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Un attimo, non siamo impazziti. O forse sì. La teoria è di quelle assurde ma come ogni follia ha una sua logica, per quanto perversa. Parliamo, naturalmente, dell’iconica serie tv Willy, il principe di Bel-Air che ha allietato i pomeriggi di tanti di noi. Una comedy vecchio stile con un Will Smith ancora alle prime armi ma già mattatore indiscusso. Tante risate, leggerezza e divertimento. Ma se vi dicessimo che la serie nasconde un oscuro dettaglio?

Non abbiamo potuto notarlo, finora, perché nella trasposizione italiana della sigla di Willy, il principe di Bel-Air vengono a perdersi indizi fondamentali. Ma se per pura curiosità ci confrontiamo con l’originale non possiamo fare a meno di notare alcuni inquietanti particolari. Non è tanto nei singoli termini quanto nella continuità di significato che la teoria acquista peso. Non siamo di fronte alla solita idea fanmade sul protagonista morto da sempre. No, in questo caso, c’è molto di più.

Il ragionamento fila, ogni dettaglio si salda alla perfezione.

O quasi. Eppure, anche noi in Italia abbiamo ignorato tanti dettagli. La madre che allontana il figlio per una semplice rissa? E perché lo va a trovare così di rado? Va bene, d’accordo, poca cosa: siamo di fronte a una comedy, niente di sorprendente, passiamo sopra a queste sottigliezze. Ma, per un momento, dimentichiamo la sospensione dell’incredulità e analizziamo la sigla originale.

I got in one little fight and my mom got scared
And said you’re movin’ with your auntie and uncle in Bel-Air

Una little fight, una piccola rissa, che però ha conseguenze decisamente esagerate. Nonostante Willy supplichi e preghi la madre di non “lasciarlo andare“, la donna gli dà un bacio e lo spedisce a Bel-Air.

Willy il principe di Bel Air
Willy il principe di Bel Air

Attenzione ora. Willy alla fine cede, “si lascia andare” e afferma che “sarà meglio filarsela“. In inglese l’espressione è “Might as well kick it“. La formula “kick it“, in slang, deriva da “kick the bucket“, un’espressione che significa “morire“.

Un attimo, allora. Ricapitoliamo.

Willy sta giocando a basket, si presentano due tizi che “Up to no good“, cioè “tramano qualcosa“, portano “a nulla di buono“. Ne scaturisce così la rissa. A questo punto potrebbe iniziare la distorsione degli eventi di Willy, inconsapevole del trauma che sta vivendo e che ha rimosso in una visione edulcorata degli eventi. Il ragazzo potrebbe essere finito in coma. Tiene duro, resiste, “begged and pleaded” ma alla fine la madre decide di “lasciarlo andare“. Gli dà un bacio e stacca la spina. Willy non può far altro che “kick it“, “filarsela“, “arrendersi“, “morire“.

Inizia allora il suo lungo viaggio verso Bel-Air. Il taxi sarebbe allora in realtà il tramite che lo porta nel “Regno dei cieli”, un regno in cui non può che essere “principe”. E il conducente nient’altri è che un angelo o Dio stesso. Stiamo correndo troppo? Non proprio. C’è dell’altro. Willy tentenna, ritiene che quello dove sta andando non sia il posto per lui. Arriva in aeroporto, vede qualcuno che agita il suo nome ma si impaurisce e scappa.

Willy il principe di Bel air

Tornano termini come “Lightning dissapeared“, cioè la luce che sparisce. Willy si sta allontanando dalla luce. Ma ecco che arriva un taxi, Willy si convince e sale. Nota subito, però, qualcosa di strano. “Sulla targa c’era scritto ‘Fresh’ e aveva dadi sullo specchietto. Se proprio avessi dovuto dire qualcosa sarebbe stata che un taxi così è raro“. Qualcosa non torna, insomma, ma Willy decide di “Non pensarci, sei a Bel-Air!“.

“Fresh” indica naturalmente la sua nuova condizione, il trapasso ormai compiuto.

Willy non è più un ragazzo ma il principe di un “kingdom”, termine che in inglese indica il Regno di Dio, meraviglioso e ricco di pace. Quando la madre dice “Andrai a vivere con i tuoi zii a Bel-Air” intende, quindi, nient’altro che raggiungere i parenti defunti. Le rare visite dei genitori a “Willy, il principe di Bel-Air” sarebbero allora nient’altro che i saluti che portano saltuariamente alla sua tomba.

Willy

Non male, no? Ma che sia vero oppure no, questa teoria non intacca minimamente la leggerezza di Willy il principe di Bel-Air e la sua irresistibile verve comica. Un ultimo spunto: nel finale della serie tutti “move on“, vanno avanti, termine che ritroviamo, per esempio, in Lost, associato al meraviglioso finale. E come ben sapete…

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