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The Wilds 2 – Recensione di un esperimento riuscito

Attenzione: la recensione contiene spoiler riguardanti The Wilds 2

La prima stagione di The Wilds era stata accompagnata da un notevole clamore, poiché rappresentava l’esordio di Amazon Prime Video in un mondo saturo come quello dei teen drama. Spesso paragonata a Lost perché ambientata su un’isola apparentemente deserta, The Wilds è in realtà una rivisitazione contemporanea del classico letterario Il signore delle mosche di William Golding, una delle opere che più hanno influenzato l’immaginario collettivo dell’Occidente a partire dalla seconda metà del Novecento. La prima stagione della serie era partita con qualche incertezza, guadagnando però ritmo e credibilità con il passare degli episodi, tanto che pur non essendo del tutto convinti dell’effettiva riuscita della scommessa di Prime Video nel voler produrre un teen drama così atipico, eravamo certi che The Wilds avesse un grande potenziale (ve ne abbiamo parlato qui) e che potesse rivelarsi una delle opere adolescenziali più interessanti degli ultimi anni.

Il finale della prima stagione lasciava intendere che la serie avesse ancora molto da dire, esplorando soprattutto l’aspetto sociologico che rappresenta l’essenza stessa della trama. The Wilds 2, che riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati, rappresenta allora il banco di prova di una produzione che rischiava di perdersi e invece si conferma originale e stranamente realistica, perché capace di fare appello alle credenze sociali che stanno alla base della società così come pensata nel mondo contemporaneo. I punti di forza che già avevamo individuato nella prima stagione si presentano intatti in questo secondo capitolo, che pur superiore al primo presenta tuttavia alcuni evidenti difetti a livello di struttura e di stratagemmi narrativi, che evidenziano come The Wilds 2 sia un progetto ancora acerbo, sebbene dalle grande potenzialità.

La prima grande novità di The Wilds 2, che segue il grande colpo di scena avvenuto nel finale della prima stagione, è l’introduzione di un altro gruppo di naufraghi adolescenti, questa volta tutti di sesso maschile. Gli otto ragazzi “precipitati” su un’isola deserta rappresentano il gruppo di controllo dell’esperimento guidato dalla dottoressa Klein, che vuole provare come una società essenzialmente matriarcale possa funzionare in maniera più pacifica ed efficiente rispetto a una patriarcale e che per dimostrarlo costringe due ignari gruppi di adolescenti di sesso opposto a sopravvivere nel nulla, formando nuove società da zero. La seconda stagione di The Wilds si divide allora tra le due isole, mostrandoci in parallelo le strategie di sopravvivenza e le dinamiche messe in atto dai due gruppi, che rispetto a quanto visto nel primo capitolo della serie vediamo con un occhio più critico, consapevoli di quale sia la ragione nascosta dietro alla permanenza degli adolescenti sull’isola. La contrapposizione delle vicende di femmine e maschi in The Wilds 2 è solo in parte riuscita e questo perché, nonostante le dinamiche parzialmente, diverse quello che vediamo avvenire nel gruppo di controllo, alle prese con i primissimi giorni da naufraghi, sembra quasi una fotocopia di quanto visto nella prima stagione con le ragazze, senza però che vi sia il tempo e lo spazio necessario per dedicare a ognuno dei membri il giusto approfondimento psicologico.

Le dinamiche che si sviluppano all’interno del gruppo maschile rimandano alla sfera della competizione per la leadership, alla mascolinità tossica e a quell’ eccesso di violenza che vediamo spesso dipinti come il lato più pericoloso e distruttivo della società patriarcale, laddove invece le naufraghe riescono a sviluppare un principio di società basata sulla cooperazione, la divisione del lavoro e la protezione reciproca. Sebbene lo spunto sociologico sia di grande interesse e la messa in scena realistico e naturale, a rappresentare il problema principale di The Wilds 2 è proprio l’assoluta mancanza di credibilità nella rappresentazione del team di ricerca e dei loro metodi.

