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I am The Passenger, and i ride i ride – La recensione del primo episodio di Dexter: New Blood

Dentro di noi lo abbiamo sempre saputo. Dexter è finita 8 anni fa, con tutto il suo carico di emotività sospesa, vita sospesa, morte sospesa. Annullato ormai, da se stesso e dagli eventi che ne avevano martoriato l’interiorità a fatica tirata fuori in otto lunghe stagioni, Dexter Morgan si era ritirato a vita privata e così ci aveva salutati: senza salutarci. Guardando dritto in camera ma senza riuscire a comunicare più nulla a noi spettatori. Muto, completamente. Negli anni in cui lo abbiamo conosciuto, dal 2006 al 2013, Dexter è rimasto sempre quel che era all’inizio, in apparenza: glaciale nella gestione di se’, dei rapporti coi suoi cari e della sua doppia vita che alla fine ha finito per distruggere tutto ciò che aveva intorno. Poco a poco, però, Dexter si era anche parzialmente liberato dello scudo che gli impediva di provare emozioni. Si era lasciato leggermente andare, e non era andata a finire bene. Per questo, dopo aver seppellito l’ultima vittima di quella carneficina di cui era stato responsabile diretto e indiretto, Dexter aveva deciso che era ora di sparire. Per evitare che anche Hannah ed Harrison facessero la stessa fine di Rita e Debra. Un epilogo in fondo coerente con la storia del personaggio, ma che era risultato a tratti troppo asettico se non nelle intenzioni quantomeno nella resa, in quello che aveva restituito a noi spettatori. Ed è per questo che in fondo noi lo abbiamo sempre saputo, che Dexter sarebbe tornato.

La più grande paura quando ci si approccia a un revival di una serie che ha fatto la storia e torna tanti anni dopo con l’obiettivo a rimediare a dei (presunti) errori, è quella di trovarci di fronte a una minestra riscaldata corretta con qualcosa che provi disperatamente a ri-insaporirla: stesse situazioni, stesso trend narrativo, ma invecchiato e custodito in un angolo da troppo tempo per poter essere anche lontanamente apprezzabile. Il ritorno di Dexter però sembra riuscire perfettamente a sfuggire a questo cliché, e ce lo rende chiaro sin dai primi frame di questo nuovo, intrigante capitolo. Nonostante l’immediata presenza di Debra, diventata la coscienza di Dexter in sostituzione di suo padre, non abbiamo la sensazione di star rivivendo qualcosa di già visto. Non di certo a livello di ambientazione, visto che dalla calda e soleggiata Miami ci ritroviamo nella glaciale Iron Lake. E nemmeno a livello emotivo: Dexter sembra subire meno l’influsso della sua coscienza, e non perchè ascolti meno Debra di quanto ascoltasse suo padre. Semplicemente il serial killer è cambiato, e sembra aver imparato a convivere con tutto: i suoi mostri, il suo passato, la sua coscienza stessa. Siamo letteralmente in un’altra vita di Dexter, che nulla sembra avere a che fare con la precedente, e questo non può che fare bene a questo revival che deve necessariamente acquisire una vita propria per evitare di fare una brutta fine.

Dexter: New Blood
Dexter: New Blood

Si chiama Jim Lindsay ora, ed è riuscito perfettamente a trovare nella nuova vita ciò che metteva solo in scena nella vita precedente: una parvenza di normalità. Dexter ha una vita normale, una fidanzata più giovane di lui, un lavoro normale e porta avanti una routine che gli permette di non uccidere più. Dopo anni passati a rovinarsi mentre cercava di fare giustizia e dopo aver concluso il suo percorso autodistruttivo seppellendo l’amata sorella, Dexter preme nuovamente il tasto start lontano dagli ultimi affetti rimasti e, in questa nuova vita, sembra essere riuscito a trovare la pace. Certo qualcosa del vecchio Dexter è rimasto, ma Jim sembra essere riuscito ad amministrarlo bene: lavora in un negozio di armi, probabilmente per non perdere il contatto con le armi stesse ma senza rischiare di far male a nessuno, e si è dato alla caccia che gli permette di tenere sotto controllo ciò che rimane dei suoi impulsi. Ma a parte questo sembra effettivamente cambiato, ormai in pace con ste stesso e col mondo.

