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Vikings 6×11: La profezia che fu, il destino che sarà

Per quasi un anno abbiamo aspettato di sapere cosa sarebbe accaduto in Vikings 6 dopo quell’ultimo frame dello scorso febbraio. Quello in cui una spada resta conficcata nella spiaggia scandinava assalita dai russi dopo che un’altra aveva trafitto il ventre di Bjorn. All’improvviso, a tradimento, nel bel mezzo di una terribile battaglia, per mano di Ivar. Quel fratellastro che non ha mai voluto allinearsi alla Corazza quando si è arrivati al dunque: gestire l’eredità di Ragnar, e con essa un’intera, vasta terra. Ma finalmente l’undicesimo episodio di Vikings 6 è giunto ieri sui nostri schermi.

E lo ha fatto con una partenza lenta, quasi in sordina. In grado di buttare pian piano dell’acqua sul fuoco rimasto acceso dallo scorso febbraio.

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Infatti come accennato qui nella nostra recensione senza spoiler, quest’episodio portava su di sé il peso di una grande pressione. Decidere di concludere la prima mid-season di Vikings 6 con un colpo di scena come la possibile morte di Bjorn, è stata una scelta audace. Una scelta che ha senza dubbio garantito alla serie di Michael Hirst un’attesa molto intensa da parte di un fandom impaziene di sapere cosa sarebbe accaduto dopo…

Sbagliare era facile. Il rischio di scadere nelle assurdità di una soap opera c’era, e altrettanto c’era quello di fallire nel regalare un dignitoso addio a uno dei personaggi storici più influenti di Vikings. Bjorn la Corazza era forse l’ultimo pilastro rimasto in vita di una delle migliori serie del decennio. E meritava una dipartita degna della sua figura, dell’eredità portata sulle spalle e di un’evoluzione di innegabile pregio.

E così è stato. E in questo risiede la vittoria di quest’ultima premiére di Vikings 6. Nonché dell’intera serie, ormai giunta a nove episodi dalla fine dopo sette anni di gloria (al netto di tutti i suoi difetti).

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L’episodio parte con i piedi di piombo. Riprende quel frame che ci ha lasciati sulle spine mesi fa e ci conduce pian piano a ritrovare il filo conduttore di quanto accaduto nell’ultimo tragico episodio della scorsa stagione di Vikings 6. Sotto la guida del nuovo Re di Norvegia, Harald Finehar, i popoli di questa terra vengono spiazzati da una minaccia senza precedenti. E senza aver colto la gravità del pericolo all’orizzonte falliscono nel tentativo di organizzarsi in modo unitario contro l’esercito del principe Oleg e di Ivar.

Dunque ci ritroviamo alla fine di una battaglia dai risultati disastrosi per i padroni di casa. I russi festeggiano la vittoria, nonostante l’incertezza circa la morte di Bjorn. Con essi Ivar e Hvitserk, sorprendentemente uniti sullo stesso fronte. E neanche stavolta liberi dalle macchinazioni nell’ombra di Ivar, pronto ancora una volta a fare il doppiogioco, ma stavolta con qualcuno che sembra poco propenso a farsi prendere in giro senza accorgersene.

Re Harald e Re Olaf intanto sono catturati e condotti ai piedi del Profeta affinché venga deciso il loro destino. E la roulette russa sembra risparmiare ancora una volta il primo al contrario del secondo, rimasto ormai un vecchio re senza terra. Ma non privo della saggezza dai toni quasi esoterici con cui lo abbiamo conosciuto e che sempre lo hanno contraddistinto.

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E infatti il vecchio Olaf non si smentisce neanche in questo episodio di Vikings 6. Procede verso la morte con la dignità del vero vichingo, ma soprattutto con la visione – molto probabilmente – di quel che verrà dopo.

E per quanto di impossibile interpretazione ai presenti, la visione sembra turbare profondamente tanto Ivar quanto il principe Oleg. Con l’ambigua morte di Olaf, silente e immerso in una sorta d preghiera nonostante le fiamme avvolgano il suo corpo, Vikings 6 sembra preannunciare colpi di scena pregni di esoterismo e leggenda. Una forma di narrazione che ha caratterizzato Vikings nei suoi momenti più solenni. Probabilmente i suoi migliori.

Intanto la narrazione ci porta anche dall’altro lato del mare, a Ovest, dove nella lontana terra di Islanda Ubbe si prepara a salpare per un nuovo viaggio, ma non senza aver prima scoperto tutta la verità circa la colonia fondata da Floki. Senza dar nell’occhio e grazie ad alcune osservazioni capisce come Kettil abbia mentito in merito a quanto accaduto davvero prima della scompasa di Floki e riesce a spingere Othere a confessare.

