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I 12 episodi più divertenti (e profondi) di X-Files

L’INNATURALE

Una storia di baseball ma soprattutto di integrazione e umanità che ci riconcilia col mondo. L’episodio, diciannovesimo della sesta stagione, è targato David Duchovny: scrittore, regista e, secondariamente, attore. E rappresenta senza ombra di dubbio il migliore episodio non mitologico della Serie.

Alla ricerca della “verità con la V maiuscola” Mulder finisce a casa del fratello di Arthur Dales, fondatore degli X-Files. Non troverà le risposte che cerca ma finirà per lasciarsi coinvolgere in un racconto datato 1947. Un racconto di sport, alieni e discriminazione razziale. Protagonista ne è Josh Exley, un talentuoso lanciatore di baseball inseguito dal suo passato e, forse, non pienamente umano.

Ma essere un uomo vuol dire avere il cuore di un uomo. Integrità, dignità, comprensione: queste sono le cose che fanno di un uomo un uomo e Ex le aveva tutte.

Afferma il vecchio narratore. Ci si commuove nel seguire una storia in cui il vero alieno è il diverso, l’estraneo, colui che non si conosce e di cui si ha paura. Si ride. Si ride tanto. E si riflette come solo il miglior X-Files sa indurre a fare. Perché a conclusione di questo episodio carpiamo qualcosa di fondamentale e Mulder con noi. Ci affanniamo a cercare un senso, una grande verità, un filo che tessa insieme tutto e dia significato al nostro credere. Ma così facendo perdiamo di vista l’essenza del vivere. Come il baseball, la vita non ha un contenuto intrinseco ma si arricchisce di tutte le emozioni che sappiamo infondere in essa.

“Mio caro Mulder, forse dovresti cominciare a prestare un po’ meno attenzione al cuore del mistero e un po’ più al mistero del cuore”.

E noi, come Mulder, a conclusione di un bellissimo, piccolo gioiello della televisione non vogliamo altro che provare la gioia di colpire una palla e scoprirci uomini.

X-Files

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