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Serie TV - Hall of Series » Euphoria » Il Sam Levinson di The Idol è lo stesso Sam Levinson di Euphoria?

Il Sam Levinson di The Idol è lo stesso Sam Levinson di Euphoria?

Dopo il rumore causato da quello che, senza mezzi termini, possiamo definire come uno dei più grandi flop di questa prima parte del 2023 in ambito seriale, ovvero The Idol, riteniamo lecito interrogarci sul lavoro svolto da Sam Levinson, autore della serie HBO e già noto al pubblico per aver ideato e scritto la pluripremiata Euphoria. Quanto c’è effettivamente del Levinson di Euphoria in The Idol? Già un articolo del New York Times dello scorso anno, dal titolo “They are fans of Euphoria, buy not of its creator”, lo “condannava” a vivere di luce riflessa grazie alla sua grande intuizione, per cui aveva già ricevuto diverse critiche per via dei temi e delle immagini molto forti della serie; ma Levinson, che non ha mai nascosto di aver scritto Euphoria prendendo spunto dalla sua stessa esperienza di vita, non sembra disposto a lasciarsi intimidire da scandalo alcuno e, ciò che The Idol rappresenta, ne è la dimostrazione. Oggi, con la massima onestà possibile e senza dilungarci in “opinioni colorite”, proviamo a comparare le due opere televisive di Sam Levinson, per capire quanto ci sia dell’autore di Euphoria nella sua ultima creazione, The Idol.

Non ci sono più gli scandali di una volta

Euphoria (640×360)

Euphoria, già di per sé, è una serie con cui Levinson sapeva di andare incontro a parecchie controversie: abuso di droghe, sessualità spinta ed esibita, oggettivazione delle donne e persino criminalità minorile. Ecco, effettivamente, paragonando le due opere, la lista di controindicazioni più lunga sembrerebbe appartenere proprio alla serie con protagonista Zendaya, cui personaggio tra l’altro è ispirato direttamente allo stesso Levinson, almeno così lui dice; eppure, The Idol è stata letteralmente massacrata, nonostante le mire tematiche dell’autore fossero ben conosciute nell’ambiente. Tuttavia, è molto importante ricordarsi di non strafare: con Euphoria, Levinson ha dipinto un trattato adolescenziale, che piaccia o no, in cui le nuove generazioni continuano a riconoscersi, seppur con le debite distanze. Euphoria è eccesso, condizioni di vita estreme, insoddisfazione e noia adolescenziale che si tramuta in abuso e violenza, ma racconta comunque una realtà esistente e facilmente riconoscibile. The Idol no. The Idol non fa niente di tutto ciò. Nessuno si sorprenderebbe nel vedere Lily-Rose Depp entrare a far parte del cast della prossima stagione di Euphoria, ma il contrario farebbe storcere il naso. The Idol punta tutto esclusivamente sulla dimensione scandalistica: racconta la vita di una pop star moderna che, rispetto ai giovani di Euphoria, ha in più soltanto la fama. Non è sicuramente poco, ma è come se questo sia bastato per abbagliare Sam Levinson e convincerlo a realizzare questo flop.

sam Levinson
The Idol (640×360)

In The Idol c’è tanto di Levinson, in realtà. Al di fuori dello schermo televisivo, l’autore era già stato criticato ai tempi del suo primo film, Malcolm & Marie, con protagonisti John David Washington e proprio Zendaya, soprattutto perché dai dialoghi del film si poteva cogliere un filo di senso critico nei confronti del business cinematografico, cosa che accade nuovamente in The Idol, seppur con l’industria musicale di mezzo. E’ un po’ come se, con questi scandali, Sam Levinson volesse di proposito stuzzicare quelli che avranno il compito di criticare il suo lavoro, anticipandone le mosse. Ma evidentemente, con The Idol, non ha funzionato nemmeno lo scandalo. Una sceneggiatura debole, scarna e mal distribuita, con buchi di trama e pochissima enfasi sui personaggi, ed è forse proprio questo l’aspetto più critico, quello che ci si aspettava di meno. Sì, perché in Euphoria Sam Levinson ci aveva raccontato un mondo che dipendeva direttamente dalle personalità che lo abitavano (basti pensare all’enfasi messa nel racconto della vita di Fez), e che nell’intrecciarsi delineavano i momenti salienti dell’intera serie. In The Idol tutto ciò viene a mancare in favore della ricerca di un’estetica che lascia molto a desiderare. Ottima fotografia, ottimi costumi e inquadrature, ma l’estrema lentezza forse è meglio lasciarla agli spot pubblicitari per profumi, perché con tutta questa estetica si va a perdere completamente di vista l’importanza della trama e dei suoi “abitanti“. Non che Izaak o Chloe non siano due personaggi interessanti, anzi, ma non sono stati proprio tirati in causa, appena accennati, come del resto pressoché tutto ciò che accade in The Idol.

Estetica vs. contenuto

sam Levinson
Rue (640×360)

Se volessimo fare un parallelismo forzato tra le due creature tv di Sam Levinson, si potrebbe vedere Jocelyn come la cantante che tutti i ragazzi di Euphoria ascoltano, Rue in primis. I princìpi sono molto simili e il target d’età è più o meno equivalente; ma, al di là di questo, il problema non sta tanto nella compatibilità tra i personaggi, quanto più nel modo di raccontarsi e di rapportarsi con il pubblico che questi hanno: Euphoria è un dramma che fa della propria coralità la sua arma vincente, mentre The Idol, puntata dopo puntata, lascia che Jocelyn e Tedros (The Weeknd) si isolino sempre di più e mostrino il peggio di se stessi, dando l’idea di un labirinto mentale che invece in Euphoria è molto più a portata d’uomo (e di spettatore). In sostanza, il pubblico non ha capito i protagonisti di The Idol perché questi non hanno voluto farsi capire. Levinson ha rinunciato a dialogare con il pubblico e a farsi apprezzare, ha preferito cambiare totalmente modus operandi, puntando sì su personalità che rimandano all’immaginario di Euphoria, ma cercando lo scandalo e la sua automatica demistificazione laddove, invece, di scandali di questo tipo le persone sono ormai sature da un bel pezzo.

sam Levinson
Jocelyn (640×360)

E cosa gli è rimasto? Un bel mucchio di niente, recitava un vecchio meme, ed è un po’ la stessa cosa per Levinson, che nel cercare l’estetica e il gossip ha perso per strada tutto il resto, complice un The Weeknd totalmente inadatto e, a quanto si dice, carico di un po’ troppe responsabilità. Poi sì, sicuramente c’è un filo diretto che ha in qualche modo ispirato Levinson, tra Euphoria e The Idol, ma in sostanza sembrano i due esatti opposti: la prima veniva criticata proprio per un’estetica “finta” rappresentata dal solo effetto patinato della telecamera, The Idol, invece, sembra limitarsi solo ed esclusivamente a quell’aspetto. In termini di narrativa le differenze sostanziali sono davvero tante, e probabilmente non ci sarà nemmeno il modo di essere smentiti da una seconda stagione, fatto sta che tra Euphoria e The Idol ci passa di mezzo l’intero oceano, ma per capire bene che cosa non ha funzionato in questo passaggio, basta pensare al fatto che Euphoria, che non è priva di difetti, si rivolge a qualcuno, dialoga, si esprime, mentre The Idol è una scatola di quelle tipo rompicapo, impossibili da aprire e, una volta aperte, totalmente deludenti.