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Finalmente consapevole della verità sull’ambiguità del percorso di Kettil non gli resta che raccogliere il meglio del carisma ereditato dal padre per prendere la decisione più giusta su come gestire la situazione. Sa di trovarsi a un bivio ed è consapevole di come questo potrebbe decidere la sostanza della sua leadership sui coloni vichinghi d’oltremare.

Intanto dall’altro lato del mare una piccola imbarcazione fa ritorno a Kattegat trasportando il corpo ferito di Bjorn assieme alle sue due moglie e ai pochi fedelissimi rimasti. La Corazza è stata penetrata. E stavolta non solo superficialmente.

La gravità della situazione appare chiara a tutti e ognuno dei fedeli attorno a Bjorn affronta i propri demoni assieme al terrore di perdere la sua imponente figura. Gunnhild è prossima a rinunciare all’amore della sua vita dopo aver perso il suo bambino. Ingrid raccoglie i pezzi della propria anima distrutta dallo stupro perpetrato ai suoi danni da Re Harald poco prima della battaglia. E i conti, re minori e soldati fedeli a Bjorn si sentono mancare la terra sotto i piedi e la fede nella salvezza del proprio popolo alla vista di un Bjorn ormai morente.

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Morente ma ancora testardo. Ancora in grado di mostrare le ragioni di quel nome che gli fu donato decenni prima da suo padre Ragnar: Ironside, la Corazza. Bjorn sembra semplicemente non poter essere ferito, non poter essere ucciso. Ragnar sembrava averlo capito, e persino Hvitserk non manca di ricordarlo in questo episodio. Ma se per stagioni intere abbiamo creduto che tale significato risiedesse solo nella pura forza fisica e in una sfrontata fortuna nell’evitare puntualmente la morte sul campo, Vikings 6 ci svela il vero significato de “la Corazza”.

Così come ci svela gli ultimi velati misteri attorno alla figura di Bjorn, della sua regale posizione e del suo ruolo nella raccolta dell’eredità di Ragnar.

Suo padre fu un gran re perché per primo portò il suo popolo oltre il mare conosciuto alla scoperta e alla conquista dell’inimmaginabile. Fu il primo a dar loro sogni e speranze che andassero oltre la depredazione delle terre a est. Ma Bjorn, come disse il veggente anni prima, era destinato a essere un re anche migliore di Ragnar. E questo per la sua capacità di portare a termine quanto iniziato da suo padre.

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Ragnar ha dato ai vichinghi valore, forza e sogni, Bjorn ha dato loro un’identità riconoscibile dell’unità del popolo, di tutto il popolo. Nella sua interezza, nella sua provenienza da ogni angolo della Scandinavia e nella sua capacità di unirsi, non per semplice ordine di un re, ma trainati dall’esempio, quello di Bjorn stesso. Una vera Corazza, tale non per l’impossibilità di morire, ma per la capacità di affrontare la morte come un leone che non teme nulla, capace di mettere in difficolà la morte stessa al suo arrivo.

E così con una bellissima sequenza di immagini e parole che mischia frame ed eventi di diverse timeline, Vikings 6 ci regala una spettacolare evoluzione dello scontro tra russi e vichinghi. Ma soprattutto, ci regala una scena indimenticabile, di intensità emotiva pari a quella delle scene storiche della Vikings dei tempi gloriosi.

Bjorn ci saluta così. Col suo ultimo atto di re, il re che avrebbe dovuto essere, il vero leader, quello in grado di unire i popoli con la fede, il carisma, ma soprattutto, con l’esempio. E il suo esempio arriva con un ultimo indicibile sforzo, quello con cui sembra tenga la porta chiusa in faccia alla morte fino all’ultimo secondo possibile. Tutto pur di mostrare al suo popolo come si sconfigge l’invasore: con il coraggio e la forza che contraddistingue il popolo vichingo da sempre e che mai dovrebbe essere dimenticato.

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Dalla parte dei russi invece, terrore e ammirazione al tempo stesso. Paura e una sorta di venerazione invece invadono gli occhi di Ivar e Hvitserk. La prova provata per il Senz’Ossa che forse il vero “dio fatto uomo” non fosse lui stesso come aveva sempre creduto. Per la prima volta vediamo una certa paura invadere anche il volto di Oleg, e il segno della croce cristiano torna così a fare capolino nella narrazione di Vikings 6.

Finisce così il primo incredibile episodio di questa seconda parte di VIkings 6. Con un nuovo re dei re, morto nel momento stesso della sua ascesa finale, ma non senza aver fatto un ultimo immenso regalo al suo popolo. Con un ultimo incredibile atto, sulle parole di un ultimo commovente discorso di background di sua moglie Gunnhild. C’è un altro dio da adorare ormai tra i vichinghi. Un dio a cavallo che regge una spada davanti i suoi nemici, a metà strada tra la vita e la morte. Il suo nome è Bjorn la Corazza, e non sarà mai dimenticato.

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