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Diavoli è l’ennesima conferma del talento scintillante di Alessandro Borghi

Quello dell’attore è un mestiere particolare: chi recita sceglie di donare il proprio corpo e la propria psiche per rappresentare qualcuno che è altro da sé, ma che ne diventa temporaneamente parte integrante. Quando si ha talento questo processo non è necessariamente più facile per chi deve metterlo in atto, ma certamente il risultato è più soddisfacente per chi ne fruisce. Gli spettatori di film o serie tv i cui attori sono davvero bravi si ritrovano catapultati in mondi che per quanto possano essere di fantasia, per la durata del prodotto sono reali. E ci si sente dentro quel mondo esattamente al pari degli attori che lo creano e che lo popolano. Ma il talento di un attore si vede anche dai ruoli che interpretano. Avere la capacità di vestire panni diversi non è da tutti e riuscire a essere credibili in ruoli che non si possono incasellare in schemi comuni lo è ancora meno.

Da Suburra a Diavoli: il talento di Alessandro Borghi

Non penso di fare un’affermazione a sproposito quando dico che Alessandro Borghi è attualmente uno degli attori più quotati del panorama cinematografico e seriale italiano. Sono passati ormai più di quindici anni dalle sue primissime apparizioni televisive, anche se il suo volto ha cominciato a essere familiare al pubblico forse a partire dal 2015, l’anno in cui ha dato volto e anima a Vittorio in Non essere cattivo e Aureliano in Suburra. A partire da quel momento la carriera di Alessandro Borghi ha continuato la sua continua e lineare ascesa, fino ad arrivare a essere considerato uno tra gli attori nostrani più richiesti e apprezzati. Sono passati diversi anni da quando abbiamo imparato ad apprezzarne il talento, ma dal 2020 quello che noi avevamo già compreso è arrivato anche agli occhi e sugli schermi del pubblico internazionale. Nel 2020 Diavoli ha segnato per l’attore il momento della consacrazione a livello internazionale e la sua seconda stagione, attualmente in onda su Sky Atlantic, non sta facendo altro che confermare quello che ormai tutti sappiamo: il talento di Alessandro Borghi è a dir poco scintillante.

La trama di Diavoli, il racconto che la serie fa del mondo della finanza e delle dinamiche che connettono indissolubilmente economia e politica, ha una complessità che riesce a essere resa anche e soprattutto grazie alla bravura degli attori che la interpretano. Gli eventi che si susseguono sono molti, complessi e interconnessi, e l’impenetrabilità dei personaggi è fondamentale per mantenere fino alla fine l’effetto sorpresa e non svelare subito le intenzioni di ognuno. Se si tratta di una caratteristica importante per tutti i personaggi, lo è in particolare per Massimo, colui attorno al quale si articolano praticamente tutte le vicende.

Alessandro Borghi come Massimo Ruggero

Quelli di Massimo Ruggero in Diavoli sono solo gli ultimi panni che Alessandro Borghi ha vestito impeccabilmente. E basta guardare anche solo una puntata della serie per capire che non si tratta di panni comodi da portare addosso. Massimo è un uomo dallo sguardo serio e dall’aspetto sempre impeccabile. È raro vederlo vestito con qualcosa che non sia un completo, ha un portamento composto, guarda sempre dritto davanti a sé e dai suoi atteggiamenti è praticamente impossibile capire cosa stia davvero pensando. Ha una personalità sfaccettata, sembra impenetrabile ma nasconde un’emotività profonda che a volte lui stesso fatica ad accettare. Il suo rapporto con i sentimenti è complesso, non solo quelli nei confronti dei suoi interessi amorosi ma anche verso colleghi, amici e soprattutto verso Dominic Morgan, colui che è la sua guida e contemporaneamente il suo peggior nemico.

La capacità espressiva di Alessandro Borghi gli permette di rappresentare al meglio un personaggio che è il fulcro di una storia complicata, ed è paradossalmente proprio questa capacità che gli permette di essere all’occorrenza inespressivo. Massimo Ruggero non è Remo, il protagonista de Il primo Re che usa il corpo per esprimersi molto più di quanto usi la voce. Massimo Ruggero non è neanche Stefano Cucchi, che Alessandro Borghi è riuscito a riportare in vita con un rispetto e una delicatezza incredibili in Sulla mia pelle. Massimo Ruggero è un uomo che si trova al centro di dinamiche globali molto più ampie di lui, un uomo solo continuamente costretto a chiedersi in chi possa riporre la sua fiducia. Un uomo che non riesce quasi mai ad aprirsi davvero, perché farlo potrebbe essere un rischio troppo grande a cui sottoporsi.

Un personaggio come Massimo in Diavoli non può che essere affidato a qualcuno che abbia dalla sua non solo tanta esperienza, ma anche un talento naturale non indifferente. Qualcuno che abbia la capacità di dare a ogni personaggio che interpreta la sua unicità. Il suo volto resta legato a ognuno dei suoi personaggi e allo stesso tempo nessuno di loro risente del fatto che Borghi ne abbia interpretati di diametralmente opposti. Insomma, c’è un po’ di Alessandro Borghi in ognuno di loro, ma nessun personaggio è ingombrante per gli altri. Vivono in mondi paralleli che non si incrociano mai proprio perché l’attore che li interpreta è capace di conferire a ognuno la possibilità di essere credibile e reale.

Stefano, Aureliano, Remo, Vittorio, Massimo sono personaggi distanti anni luce che vivono in luoghi e tempi diversi. Tutti hanno però un’anima comune, un’essenza che è l’essenza di Alessandro Borghi, colui che li ha trasformati da un’idea su carta a personaggi vivi. E forse il vero talento sta proprio qui: riuscire a dare letteralmente la vita a personalità diverse, a volte diametralmente opposte, senza snaturarle. Anzi, conferendo loro parte della propria, unica, umanità.

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