inverno. Il messaggio arrivava dalla Fortezza nera, doveva essere Jon Snow a scrivere. Davos glielo porse e Stannis ne lesse il contenuto: “l’esercito dei Bruti si è ricompattato al di qua della Barriera, i Guardiani della notte hanno inviato messaggi a tutti i castelli del Nord. Il Re della Notte è pronto a spingersi verso Westeros, le vite di tutti gli abitanti dei Sette regni sono in pericolo. L’inverno è arrivato…” (per capire come è finita veramente Game of Thrones, potete recuperare la serie su NOW).

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