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Al di là della necessità di trovare fondi praticamente illimitati per finanziare un progetto del genere e dell’impossibilità che un qualsiasi comitato etico possa accettare le condizioni in cui si svolge l’esperimento, la vera grande pecca di The Wilds 2 risiede tutta nella rappresentazione della dottoressa Gretchen Klein e del suo team di ricerca. In una serie così profondamente attenta al realismo, tanto da farne uno dei suoi più importanti punti di forza, la presenza di un villain così fumettistico, una sorta di Thanos in un mondo senza Avangers, è una nota che stona e rischia di rovinare l’intera premessa della serie. Man mano che procedono gli episodi la dottoressa Klein diventa sempre meno una ricercatrice animata da nobili (per quanto discutibili) ideali e inizia a sentirsi Dio, finendo per stravolgere la natura stessa di un esperimento che lei dice di considerare come un figlio.

Due dei grandi colpi di scena presenti in The Wilds 2, ossia la rivelazione che Nora è ancora viva e che Seth è tutt’altro che il bravo ragazzo che racconta di essere, sono tutto sommato prevedibili, eppure la tensione costruita alla perfezione intorno a questi momenti è tale da lasciarci comunque a bocca aperta, soprattutto per quanto riguarda la scena in cui vediamo Seth per quello che è davvero: un violento, un bugiardo, un manipolatore, un criminale. La raffigurazione di una violenza sessuale così grafica non è gratuita o semplicemente volta a scioccare lo spettatore, ma è una parte essenziale della rappresentazione di cosa può comportare una società in cui la mascolinità tossica e il desiderio di supremazia vengono portati all’estremo, confermando quanto l’esperimento della dottoressa Klein vuole dimostrare.

Il colpo di scena finale, che vede i due finalmente gruppi riuniti su un’altra isola, è invece inaspettato e lascia aperte infinite possibilità per una terza stagione che speriamo venga confermata il prima possibile, perché sebbene non siano rimaste aperte domande sulla vera natura dell’esperimento, le implicazioni di una convivenza tra tutti i naufraghi coinvolti suscitano nel pubblico un grande interesse sociologico e non solo, perché ormai siamo umanamente coinvolti nelle vicende di ognuno dei protagonisti.

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The Wilds 2 si conferma una serie capace di delineare alla perfezione il profilo e l’evoluzione psicologica di ognuno dei suoi molteplici personaggi e questo è tanto più evidente per quanto riguarda il gruppo delle naufraghe, la cui storyline è di gran lunga la più coinvolgente della stagione. Dot, Leah, Toni, Shelby, Fatin, Martha e Rachel sono alle prese con il lutto, con la scoperta del sé e con la necessità di fare affidamento l’una sull’altra, un percorso non lineare ma rappresentato con un’attenzione al realismo delle reazioni e delle dinamiche che raramente abbiamo visto in televisione e che eleva The Wilds all’interno di quel ristretto gruppo di teen drama che dell’adolescenza vogliono mostrare il lato crudo, reale. Complice un livello di recitazione altissimo, le scene che vedono protagoniste le ragazze sono le migliori della stagione, perché mettono in scena con una naturalezza rara cosa significa il dolore della perdita e insieme la gioia di riscoprirsi vive.

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Nel complesso la seconda stagione di The Wilds dimostra che la serie non soltanto ha molto da raccontare, ma che sa perfettamente come vuole farlo. La contrapposizione tra i due gruppi di naufraghi non è sempre riuscita, ma una volta finita la stagione – e lasciatecelo dire, non guardarla tutta d’un fiato è davvero difficile – ci rendiamo conto che le premesse della serie e dell’esperimento sono state rispettate, che quanto abbiamo visto è effettivamente una delle migliori rivisitazioni de Il signore delle mosche in chiave contemporanea che si potessero realizzare. Il lato teen è sempre meno presente in The Wilds 2, dove ampio spazio viene invece riservato all’elaborazione del trauma e alle sue implicazioni, finendo per mettere in scena un prodotto originale in un panorama seriali in cui ricavarsi un’identità propria è sempre più complesso. Se non ci eravamo sentiti di promuovere del tutto la prima stagione di The Wilds, dopo aver visto questo secondo capitolo siamo sicuri che la serie meriti di continuare, nella speranza che il livello continui a crescere anche in futuro.

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