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I 5 momenti più strazianti della seconda stagione di The Handmaid’s Tale

3. LO STUPRO DI JUNE

The Handmaid's Tale

Questa sequenza, insieme alla successiva, è stata per me forse la più difficile in assoluto da guardare. Perché non solo si tratta di una brutalità e di uno sfregio fine a se stesso (sono dell’avviso che Serena e Fred l’abbiamo fatto più per punire June che per favorire il parto), ma è talmente ben recitata da sembrare quasi reale. E poi c’è un elemento che è forse più disturbante della scena in sé: la piena complicità e la volontà di ferire da parte di una donna, Serena, un’altra donna inerme, June. Non è il primo stupro a cui assistiamo in The Handmaid’s Tale. Dopotutto, ogni Cerimonia è uno stupro. Imbellettato, vissuto con sacralità ed estrema ipocrisia dai Comandanti, e ormai in qualche modo tollerato dalle Ancelle, ma sempre di stupro si tratta. Però questo è qualcosa di più. Questa è una ferita inferta a bruciapelo su una creatura indifesa e in pericolo, una donna incinta di nove mesi che implora pietà per lei e il suo bambino. Qualcosa che nemmeno la bestia più depravata e folle potrebbe mai concepire.

Eppure, anche dopo questo irreversibile affronto, June trova la forza di vedere Serena come una vittima sua pari. Infatti si siederà al suo fianco quando le verrà tagliato un dito, su quello stesso letto in cui lei e Fred le avevano tolto anche l’ultimo barlume di dignità. La forza di The Handmaid’s Tale è proprio questa: mostrare come possano sbocciare fiori di speranza e di perdono anche dalle malvagità più aberranti.

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