Parlare di Wayward Pines è un’operazione che mi riesce sempre piuttosto difficile. Quando ho iniziato a seguire la serie l’anno scorso ero mossa prevalentemente da tre motivi:
- Si vociferava c’entrasse qualcosa con Twin Peaks ;
- C’era lo zampino di M. Night Shyamalan;
- Avevano fatto una campagna pubblicitaria che manco lo sbarco dell’uomo sulla luna;
Il mio atteggiamento nei confronti di queste tre questioni era piuttosto scettico:
- A mio avviso Twin Peaks è IL CAPOLAVORO: il giorno che ci sarà qualcosa che anche solo lo avvicina inizierò a mettere in discussione che l’acqua sia bagnata;
- M. Night Shyamalan risveglia in me due sentimenti contrastanti. Voglio dire, un uomo che è stato capace di concepire e realizzare sia quel capolavoro assoluto che è Il sesto senso che quell’obbrobrio immondo che è L’ultimo dominatore dell’aria mi crea qualche dissonanza cognitiva;
- Della pubblicità non mi sono mai fidata troppo (soprattutto da quando ho visto quella roba di PittaRosso).
Comunque sia alla fine ho cominciato Wayward Pines e il pilot mi aveva anche piuttosto convinto. Sì, è vero, c’era del citazionismo spinto, eppure funzionava. Forse anche in virtù di quel ‘già visto’ così ben disposto. Man mano che la trama s’infittiva, io ne rimanevo sempre più avvinta (nonostante ci fossero errori seriamente un po’ grossolani). Se c’è stato un momento esatto in cui ho sentito pesantemente i segni del cedimento è stato quando è saltata fuori la roba degli Abbie. Ora, a me piacciono i thriller, i gialli, non sono una fan delle robe con i mostricciattoli. Ci sta il futuro distopico, ma quando si parla di cose che esulano l’umano e producono solo versi, solitamente faccio qualche resistenza. Va beh, accettato che le cose non sarebbero andate nella direzione sperata, anche il resto della serie è stato godibile (tenendo sempre presente le sbavature di cui sopra).
Dopo il finale di stagione, a conti fatti, qualcosina d’importante Wayward Pines ce lo aveva pure ricordato.
Dal principio la FOX aveva detto che non ci sarebbe stata una seconda stagione e, conclusa la prima, mi ricordo di aver pensato fosse una scelta sensata. Infatti, buona parte del valore della serie, a mio avviso, risiedeva proprio in quel finale che mi sembra tanto ricordarci banalmente quanto insegnatoci da Nietzsche e Golding. Poi in molti si sono messi a reclamare una seconda stagione e io non lo trovavo poi così giusto, ripeto: per me la serie aveva senso proprio perché conclusa così, ma poi mi sono detta: “Se la vogliono in tanti avrà qualche significato”.
Poi, però, è successa una cosa inspiegabile: è iniziata la seconda stagione ma nessuno ne parla.
SEMBRA CHE NESSUNO LA GUARDI, ADDIRITTURA.
Praticamente è andata a finire che io che manco la volevo poi così tanto ‘sta seconda stagione, un occhio ce l’ho buttato, ma non pare stia facendo lo stesso chi sembrava non poter vivere senza.
Un po’ per deformazione, un po’ perché noi studenti di lettere passiamo la vita a porci interrogativi pur di non doverci imbrigliare in questioni che abbiano un risvolto utile e pratico, mi sono domandata perché la gente non sembri nemmeno sapere che la seconda stagione è iniziata.
Personalmente ritengo che Ben Burke sia detestabile, ma questo non può bastare. Forse Jason Patric (interprete del dottor Theo Yedlin) non sia dotato dell’espressività che era propria di Matt Dillon? Senza dubbio!
Ma è veramente solo questo?
L’impressione che ho avuto dalla visione delle prime puntate è che la seconda stagione inizi già un po’ stanca, affaticata. Tuttavia, ci pone comunque di fronte a quesiti e questioni capitali sull’uomo, la società, il bene, il modo in cui viviamo.
Ma precisamente, cosa c’è che non va? Presto, forse, lo scopriremo una volta per tutte. Sempre che qualcuno la guardi.
Un saluto agli amici di Wayward Pines Italia e Serie tv, la nostra droga e Seriamente Tv!
https://hallofseries.com/wayward-pines/le-10-espressioni-emozioni-di-matt-dillon/