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The Walking Dead mi faceva schifo. Ma poi un giorno me ne innamorai follemente

Ovviamente le stesse domande che mi ero balenate la prima volta fecero nuovamente capolino, ma tentai di ignorarle.

Nella prima visione non avevo dato tanto peso allo stesso Morgan Jones e a suo figlio Duane. Provai una piccola stretta al cuore ora, mentre Morgan guardava esterrefatto e sconvolto sua moglie-zombie, incapace di ucciderla come dovrebbe. Per non parlare della stessa scena in cui Glenn e Rick si cospargono di sangue. Nel farlo uccidono uno zombie, però prima si accertano della sua identità. Quando non era un Vagante, lo sconosciuto era una persona come tutti loro, che amava una ragazza, pagava le bollette, guardava le partite alla tv. Non c’era nulla di divertente nel massacrare una persona comunque innocente, seppur infetta.

Come avevo potuto ridere la prima volta? Trovai insomma elementi più autentici e profondi, che nella prima visione non mi avevano minimamente toccata, anche se li avevo colti. Questo pensiero mi spinse ad andare avanti, e iniziai poco a poco a pensare che forse non era così male. Anzi!

Non mi accorsi che ripetendo come un mantra quel pensiero, ero arrivata in una notte a terminare la prima stagione. Non era più la voglia di vedere se potevo cambiare idea a mandarmi avanti. Rimasi sbalordita quando compresi che involontariamente il germe di The Walking Dead aveva attecchito. Ormai ero stata contagiata. 

Non posso dire esattamente in quale preciso momento compresi di essermene innamorata. Quando Rick sconvolto sopprime Sophia ormai trasformata? Quando Shane uccide Otis, in nome di un bene superiore? Difficile a dirsi. Probabilmente realizzai quanto mi piacesse questo show una volta capito che gli zombie non solo non sono i protagonisti, ma possono essere considerati quasi un mero pretesto per la trama. La Serie pone attente riflessioni sui sopravvissuti, su quelli che sono rimasti.

Possiamo garantire che non potremmo mai arrivare a uccidere qualcuno per un po’ d’acqua, se stessimo letteralmente morendo di sete? Non lo faremmo per i nostri cari?

In uno scenario simile, non saremmo tutti noi costretti a compiere le azioni peggiori per un medicinale, per un po’ di cibo o solo per difenderci?

Sì, sembrerebbe una riflessione comune a tutti i film post-apocalittici, ma The Walking Dead, essendo una Serie, permette di esplorare più a lungo questa tematica. E tutti noi ci sorprendiamo nel constatare che Rick, Daryl, ma anche i personaggi più cattivi come il Governatore, non sono poi così diversi da noi. Nel bene e nel male. Questa Serie è scomoda, perché ci fa dubitare di noi stessi, facendo spostare di continuo l’ago della bilancia che indica cosa è universalmente giusto e cosa è sbagliato.

Quindi io, che pensavo che The Walking Dead fosse una “una serie sugli zombie“, mi sbagliavo alla grande. Perché come ripetuto da uno dei protagonisti, gli uomini stessi possono essere capaci di azioni ben peggiori degli Avventori. Sono loro, che operano con raziocinio e criterio, che bisogna temere. Loro sono i mostri protagonisti della Serie.

Resta il fatto che in pochissimi giorni ho terminato le prime tre stagioni e ora sono prossima alla quarta. Forse è prematuro dichiarare il mio amore per questa Serie, se ancora mi mancano quattro stagioni da vedere. Magari le prossime stagioni confermeranno la mia buona opinione su TWD, o forse no. Ma non è tanto il mio parere su The Walking Dead a contare.

Mi sorprendo a riflettere come moltissimi dettagli possano influenzare il nostro giudizio: una brutta giornata, sentirsi un po’ apatici, la connessione lenta che ci mette una vita a caricare ed ecco che uno show televisivo può sembrarci noioso, assurdo, da evitare. Oltre ai pregiudizi, mille varianti sono in grado di alterare il nostro modo di apprezzare o meno a una prima occhiata. Che sia un film, una Serie, un quadro… o una persona. Il cervello è un organo così complesso che sarebbe difficile esaminare come e cosa ci fa cambiare idea diametralmente. Complice la casistica infinita degli elementi che possono influire sulla nostra valutazione.

Posso concludere ribadendo quanto questa esperienza mi sia servita da lezione. Non esiste sempre e solo il colpo di fulmine, che ti fa innamorare di qualcuno o qualcosa istantaneamente. L’innamoramento qualche volta è un processo lento, fatto anche di elaborazione, di riflessione, di seconde chance, di pessimi ‘primi impatti’.

Quindi quando è necessario diamo una seconda possibilità, specialmente nel caso di qualche Serie Tv. Potremmo rimanere sbalorditi dal risultato finale!

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