Vai al contenuto
Announcement Ad
Home » The Bad Guy

The Bad Guy non sembra italiana, e non è un pregio né un difetto

The Bad Guy Luigi Lo Cascio (1200x675)
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Il seguente articolo contiene SPOILER su The Bad Guy.

Prime Video ha recentemente confermato a sorpresa il rinnovo per una seconda stagione di The Bad Guy (che puoi trovare qui in streaming su Prime Video). Si tratta di una notizia del tutto inattesa, ma con un significato importante per la produzione italiana in generale. Si parla spesso di internazionalità, soprattutto negli ultimi anni, nella serialità del nostro paese. Reti e piattaforme hanno provato sempre più spesso a proporre prodotti che si discostassero dai classici canoni della fiction italiana, ma non sempre con grandi risultati. The Bad Guy è stata un’eccezione, in questo senso, ed è riuscita a ottenere un discreto successo proprio ribaltando quei canoni. Oggi vogliamo concentrarci su questa serie tv, andando ad  analizzare il motivo per cui il suo valore internazionale non è né un pregio né un difetto. Almeno per ora.

Prime Video non è la prima realtà televisiva a puntare su questo tipo di prodotti, ma non sempre le cose sono andate nel verso giusto.

the bad guy (640x360)
Balduccio Remora in The Bad Guy

Negli ultimi anni è stato molto evidente il tentativo della televisione italiana di provare a mettersi sugli stessi binari degli Stati Uniti, in particolare. Ci ha provato dapprima la Rai con alcuni remake di serie di successo, ottenendo più critiche che altro. E’ stato poi il turno di Sky, che da un po’ di tempo sta coltivando una strada che punta alla commistione di generi per proporre prodotti innovativi. Ci prova tuttora anche Netflix e lo stesso fa Prime Video, che con The Bad Guy sembrava aver centrato il punto. La notizia del rinnovo della serie diretta da Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi è un ottimo passo in avanti in questo senso, e la seconda stagione sarà fondamentale per comprendere le mire di questo progetto. The Bad Guy è un’idea semplice sviluppata in modo molto astuto, quasi geniale.

Il merito che va riconosciuto a questa serie riguarda il modo in cui è riuscita a scardinare completamente un genere come il gangster senza risultare esagerata nella resa degli stereotipi. The Bad Guy ha smontato pezzo dopo pezzo l’immaginario gangster, prendendosi gioco degli stereotipi e servendosi di riferimenti e citazioni in modo funzionale. Come vi avevamo già detto in passato, in The Bad Guy è possibile imbattersi in parecchie reference a serie e film di caratura internazionale. Da Tarantino a Breaking Bad, passando pure per Game of Thrones in una versione molto italiana delle nozze di sangue. Insomma, la serie con protagonista l’ottimo Luigi Lo Cascio è un vero e proprio contenitore di riferimenti pop attualissimi. Questo aspetto non fa che accrescere il valore internazionale della serie, che in un certo senso ha “sfidato” i grandi a modo suo.

The Bad Guy è riuscita a sfruttare il suo genere di appartenenza in modo del tutto nuovo qui in Italia.

the bad guy (640x360)
Luigi Lo Cascio interpreta Balduccio Remora

Nel nostro paese il gangster è visto quasi come un genere sacro, intoccabile, per ovvie ragioni. Dal canto suo, The Bad Guy non è di certo la prima parodia e non vuole nemmeno esserlo. La trama parte da un’idea di immediata riconoscibilità: uno scambio di persona che permette a un buono di fingersi cattivo per scardinare il sistema dall’interno. Nino Scotellaro diventa così Balduccio Remora, un parente lontano del clan dei Tracina. The Bad Guy si affida fin da subito alla comicità del caso, spianando la strada allo spettatore per immergersi in un mondo colorato e bizzarro. Con un inizio così sopra le righe non era scontato riuscire a gestire l’assurdità nel resto del tempo senza perdere di credibilità. Ma la forza di The Bad Guy sta proprio nell’essere stata capace di trovare un suo spazio di fianco a un genere immacolato come il gangster.

Bisogna tenere conto anche dell’importanza che l’italianità ha per questo prodotto. Se un’idea simile avesse visto luce negli Stati Uniti, con ogni probabilità non avrebbe avuto il risalto che meritava. Il difetto principale della serialità del nostro paese, o perlomeno tra i più grandi problemi, è l’assenza di sperimentazione, anche andando a scomodare generi sacri come il gangster. The Bad Guy fa della sperimentazione la sua arma migliore, ma questo la rende allo stesso tempo una voce isolata, una rarità. E in un mare profondo come quello in cui naviga The Bad Guy, ci vuole davvero poco a perdersi. La notizia del rinnovo della serie fa di certo ben sperare, ma dal 2022 a oggi le cose non sono cambiate tanto, e quindi la serie Prime Video potrebbe comunque rappresentare un piccolo capitolo felice, ma non molto di più.

In Italia ci sono alcune cose che hanno sempre funzionato e che continueranno a funzionare per sempre, e il gangster è una di queste.

Una scena all’interno di WowterWorld

Siamo ancora molto lontani dall’internazionalità che stiamo provando a inseguire. Ma questo non significa che la serialità italiana debba necessariamente snaturarsi per arrivare a questo obiettivo, anzi. The Bad Guy è la dimostrazione che il bacino da cui pescare, nella cultura pop del nostro paese, è molto più ampio di quanto si pensi. La sperimentazione non è un difetto, ma non deve essere vista nemmeno come l’unico pregio concreto, soprattutto se si considera che il pubblico resta immutato. Ciò che funziona continuerà a farlo – in casi come questo probabilmente per sempre – ma ciò non deve essere d’impedimento alla sperimentazione. Contestualmente però per riuscire a emergere c’è bisogno di personalità, la stessa che The Bad Guy ha dimostrato di avere fin dal primo momento.

La seconda stagione dovrà dare continuità a uno dei progetti più freschi del panorama seriale italiano recente, continuando a cavalcare l’onda del nuovo. The Bad Guy, per il momento, sembra un puntino in mezzo all’oceano, ma questa sua capacità di snaturarsi in modo funzionale deve essere il punto di partenza per costruire qualcosa di ancora più grande. L’Italia sarà sempre più pronta all’innovazione in ambito seriale: ciò fa ben sperare, ma è molto importante essere consapevoli dei propri mezzi. Vi lasciamo con una lista delle 10 migliori serie tv Prime Video che puoi trovare ora sul catalogo.