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The Idol – Anche HBO fallisce

Prima che The Idol avesse luce se ne sono dette molte. La presentazione al Festival di Cannes aveva già fatto sorgere qualche dubbio quando la critica cominciò a scagliarsi contro la produzione giudicandola soltanto come un porno legalizzato. L’inchiesta di Rolling Stone aveva d’altronde già gettato qualche ombra sulla struttura della serie, ma anche sul suo dietro le quinte. La direzione della serie era infatti inizialmente stata affidata alla regista Amy Seimetz (The Girlfriend Experience, She Dies Tomorrow) ma, come riporta il sito, quest’ultima decise di farsi fuori perché la sua idea di direzione non coincideva con l’essenza di The Idol. HBO decide così per un cambio di guida e gioca una delle carte più promettenti di questi anni: Sam Levinson, il regista di Euphoria. Intelligentemente, l’emittente televisiva più forte di sempre sceglie così di appoggiarsi a delle garanzie che sembravano non poter far mai fallire il nuovo progetto. Per prima cosa, come detto, tira fuori uno dei registi del momento, e dopodichè si accerta che i grandi nomi non stiano soltanto dietro la telecamera, ma anche davanti a quest’ultima. I due protagonisti erano infatti niente di meno che la figlia d’arte e modella LIly-Rose Depp e The Weeknd, un artista musicale dalla carriera avviata che però si mostrerà presto inadatto al suo ruolo da attore.

Gli ingredienti erano dunque promettenti, e anche l’obiettivo narrativo della serie sembrava interessante. Eppure, The Idol ha fallito immediatamente, diventando una delle Serie Tv con più recensioni negative del periodo, uno dei fallimenti più eclatanti della grande, e apparantemente infallibile, HBO

The Idol
The Idol (640×360)

Quando The Idol ha svelato la propria trama che, ricordiamo, sembrava voler raccontare lo sfruttamento dell’industria musicale sui suoi cantanti, l’entusiamo era alle stelle. La mitica Lily-Rose Depp sembrava star facendo il proprio vero esordio in una produzione HBO all’apparenza forte, capace di ancorarsi al mondo della serialità in modo permanente, eppure il fallimento è presto stato dietro l’angolo. Quando The Idol stava per arrivare tutti parlavano delle possibili ispirazioni da cui la serie aveva attinto. C’era chi diceva che Britney Spears fosse l’idolo di cui la serie di Levinson voleva velatamente parlare, e c’era chi pensava che al centro della storia ci fosse Selena Gomez. Eppure, soltanto guardando la serie abbiamo potuto comprendere che probabilmente The Idol non si ispirava a nulla e che quella storia che sembrava voler raccontare non l’ha mai davvero raccontata.

The Idol cerca di parlare di sfruttamento attraverso Jocelyn, una cantante pop che, dopo la morte di sua madre, cade in un vortice di tristezza da cui non sembra riuscire a tirarsi fuori. In uno dei suoi momenti più vulnerabili arriva Tedros, un ragazzo che fin da subito si insinua nella sua vita e che immediatamente sembra volerne prendere il totale controllo insieme al resto dei suoi amici, un gruppo di talenti che quest’ultimo ha trovato e che proveranno a raggiungere il successo attraverso la cantante. Leia, l’agente e migliore amica di Jocelyn, immediatamente capisce la pericolosità di Tedros che, intanto, sta prendendo il pieno possesso della casa spingendo Jocelyn a perdersi ancora di più e quasi del tutto.

Lo sviluppo della serie non va per il verso giusto fin dal primo episodio. Le puntate sono statiche e piene di momenti estremamente vuoti, personaggi futili. Il rapporto tra Tedros e Jocelyn non ci svonvolge e non ci fa pensare a una manipolazione. Semplicemente ci mette a disagio, ci imbarazza attraverso scene spinte e ridicole che mai, neanche per un attimo, riescono a farsi prendere sul serio. The Idol diventa così ben presto la parodia di se stessa, il punto più basso che si potesse raggiungere. Viste le premesse, la puntata finale non portava con sé molte aspettative, e per fortuna. Se esiste una definizione di disastro, questa ha certamente a che fare con i cinque episodi della serie che, come se non bastasse, giungono alla fine nel modo peggiore che si potesse immaginare.

