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10 motivi per amare silenziosamente The Mentalist

Seguendo la programmazione italiana, nel giugno del 2015 è andato in onda l’ultimo episodio di The Mentalist. Una serie che, con il suo intreccio, ha saputo allietare per un totale di sette stagioni lo spettatore, catapultandolo in una realtà investigativa particolare. Caso dopo caso, la serie tv presenta uno dei personaggi psicologicamente più controversi ed intriganti nella storia della serialità televisiva (ne abbiamo già parlato in precedenza). Capace di creare una vera e propria dipendenza, la serie entra di diritto tra quelle che hanno saputo proporre per prime qualcosa di nuovo. In modo originale, The Mentalist modifica a proprio vantaggio i soliti cliché che il genere processuale mette in scena, rendendo difficile al pubblico passarle oltre.

Possibile che Patrick Jane ci abbia ipnotizzato per tenerci ancorati alla sua vicenda per l’eternità?

Mah! Non ci è dato saperlo, ma una cosa è certa: The Mentalist ha cambiato, in maniera determinante, il nostro modo di approcciarci alla vita e all’altro. A questo proposito, diciamoci la verità. Quante volte ci è capitato, dopo aver visto questa serie tv, di provare a “leggere” la persona di fronte a noi attraverso il linguaggio del corpo? Microespressioni che ci sono sempre parse insignificanti, sono diventate estremamente evidenti. I movimenti involontari del corpo hanno assunto un’espressività determinante all’interno delle discussioni. Per non parlare poi dei tentativi di manipolare la mente di chi abbiamo di fronte con gesti e parole studiate.

Insomma, ammetto di essermi documentata parecchio sul linguaggio del corpo, dopo aver visto The Mentalist. Tuttavia, dopo i miei primi tentativi, molti degli amici storici si sono allontanati, credendomi una sorta di psicopatica con una strana ossessione per le braccia incrociate e per le sopracciglia corrugate. Quindi no, se posso darvi un consiglio, non fatelo! Non osservate il vostro interlocutore come se fosse una creatura mitologica mai vista sulla Terra. Se volete fare colpo, continuate a rifilare il giochetto dell’Elefante grigio in Danimarca o, se preferite, dell’Ermellino bianco in Dominica, ma lasciate perdere il linguaggio del corpo e il mentalismo.

Creata da Bruno Heller, The Mentalist racconta le vicende di Patrick Jane, consulente del CBI (California Bureau of Investigation), impegnato nella caccia all’uomo responsabile della morte di sua moglie e di sua figlia, il serial killer Red John. Sintetizzare la Serie Tv in questo modo però, è riduttivo. Infatti, a rendere più accattivante la storia intera è l’attitudine di Patrick Jane al mentalismo. Per farla semplice, Jane è dotato di un intuito infallibile e di una capacità deduttiva elevata. In grado di comprendere una persona dal tipo di tè che beve, egli è anche un maestro della manipolazione del pensiero e del comportamento.

Hall of Series ha quindi raccolto per voi 10 motivi per amare The Mentalist. Prima di procedere, però, è necessario avvisarvi della presenza di alcuni spoiler all’interno dell’articolo. Pertanto, la lettura è consigliata ad un pubblico di conoscitori della serie, ma anche a chi ha il coraggio di affrontare gli spoiler senza temere la possibilità di rovinarsi la visione.

1) Simon Baker/Patrick Jane

The Mentalist
Simon Baker (650×366)

Simon Baker, l’interprete del protagonista maschile della Serie, è senza dubbio uno dei principali motivi per amare The Mentalist.

Insomma, non si tratta semplicemente del bell’australiano biondo con gli occhi azzurri, verdi, grigi (a seconda della luce!) che fa surf. Simon Baker è molto più di questo. Egli è stato capace di interiorizzare in modo sublime il personaggio di Patrick Jane, rendendolo avvincente e ricco di sfumature differenti.

Mette in scena un ruolo per niente facile. Un personaggio divorato da una evidentissima sete di vendetta, ma che allo stesso tempo collabora e si rende utile alla risoluzione di alcuni casi del CBI. Una dicotomia questa che Simon Baker mantiene viva nel corso di ogni stagione, riuscendo tra l’altro a servire allo spettatore una sequenza di finali del tutto inaspettati. Scelte e decisioni che vengono costantemente vagliate dal protagonista e che fino all’ultimo non vengono rivelate, regalando al pubblico uno stato di incredibile suspense.

