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Uncoupled è brillante e vera. Persino cruda

Uncoupled, la serie Netflix di Darren Star Jeffrey Richman, parla di noi. Ciascuno di noi. Parla di qualcosa che tutti, almeno una volta nella vita, chi in maniera più intensa e chi meno, hanno vissuto. Quanto è difficile ricominciare quando qualcuno che amiamo più di qualsiasi altra cosa al mondo ci lascia? E non perché ci siano cause maggiori a impedire a questa persona di restare con noi, no. La decisione è sua, soltanto sua. Forse è questo che fa davvero male. Nascono ferite profonde e siamo portati a mettere in discussione ogni cosa. Tutto ciò che fino a quel momento ha avuto una forma definita assume contorni sfumati e può trasformarsi in qualcosa di diverso e a tratti spaventoso.

Uncoupled ci racconta proprio questo in maniera estremamente realistica e senza girarci troppo intorno.

Le cose stanno così e raccontarsi bugie non ha senso. Non c’è bisogno di contorni, cornici, preamboli. Questo perché quando una storia d’amore finisce, i sentimenti che la persona lasciata matura nei giorni successivi la rottura non giungono con preavviso. Anzi, si abbattono come una tempesta che squarcia il cielo. In un attimo è buio, di quel buio pesto in cui fai fatica a riconoscerti anche guardando la tua faccia allo specchio. Della luce neanche una debole ombra.

La serie Netflix creata da Darren Star e Jeffrey Richman – interpretata da un impeccabile Neil Patrick Harris – ci ha sorpresi (positivamente) proprio per la sua capacità di non nascondere o edulcorare quelli che sono i momenti più complessi che la fine di una lunga e autentica relazione tra due esseri umani può portare con sé. Michael (Neil Patrick Harris) è un agente immobiliare di successo che vive a New York con il suo compagno Colin, un uomo altrettanto in carriera che, durante il giorno del suo cinquantesimo compleanno e nel bel mezzo della festa a sorpresa organizzata per lui da Mike, decide di comunicargli la sua intenzione di lasciarlo e porre fine alla loro storia, dopo diciassette anni.

Uncoupled
Uncoupled (640×360)

Colin non spiega a Michael quale sia il motivo della sua scelta. Non gli fornisce alcuna valida ragione e neanche una mezza verità relativa alla sua presa di posizione. In questo momento abbandoniamo il punto di vista di Colin per concentrarci su quello di Michael, con un Neil Patrick Harris perfettamente calato nella parte – e che finalmente accanto alla sua vena comica dimostra di averne una anche drammatica – il quale racconta, giorno dopo giorno, quali siano le diverse fasi del post-rottura. Anche se con qualcosa di eccessivo magari nell’arco narrativo dei suoi primi otto episodi, Uncoupled ci getta nel bel mezzo della complessa situazione accanto a Micheal, il quale ha perso ogni orientamento e sembra arrancare alla ricerca di una valvola di sfogo per ogni suo stadio emozionale.

Primo fra tutti la rabbia. Quel senso di impellente fastidio che ti porterebbe a contattare la persona in questione con una qualsiasi forma di insulto, un po’ per il puro gusto dello sfogo. Scrivere, cancellare, scrivere e ancora cancellare. Molto spesso quei messaggi non raggiungono la casella del destinatario ma anche solo avergli scritti può aiutare a sentirsi un po’ più liberi. Michael questa prima fase la vive tutta. È in contrasto con il proprio desiderio di implorare Colin di tornare ad amarlo e quello di riversargli addosso tutto il suo disprezzo per avergli riservato un simile trattamento.

Michael è un uomo di quarant’anni che fa i conti con i segni del tempo sul suo corpo. È consapevole che essere attraente è qualcosa riservato ai più giovani mentre l’età può essere complice di un triste destino di solitudine. Questo non è un dettaglio trascurabile, anzi. Diventa fondamentale nel momento in cui conosciamo gli ambienti frequentati da Micheal e le sue più fidate compagnie.

Uncoupled
Uncoupled (640×360)

Uncoupled di Darren Star e Jeffrey Richman rende finalmente giustizia a un attore che ha rischiato di restare troppo a lungo incastrato in un ruolo. Neil Patrick Harris – noto già per il ruolo di Barney Stinson, il quale ha pronunciato alcune tra le 30 citazioni più iconiche di How I Met Your Mother – riesce a farci commuovere, ridere e sorridere. Forse l’aspetto più importante dell’interpretazione in questa serie targata Netflix è proprio la naturalezza e lui ci è riuscito a pieno a rendere autentica una storia di per se realistica, a tratti anche cruda.

Questo perché prima di pensare di poter star bene, di potersi rialzare, di svegliarsi una mattina e sentire lontano il pensiero di quella persona che ci ha spezzato il cuore, è necessario che il tempo passi. La ricaduta, quel ricordo proprio inaspettato oppure quello che ti suscita il pensiero di lui o lei sono lì dietro l’angolo. E non avvisano. Arrivano e prosciugano tutto ciò che fino a quel momento aveva ripreso a fiorire. Sembra abbiano il potere di annullare tutti i piccoli passi fatti per muoversi lungo la traiettoria della ripresa eppure quando ci sia rialza e si rimette a fuoco la realtà, ci si rende conto che piano piano, mentre ci si muove, il cambiamento è in corso.

In questa serie Netflix, Darren Star e Jeffrey Richman hanno anche voluto sottolineare l’importanza delle persone di cui ci circondiamo per condividere non solo i momenti più felici della nostra esistenza ma anche quelli ci riveliamo in tutta la nostra vulnerabilità. Ognuna delle persone che abbiamo al nostro fianco può darci qualcosa in maniera diversa, unica e mai identica a qualcun’altro. C’è chi preferisce essere solo la spalla per i momenti più tristi dove ci si lascia andare alle lacrime o chi invece vuole raccontare le proprie disavventure per distrarre.

Uncoupled
Uncoupled (640×360)

Non è necessario forzare se stessi a qualcosa per cui non si è pronti – come le nuove frequentazioni, gli incontri di sesso occasionale o qualsiasi altro antidoto alla noia – e Uncoupled questo ce lo mostra bene episodio dopo episodio. Ogni piccolo traguardo raggiunto da Michael non diventa più tale nel momento in cui la sua trasformazione e il suo percorso assumono un’importanza superiore. Non ci sono più pedine per rappresentare i punti raggiunti e di cui andare fieri, perché il cambiamento è più generale e grande. Tant’è che neanche l’occasione di poter riavere tutto ciò che è stato in passato (chi l’ha guardata magari concorderà con me) viene vissuta con angoscia o ansia.

Perché Neil Patrick Harris con il suo personaggio, pensato da Darren Star e Jeffrey Richman, ci ricorda che dopo aver attraversato quella tristezza in grado di stringerti lo stomaco e farti dimenticare il fatto che fuori ci sia un mondo ancora tutto da vivere, è possibile riscoprire la bellezza delle cose semplici, la bellezza dei gesti inaspettati delle persone che amiamo. Perché è sempre la giusta occasione per fare un po’ di sana introspezione, interrogarsi su se stessi e accettare che possa essere necessaria un’evoluzione personale prima di tentare di stabilire una connessione con un altro essere umano, al di là del mero soddisfacimento corporeo e temporaneo.

Forse Uncoupled merita di rientrare a pieno titolo tra le 10 Serie Tv comedy più romantiche di sempre.

Lo Zodiaco di How I Met Your Mother