The Idol (1200x675)
The Idol (640×360)

La quinta puntata di The Idol sembra infatti mescolare le carte dandoci un ribaltamento della storia. Jocelyn, tornata sul palco, sembra aver manipolato chiunque, perfino il suo manipolatore che adesso sembra soltanto un suo schiavetto, un uomo di poco conto che è stato ingannato dalla sua stessa vittima. Jocelyn, come avevamo potuto intuire durante le puntate, non è mai parsa davvero succube del protagonista perché mai, neanche per un istante, sembrava una vittima. Lei aveva impedito che Xavier avesse una carriera e lei stessa aveva fatto sì che Tedros lo torturasse. Non era l’agnellino, era il leone. La quinta puntata giunge alla fine rivelando qualcosa che era già chiaro e che in nessun modo appariva come un colpo di scena. Piuttosto, il finale di The Idol – così come il suo intero sviluppo – mette in dubbio la trama stessa della serie. Questa non è la storia di una cantante sfruttata dall’industria e manipolata dal nuovo fidanzato: questa è la storia di una pop star che manipola tutti millantando traumi che non ha mai vissuto e che, nello stesso modo, volta le spalle a chi le ha permesso il tour tornando sul palco con lo stesso uomo da cui cercavano ingenuamente di proteggerla.

The Idol ha contraddetto la sua stessa natura nello stesso modo in cui Jocelyn ha contraddetto la sua storia attraverso i comportamenti. La serie e la protagonista hanno fatto lo stesso gioco presentandosi in un modo per poi rivelarsi in un altro. Anche togliendo di mezzo tutti gli errori (come le storyline inutili, i personaggi futili, i momenti vuoti e gli eventi che accadono totalmente a caso) The Idol non sarebbe riuscita a vincere neanche se si fosse presentata come un thriller psicologico che narra la storia di una cantante dalle intenzioni ambigue. Una trama del genere sarebbe stata certamente più onesta, ma per migliorare il tiro la serie era inevitabilmente da rifare da capo buttando giù almeno più della metà della sceneggiatura.

Perfino Sam Levinson appare fastidioso in questa produzione perché quasi ossessionato dai tipici tratti che conferisce a tutti i suoi personaggi. Jocelyn sembra infatti portare in scena molti dei traumi di Rue, la protagonista di Euphoria, e lo stesso accade con il personaggio di Leia che, pienamente consapevole di quanto accade, rimane in silenzio in un angolo guardando passivamente tutto ciò che succede fornendoci l’unico punto di vista lucido della serie. Leia sembra riportare in scena Lexie, gli occhi e le orecchie di Euphoria. Sam Levinson si è ripetuto e ha cercato di trarre dal suo più grande successo una nuova produzione accattivante, affascinante, piena di enigmi da risolvere. Purtroppo sono bastati soltanto cinque episodi per scoprire la vera natura di The Idol, per far concordare critica e pubblico sul fallimento di una storia che ha sprecato la sua occasione diventando ufficialmente uno dei fallimenti più eclatanti di una delle emittenti televisive più importanti di sempre. La HBO aveva fatto il possibile per ottenere le proprie garanzie, ma quando una storia non regge non importa chi la presenta. Scoordinata, confusionaria, dalla natura ambigua perfino per i suoi stessi creatori, che appaiono confusi nello sviluppo della storia e della sua presentazione, e completamente sprovvista di una trama lineare: The Idol ha perso. Voleva essere tutto e, alla fine, ha finito per essere niente.

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