Simon Baker interpreta un personaggio di cui non conosciamo il passato e che non si espone. Almeno all’inizio. Sappiamo soltanto che il suo mestiere come consulente inizia un po’ per caso, quando un omicida seriale intraprende un “gioco” con lui. Un gioco che per Jane diventa una vera e propria caccia a quell’uomo che ha distrutto la sua famiglia.

2) Red John (John il Rosso)

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The Mentalist (640×392)

The Mentalist ha la struttura tipica di ogni Serie di carattere procedurale. Per cui, ad un’unica trama orizzontale che si protrae per l’intera serie, ci sono molte altre trame secondarie che si concludono nell’arco dei 42 minuti classici dell’episodio. Nel caso specifico di The Mentalist si può far coincidere la trama orizzontale con gli episodi e gli elementi che riguardano la vicenda che vede coinvolti Patrick Jane e Red John. Mentre, la trama verticale corrisponde al caso che viene prontamente risolto settimanalmente all’interno di ogni episodio.

In questo modo è normale che lo spettatore sia più coinvolto e curioso di conoscere i fatti della trama orizzontale rispetto agli altri. Insomma, quante volte vi è venuto il desiderio di saltare gli episodi autoconclusivi e di guardare soltanto quelli inerenti a Red John?

In fondo, se abbiamo citato Simon Baker e quindi Patrick Jane tra i motivi per amare questa Serie, non può mancare la nemesi del protagonista. Il suo scopo di vita: Red John. Red John, il killer della faccia sorridente, è un uomo misterioso la cui identità viene rivelata soltanto nella sesta stagione. Ha un’intelligenza e un’astuzia pari, a volte superiori, a quelle di Jane, come egli stesso ammette più volte all’interno della Serie. Da quando ha ucciso la famiglia di Jane, John ha dimostrato di avere una vera e propria ossessione nei confronti di Jane e viceversa. Un elemento questo che distingue nettamente The Mentalist dalle altre Serie Tv. Protagonista e antagonista trasformano quello che sarebbe un banale e scontato procedurale in un folle e maniacale “gioco” di provocazione e sfida costante da ammaliare letteralmente lo spettatore.

3) Jibson

The Mentalist
Jibson (640×358)

Possiamo fare i duri e sostenere quanto vogliamo la tesi per cui una serie tv non è retta solo dalle storie d’amore, ma la verità, in questo caso, è che uno dei primi elementi che ci ha portato a innamorarci follemente di The Mentalist è la coppia formata da Patrick Jane e Teresa Lisbon, i Jibson.

La loro è una delle OTP più sofferte e desiderate nella storia della serialità televisiva. La loro chimica è evidente fin dal primo episodio della serie. Così evidente, che era chiaro a tutti che Jane e Lisbon si sarebbero messi insieme ad un certo punto, ma nessuno di noi pensava che lo avrebbero fatto solo alla fine della SESTA stagione. Infatti, la carica emotiva tra i due è talmente palpabile che più volte, nel corso delle stagioni, ti viene l’irrefrenabile desiderio di sfondare lo schermo del televisore per avvicinarli una volta per tutte.

Si tratta senza dubbio di uno dei rapporti più belli della Serie. Lei, il classico capoufficio del CBI, seria, severa, tutto d’un pezzo e ligia alle regole. Lui, un consulente che per risolvere i casi non si fa problemi ad oltrepassare i limiti. Due persone agli antipodi, ma entrambi riservati con un passato difficile che rivelano soltanto con il procedere degli episodi. Per entrambi, l’altro rappresenta qualcuno di cui fidarsi, qualcuno su cui contare e per il quale combattere e darsi una seconda opportunità di essere felice. Si fanno forza a vicenda, ma non senza qualche battibecco di contorno a rendere le dinamiche della loro relazione appassionanti.

