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Uncoupled, l’ostinazione di non voler accettare in nessun modo la fine

Uncoupled è forse la rivelazione di questo 2022, una serie Netflix leggera tragicomica che porta anche ad alcune riflessioni importanti. Capitanata da Neil Patrick Harris, accompagnato dalla bravissima Tisha Campbell-Martin, sceneggiata e ideata da Darren Star (Sex and the City Emily in Paris) e Jeffrey Richman (Modern Family), Uncoupled prometteva intrattenimento e risate, e possiamo dire che la promessa è stata mantenuta.

Un viaggio alla riscoperta di sé stessi, in questa sitcom con otto puntate da circa mezz’ora, che affronta il tema dell’essere single, dell’autoaccettazione e delle relazioni arcobaleno.

Neil Patrick Harris, la scena è tua

Michael (640×360)

In Uncoupled vediamo un Neil Patrick Harris come non lo abbiamo mai visto. Abbandonata la corazza di latin lover e la tendenza machista di How I Met Your Mother, Harris veste una nuova versione di sé stesso, più dolce e sensibile rispetto ai ruoli che l’hanno reso celebre.

In questa serie Netflix Neil Patrick Harris interpreta Michael, un brillante e vivace agente immobiliare che da un giorno all’altro vede la sua vita andare completamente a rotoli. Nel giorno del compleanno organizzato per il suo compagno Colin, quest’ultimo lo lascia poco prima dopo 17 anni di relazione.

La decisione lo prende alla sprovvista, a nulla basta l’aiuto degli amici e di Suzanne (Tisha Campbell-Martin) e come spesso accade, non riesce inizialmente ad accettare la decisione dell’ormai ex compagno, non vedendo con lucidità tutto ciò che in realtà non stava funzionando.

Uncoupled, come (non) essere single

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Michael (640×360)

Michael le prove tutte, si distrae con amici, si butta a capofitto sul lavoro, ma questa nuova vita è troppo diversa da quella che si era idealizzato. Nella frenetica città di New York, l’uomo, incapace di accettare una condizione di solitudine, si butta a capofitto nel mondo degli appuntamenti online, senza lasciarsi neanche il tempo di elaborare il lutto.

Alcuni appuntamenti si rivelano tragici, altri meno ma comunque non portano a nulla in quanto il protagonista non è ovviamente pronto a lasciarsi alle spalle il fantasma di Colin. Non è rifugiandosi nella prima scappatella o affidandosi completamente all’online dating che Michael si rimette in gioco, ma con l’accettazione della sua condizione e l’amore per sé stesso, che tarda ad arrivare.

L’accettazione della solitudine

Neil Patrick Harris e Tisha Campbell-Martin (640×360)

Quando si viene lasciati ci si sente persi, soli, figuriamoci Michael che viene lasciato dopo 17 anni. Seppur il modo con il quale questa rottura si verifica è a dir poco spiacevole (Colin gli comunica la decisione via messaggio), l’inevitabile esito di quella relazione era già scritta da tempo.

Michael non lo accetta, si rifiuta di pensare che forse il problema possa essere anche lui. Non si mette in gioco e si convince che la causa sia l’infedeltà di Colin. L’elaborazione di questa nuova realtà non arriva subito, ma l’uomo capisce ben presto che è tutto tranne che solo, circondato da amici che gli vogliono bene, ma che purtroppo condividono con lui la medesima paura: l’essere abbandonati.

Aiutati reciprocamente, Michael e i suoi amici vanno avanti inevitabilmente con la loro vita, rendendosi a poco a poco conto che la vita da single non è poi una tragedia come l’uomo l’aveva immaginata.

Uncoupled, sempre connessi ma isolati

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Michael e gli amici (640×360)

Un aspetto interessante che viene mostrato nella serie è la “connessione” tecnologica, che di fatto è preponderante e inaugura proprio la prima vicenda che cambierà completamente le carte in tavola.

Michael viene lasciato tramite un messaggio sul cellulare, e sarà proprio quel cellulare a rimetterlo in connessione con un mondo che però capirà non appartenergli. Il personaggio interpretato da Neil Patrick Harris le prova tutte, siti di incontri, scambi di messaggi e foto, attingendo all’unico modo che in quel momento conosce per tappare la solitudine che sente: l’essere online. Quante volte ci siamo sentiti brevemente appagati all’idea di essere connessi a qualcuno, l’idea che se anche nel mondo reale siamo soli, in quello virtuale c’è sempre qualcuno disposto a parlare? Ma quanto è durato questo momento? Quanto è effimera questa sensazione? Michael lo capisce e finalmente lo accetta, anche se dopo tante esperienze fallimentari.

Una relazione che finisce è come un lutto, la perdita di una persona ci fa sentire sopraffatti dal dolore, persi, incapaci di vedere un futuro in cui questa perdita non sia una delle colonne portanti. Perdiamo il nostro punto di riferimento, incapaci di comprendere che quel punto siamo e saremo sempre noi stessi.

L’evoluzione, la rinascita e la capacità di amarsi

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Michael felice (640×360)

Dopo una fine c’è per forza un inizio. Questa frase fatta non poteva essere più giusta per la conclusione di questa serie. Michael alla fine accetta finalmente la fine, evolve, impara ad essere solo e ad amarsi. Impara a BASTARSI, smettendo di sottovalutarsi e ridurre la sua identità associandola a un’altra persona.

Il finale della serie Netflix Uncoupled è molto significativo, e mi ha ricordato tantissimo il film Single ma non troppo con Dakota Johnson. Proprio come la protagonista del film, che accetta alla fine la sua condizione di Single, anche Michael impara a galleggiare nella sua nuova emozionante vita, nonostante il cliffhanger finale.

Colin infatti capisce che la solitudine che tanto bramava ora non gli serve più, al contrario, Michael ha imparato ad apprezzarne i lati positivi. Quando l’ex compagno torna da lui dicendosi pronto a riprendere da dove erano rimasti, Michael lo rifiuta consapevole di poter finalmente essere abbastanza per sé stesso.

Così, dopo tante cadute e cicatrici, la vita va avanti e l’ostinazione di non voler accettare la fine lascia lo spazio a una nuova sensazione: essere pronti per un nuovo sorprendente inizio.