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Il film della settimana: Burn After Reading – A prova di spia

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Burn After Reading – A prova di spia.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Burn After Reading? Ecco la risposta senza spoiler

Disponibile su Amazon Prime Video, Sky, Now e Infinity, Burn After Reading si concentra sull’agente della CIA Osbourne Cox, sollevato dal lavoro per i suoi problemi con l’alcol. Sul piano privato non gli va meglio, dato che la moglie Katie lo tradisce e medita il divorzio. Quest’ultima, infatti, fruga nel PC dell’uomo e copia su un CD alcuni file da usare come leva, tra cui inconsapevolmente le scottanti memorie che Osbourne stava scrivendo sui suoi anni passati nell’agenzia. Peccato che proprio quel CD venga lasciato nella palestra dove lavorano Linda Litzke e Chad Feldheimer. Credendo ci siano informazioni governative importanti, ricattano l’ex agente, chiedendogli dei soldi in cambio del disco. Intanto, Linda inizia a frequentare lo sceriffo federale Harry Pfarrer, che altri non è che l’amante di Katie – e non solo. Tra ostacoli, incidenti, casualità ed equivoci, le cose per i protagonisti precipitano in fretta, portandoli verso un epilogo sorprendente.

Sono i fratelli Coen a firmare un film che, a primo acchito, sembra una loro opera minore, considerando che solo l’anno precedente avevano sfornato quel capolavoro chiamato Non è un paese per vecchi. Sarebbe però una lettura superficiale. Questa spy story grottesca si colloca perfettamente nella loro filmografia, risultando una satira sull’insensatezza e sul caos delle vicende umane. I Coen si divertono a ridicolizzare il sistema politico e burocratico statunitense, pieno di persone paranoiche e immorali, e la classe media, mai contenta di quello che ha. Costruiscono una commedia spumeggiante, sociale, tagliente e nera quanto basta, piena di battute irresistibili e straordinarie star hollywoodiane che si divertono interpretando degli autentici imbecilli: da Brad Pitt (Chad) a George Clooney (Harry), passando per John Malkovich (Osbourne), Tilda Swinton (Katie), J. K. Simmons (Direttore CIA) e Frances McDormand (Linda).

Burn After Reading è, dunque, molto di più della copertina che presenta, dimostrando che si possono fare film “leggeri” dalla qualità elevatissima. E dopo averlo visto – e dovete, solo per l’interpretazione di Brad Pitt – tornate a leggere la nostra recensione.

SECONDA PARTE: La recensione (con spoiler) di Burn After Reading

Burn After Reading

Tornati al loro primo amore, ovvero la commedia nera, i Coen costruiscono una spy story al limite del demenziale, che fa la parodia sia ai grandi classici alla Spie come noi di Landis, sia a film più recenti come i vari Jason Bourne – con quest’ultimo ha in comune l’ambientazione della Virginia. Sembra una pausa di puro intrattenimento nella filmografia dei due fratelli, quasi uno scherzo dopo opere impressionanti come Fargo, Il Grande Lebowski o Non è un paese per vecchi. Tuttavia, come succede sempre con registi di questo calibro, le cose sono molto più complesse di come appaiono a un primo e superficiale sguardo. Emerge chiaramente la loro vena autoriale pure in Burn After Reading, mettendo in luce i vizi più oscuri e le paranoie più bizzarre che albergano nell’animo umano.

Portando avanti una tragicomica e pungente satira sull’America di Bush, vediamo come il tema dell’idiozia sia il filo conduttore di Burn After Reading. Il cui risultato non può essere che caos, azioni assurde ed egoismo allo stato puro, senza alcuna logica.

Tutti i personaggi, infatti, sono ossessionati dall’apparenza, dall’essere spiati e sono talmente concentrati su loro stessi che, inevitabilmente, arriveranno a tradire le persone a loro più care senza pensarci due volte. Pensiamo a Osbourne, intento a scrivere delle inutili memorie sulla sua vita solo per essere ricordato, pur essendo un agente della CIA inetto, alcolizzato e violento; a Katie interessa soltanto il denaro del marito, mentre l’esistenza di Harry è totalmente concentrata su due cose: sesso e sport. Pure i personaggi che dovrebbero essere positivi, in realtà, non lo sono pienamente: Chad è un perfetto idiota, sempre con le cuffie nelle orecchie e il Gatorade in mano; Lizzie è talmente convinta di aver bisogno di un intervento estetico che non solo rifiuta le avance degli uomini (preferendo storie virtuali e, dunque, senza contatti fisici), ma è disposta, per ottenere i soldi necessari all’operazione, a coinvolgere i russi nel suo tentativo di ricatto a Cox, minacciando di vendere ai “nemici” i suoi segreti di stato. Questo perché in Burn After Reading non ci sono buoni o cattivi, ma solo delle macchiette i cui comportamenti sono imprevedibili e folli, che cercano di realizzare sogni chiaramente impossibili. Anche se loro non lo vedono.

Brad Pitt e Frances McDormand come Chad e Lizzie

Macchiette che sono perfettamente interpretate da un cast straordinario e per niente facile da tenere a bada. Cosa che, però, i Coen fanno egregiamente.