4) Il team

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The Mentalist (640×360)

The Mentalist non è solo Patrick Jane, Teresa Lisbon e Red John, ma è anche Kimball Cho, Wayne Rigsby e Grace Van Pelt. La squadra investigativa del CBI è un’altra ragione per innamorarsi follemente di questa serie tv.

Si tratta infatti di personaggi di contorno straordinari, costruiti in modo tale da rendere unica e irresistibile la Serie.

Come scordarsi, per esempio, della monoespressione di Cho (altri personaggi monoespressiviù? Eccoli)? Un personaggio squisitamente simpatico, che nonostante faccia battute e frecciatine continue ai suoi colleghi mantiene sempre la solita faccia severa. In realtà, sebbene non vi siano prove evidenti della cosa, pare abbia sorriso nell’episodio dedicato al matrimonio dei Jibson. Come ben sapete però, può benissimo trattarsi di uno spasmo involontario dovuto alla costante contrazione mandibolare.

5) Le abitudini di Patrick Jane

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The Mentalist (640×358)

Patrick Jane is the new Sabrina Ferilli. In altre parole, propongo una petizione per rendere Patrick Jane il nuovo testimonial di una nota azienda che produce divani. Già me lo immagino sdraiato sul suo divano di pelle personalizzato, mentre, con le sue abilità di mentalista, induce lo spettatore più dubbioso della formidabile qualità di quella superficie. Di sicuro ci sarebbe un aumento nelle vendite, ma torniamo al nostro articolo.

Parick Jane, come altri personaggi delle serie tv, ha un “luogo” prediletto in cui ritirarsi per riflettere, organizzare il piano per salvare il mondo e cose simili. Un “posto” che è molto simile a quello di ognuno noi: il divano. Oh sì, toglietegli tutto, ma non quel meraviglioso divano di pelle, mezzo scucito. Nel corso delle stagioni, Patrick lo rivendica più volte e lo inserisce pure all’interno della lista delle cose che vuole indietro per tornare a lavorare con il CBI.

Oltre a questo, Patrick Jane è anche un vero e proprio teinomane. Ovunque si trovi, anche se questo può modificare o distruggere delle prove, se lui ha voglia di tè, con estrema nonchalance si prepara la sua bella tazza. Insomma, ha bevuto più tè lui in 7 stagioni di The Mentalist che la Regina d’Inghilterra in 91 anni di vita.

Per cui, sì, queste rientrano senza ombra di dubbio tra le ragioni per amare questa serie tv. Perché, così facendo, ci si accorge presto che c’è un po’ di Jane in ognuno di noi, soprattutto durante le sessioni d’esame all’università.

6) La linea sottile che separa il bene dal male

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The Mentalist (640×365)

La serie è costruita in modo tale che lo spettatore si convinca di un possibile cambiamento di Jane nei confronti di Red John. In realtà, nel momento della resa dei conti, nel momento del faccia a faccia tra Jane e Red John, tutto appare in chiarezza. Jane non è cambiato nei confronti di quell’uomo. Jane porrà fine a quella vita e non avrà il minimo ripensamento a riguardo.

In Patrick Jane convivono allo stesso tempo il bene e il male. Un dualismo capace di rendere irresistibile la Serie agli occhi del pubblico che ogni volta cerca di dare la giusta collocazione al protagonista. Perché, se è vero che Jane mette al servizio del CBI le sue abilità per salvare delle vite, allo stesso tempo egli si fa assumere per perseguire il proprio desiderio di vendetta. Quando si tratta della sua nemesi, non segue alcuna etica, alcun codice morale, inquadra l’obbiettivo e capisce fin da subito quello che accadrà quando giungerà l’inevitabile incontro/scontro. Non c’è altra soluzione, Red John deve morire, perché solo così Jane può passare oltre il suo passato e vivere e progettare il suo futuro. Due menti superiori che combattono perché a questo punto non c’è spazio per entrambe nello stesso mondo e una delle due deve necessariamente perire.

Insomma, se per Jane tutto è evidente fin dall’inizio, per lo spettatore il dubbio rimane. Un dubbio che lo attanaglia, ma che allo stesso tempo mantiene alto il suo interesse, facendolo innamorare follemente della vicenda.