Ovviamente, però, Dexter: New Blood non poteva mostrarci semplicemente la vita tranquilla di Jim Lindsay dopo la morte di Dexter Morgan. Era ovvio che il vecchio Dexter dovesse in qualche modo riaffiorare, ma la vera sfida era rendere realistico questo ritorno, senza scadere in un becero fanservice che svanito l’effetto emotivo avrebbe lasciato la sceneggiatura del revival con un pugno di mosche in mano. E Dexter: New Blood riesce perfettamente in questo intento, perchè nell’arco del primo episodio nulla ci sembra gratuito o telefonato.

Ci sono due eventi che ri-scatenano il – per ora flebile – ritorno di un pezzo del Dexter che conoscevamo: la scoperta che il bullo della cittadina ha ucciso varie persone e l’arrivo a Iron Lake del figlio di Dexter, Harrison.

Saranno questi due eventi messi insieme a turbare la tranquilla esistenza di Jim Lindsay, facendogli scoprire che qualcosa del vecchio Dexter Morgan è rimasto eccome. Si tratta di un Dexter diverso, però, perchè l’uccisione di Matt Caldwell nel primo episodio non avviene con le solite modalità di persecuzione e studio della vittima, anzi. Dexter è innervosito dalla presenza di Matt, figlio di papà violento che pensa che tutto gli sia dovuto, ma non pianifica di ucciderlo nemmeno dopo aver scoperto che oltre a essere fastidioso e violento è anche un pluriomicida. Non è più quindi la morale a guidare questo nuovo Dexter, che infine uccide l’uomo perchè ha sparato al suo cervo rischiando di uccidere anche lo stesso Dex. Un omicidio rituale in cui Morgan stende la vittima sul suo tavolo come ai vecchi tempi – sebbene con mezzi molto più di fortuna – e gli ricorda le sue malefatte, ma sembra farlo quasi più perchè Matt gli stava antipatico piuttosto che per il suo animo mai sopito da giustiziere. La stessa procedura di eliminazione della vittima è più fredda e frettolosa e soprattutto meno appassionata di quanto ce la ricordassimo: Dexter dà l’impressione di averlo fatto per liberarsi di un problema togliendosi uno sfizio, più che per necessità. E lo dimostra anche il fatto che non ne conserva il celeberrimo vetrino: “Sono cambiato ora”.

Sembra essere cambiato veramente, nonostante questo primo omicidio dopo dieci anni, e l’impressione è che se non fosse realmente cambiato sarà in qualche modo costretto a farlo. Harrison, suo figlio, è infatti arrivato in città e dopo averlo rifiutato facendo finta di non conoscerlo – per il suo bene – in un primo momento, Dexter a fine puntata va a riprenderselo e se lo porta a casa, ammettendo che è suo padre. L’incontro tra i due è intenso ma anche freddo: niente abbracci, niente rendez-vous emotivamente devastanti. Tutto, nella nuova vita di Dexter Morgan, sembra ancor più glaciale e misurato di quanto non lo fosse prima.

La puntata si chiude dunque con Dexter e Harrison che tornano a casa: non lo porta più in braccio come un tempo, ma l’amore di un padre non viene cancellato nemmeno da dieci anni di non esistenza. L’accettazione di Harrison nella sua vita è un aspetto molto interessante che ci aspettiamo venga sviluppato a dovere nei prossimi nove episodi; se Dexter ha scelto di accogliere il figliol prodigo non lo ha fatto solo per un mero aspetto emotivo, ma è anzi evidente che ci siano altre ragioni di fondo: Dexter probabilmente ora si fida di se stesso, al punto di aver riflettuto sul fatto che prendendo il figlio sotto la sua ala non rischierà di ucciderlo come ha fatto con tutte le persone più vicine a lui nella sua vita precedente. Dieci anni senza omicidi lo hanno forse reso un uomo diverso, o almeno questo è quel che ha fatto credere a noi. The Passenger come colonna sonora della serie, però, ci mette in guardia in maniera prepotente: quell’oscuro amico potrebbe ancora essere dietro l’angolo.

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