La genialata, infatti, sta nel non farci mai dimenticare l’attore o l’attrice che presta il volto a quel dato personaggio, ma nel caricare le caratterizzazioni lavorando proprio sull’interprete stesso – e facendoci in questo modo appassionare ai personaggi. Così, da una parte osserviamo Harry, Chad e gli altri mentre sono intenti a svolgere i loro compiti e a vivere la loro vita; dall’altra, invece, pensiamo a quanto George Clooney, Brad Pitt, Frances McDormand, John Malkovich siano bravi nell’interpretare dei perfetti idioti per i Coen. Un dualismo che, appunto, eleva quello che poteva essere un semplice intrattenimento minore a squisita commedia dal livello elevato e che non si scorda le magnifiche cose che il cinema è in grado di fare con questo genere.

Parlando di Brad Pitt, Chad è uno dei ruoli più memorabili della sua carriera, dimostrando come non sia solo un bellissimo faccino, ma un attore completo e a tutto tondo, in grado di coprire i generi più disparati. Chad, infatti, è un imbecille fuori dal mondo, di quelli da prendere a schiaffi; eppure, è talmente ingenuo e inetto da essere davvero divertente. Indimenticabile il suo dialogo al telefono con Osbourne, così come l’accoppiata vincente con una sempre bravissima e tagliente McDormand; i due, infatti, creano una delle più inaspettate e affiatate coppie comiche degli ultimi anni. Quella di Brad Pitt è la stessa decostruzione che avviene per George Clooney ed entrambi ci rivelano un’autoironia formidabile. È ben evidente il suo divertimento nel girare Burn After Reading, interpretando questo traditore seriale, uno dei peggiori che si possa incontrare, ma che strappa grosse risate con le sue continue nevrosi – ad esempio quella sul formaggio di capra e sul parquet– e con i suoi modi di fare tra lo stupido e l’arrogante. Senza dimenticare che è coinvolto in una trovata comica eccezionale, ovvero quella della sedia del piacere.

Swinton – che già aveva lavorato con George Clooney in Michael Clayton – incarna perfettamente la donna in carriera insensibile e Malkovich, completamente a briglie sciolte, si cala così bene nelle vesti della spia incompetente e alcolizzata che resta difficile non tifare per lui, soprattutto quando si prodiga in quelle sfuriate epice verso chiunque incroci il suo cammino.

Burn After Reading
George Clooney e Tilda Swinton come Harry e Katie

Dunque, i Coen riescono a mettere in ridicolo queste star hollywoodiane alla George Clooney con grandissima eleganza, valorizzando il loro lato autoironico; allo stesso modo, si prendono gioco del genere spionistico e dei meccanismi hitchcockiani che chiaramente conoscono alla perfezione.

La trama della pellicola, se ci pensiamo, è tanto semplice quanto splendidamente realizzata, con questa spy story in cui il ritmo è incalzante e senza momenti morti, le inquadrature studiate dettagliatamente, i dialoghi inarrivabili e dagli ottimi tempi, la musica e la fotografia efficaci, le scene e i movimenti di macchina perfettamente orchestrati. Soprattutto, questo film grottesco e satirico nasconde un retrogusto amaro, regalandoci un dipinto privo di speranza del nostro modo e una riflessione deprimente sulla degenerazione dei rapporti umani. Del resto, basti vedere le coppie o le amicizie all’interno di Burn After Reading, drammatiche nella loro tragicità. Quelle donne e quegli uomini, poi, ci restituiscono esattamente le paure e le ossessioni che popolano la contemporaneità: la perdita della bellezza e della giovinezza, la solitudine, la monotonia, ma anche il desiderio di trasgressione portano i protagonisti a ricorrere a incontri virtuali, a interventi estetici, all’alcol, a ricatti che, inevitabilmente, finiranno malamente. Tutto pur di fermare la vecchiaia o ridurre la confusione di un’epoca smarrita.

Si nascondono da chi sono, dalle loro insicurezze e dai problemi che non affrontano; non ci provano nemmeno. Peccato che quelli non spariscano, così come le conseguenze dei loro gesti, conducendoli verso un declino inevitabile in cui l’happy ending non è calcolato come una delle possibili soluzioni. Per questo è inutile cercare una morale nei film dei Coen, compreso Burn After Reading. Perché nemmeno il cinema ce l’ha.

Nel delineare la realtà per poi capovolgerla in un desolante e surreale ritratto, si arriva a un finale che, sebbene sia stato definito troppo brusco, riesce a racchiudere perfettamente il senso di Burn After Reading. Dopo aver parlato sarcasticamente e cinicamente della pochezza e dell’insensatezza del genere umano, con quel riassunto che fa alla fine la CIA sulle morti e i rischi corsi, i Coen chiudono dicendoci di non comprendere cosa e perché siano successe quelle cose e, soprattutto, che non c’è possibilità di concludere o imparare niente da esse. Non c’è, appunto, la morale della favola. E la conclusione è che non ce n’è una. E allora, non gli resta che scappare e allontanarsi da quella vicenda e da quei personaggi, con quell’inquadratura satellitare che ci saluta, dandoci appuntamento alla prossima avventura firmata Joel ed Ethan Coen.

Il film della scorsa settimana: The Master