7) La risoluzione dei casi

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The Mentalist (640×371)

Come si è già detto in precedenza, oltre alla trama principale di Red John, The Mentalist offre tantissimi altri casi da risolvere in grado di rendere ogni singolo episodio degno di nota. Più di un centinaio di enigmi dalle dinamiche sempre diverse e imprevedibili si susseguono nel corso delle stagioni. Omicidi, furti, rapimenti, estorsioni sono gli ingredienti immancabili a rendere la Serie Tv accattivante.

Sebbene la struttura dei casi sia molte volte la stessa, l’unicità e la validità di alcuni di essi è data esclusivamente dalla soluzione ingegnosa di Patrick Jane. Una soluzione tale che ad un certo punto si arriva a guardare l’episodio soltanto per la spiegazione assurda che ne trarrà fuori il consulente del CBI. Una conclusione alla quale egli arriva oltrepassando sempre i limiti. Jane è l’unico infatti a cui è permesso curiosare, manomettere le prove e ingannare i sospettati per estrapolare una mezza confessione e smascherare quindi il colpevole.

8) I riferimenti letterari a William Blake

The Mentalist (640×360)

Quante volte a scuola , durante l’ora di letteratura inglese, abbiamo desiderato analizzare nel dettaglio i versi di William Blake che Red John sussurra all’orecchio di Jane nel finale della seconda stagione?

Tyger Tyger, burning bright,
In the forests of the night;
What immortal hand or eye,
Could frame thy fearful symmetry?

Ebbene sì, i riferimenti letterari al poeta inglese William Blake sono un altro motivo per amare The Mentalist.

I continui riferimenti, che Heller e soci hanno inserito all’interno della Serie, hanno reso possibile la decodificazione del rapporto che si è creato tra Jane e Red John attraverso la poetica dell’autore inglese. The Tyger fa emergere questioni riguardanti l’esistenza del bene e del male. E in particolare, l’uno può esistere senza l’altro? Red John, nel corso delle stagioni ha avuto numerose opportunità per uccidere Jane, ma non lo ha mai fatto. Questo può indicare il fatto che Red John vede Jane, nella sua innocenza, come un opposto che è necessario che ci sia.

9) Gli ultimi sospettati

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La prima parte della sesta stagione ruota attorno ad una fantomatica lista di sospettati Red John. Si tratta probabilmente della parte più coinvolgente dell’intera serie, perché lo spettatore giunge ad immedesimarsi completamente con Jane alla ricerca del serial killer.

La suspanse raggiunge livelli inauditi, ogni episodio restringe di un elemento la lista, gli indizi sono svelati, lo spettatore ha tutte le carte in regola per partecipare al gioco. The Mentalist si trasforma in una sorta di Cluedo e Indovina chi?, al quale al pubblico è richiesto caldamente di prendere parte. I sospettati sono 7 e all’apparenza ognuno ha un valido motivo per essere il killer. La tensione si fa sempre più alta, i colpi di scena sono sempre più decisivi e il desiderio di conoscere la verità è alle stelle. Il ritmo stesso della Serie si fa più frenetico, rispetto a quello degli episodi iniziali decisamente più lenti e controllati.

The Mentalist è una delle poche serie tv che è stata in grado di far provare una gamma così vasta di emozioni differenti allo stesso tempo.

10) Il palazzo della memoria

The Mentalist (640×363)

Chi sostiene di non aver mai provato a costruire il proprio palazzo della memoria per memorizzare la lista della spesa, sta mentendo o semplicemente non è un assiduo frequentatore dei supermercati.

Il palazzo della memoria è un metodo facile e veloce che ti permette di riportare alla mente grandi quantità di informazioni. Tutto quello che occorre è un luogo fisico familiare da poter suddividere in spazi più piccoli (a seconda dei dati da ricordare) all’interno della propria mente. A questo punto, bisogna collegare ogni luogo ad un pacchetto preciso di informazioni. In questo modo si lega una nuova informazione a una che già si conosce benissimo.

Il risultato è la creazione di una stretta associazione tra ciò che è nuovo e ciò che è noto, finendo quindi per fortificare la prima con il supporto della seconda. Così, quando si vuole ricordare qualche dettaglio, basta chiudere gli occhi e ripercorrere nella mente il proprio palazzo della memoria.