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L’incontenibile evoluzione di Alessandro Borghi

Cosa rende un attore un “attore di talento”?

La capacità di adattarsi al ruolo, farlo suo, di essere camaleontico, di saperci emozionare in qualunque interpretazione. Un mix di queste cose, unito a una forte personalità e una solidissima base tecnica, rendono un semplice attore un attore che ci resta impresso. Nel caso di Alessandro Borghi, star di Suburra, a questi ingredienti di base se ne aggiungono molti altri.

Di Borghi, fino a una manciata di anni fa, ne parlavano in pochi. La cosa è più che giustificata: Alessandro Borghi è classe 1986 e, mentre oltreoceano abbiamo decine di attori che appena ventenni già ottengono riconoscimento mondiale, da noi funziona diversamente. Un attore deve lavorare duramente per avere parti importanti e, quando le ottiene, non necessariamente diventa una stella.

Alessandro Borghi ha avuto molta fortuna, ma la fortuna si poggiava su una solida base di talento e capacità di adattamento. Prima di sfondare come protagonista in Suburra, ha fatto un po’ di tutto: stuntman a Cinecittà, piccole parti in sceneggiati televisivi, approda al grande schermo con due film importanti che fanno sì che l’Italia inizi ad accorgersi di lui. Uno di questi è proprio Suburra – Il film, l’altro è Non essere cattivo, del compianto regista Claudio Caligari, in cui recita a fianco di Luca Marinelli, altro grande giovane talento.

Il botto lo fa proprio grazie a Suburra, la serie. Qui abbiamo modo non solo di osservare l’evoluzione di Aureliano Adami, personaggio che nel film vediamo alla fine della sua storia criminale. Ma possiamo soprattutto ammirare appieno la sua recitazione.

Cosa ha di diverso Alessandro Borghi da altri attori, più o meno famosi?

Suburra

Cosa lo rende così unico, perché si parla di lui ininterrottamente da almeno due anni? Non ci nasconderemo dietro a un dito, negando che dietro il suo successo ci sia anche una componente di avvenenza fisica. La bellezza è un requisito che, se non indispensabile in un attore, spesso aiuta molto. Borghi ha una bellezza versatile, mediterranea ma allo stesso tempo fredda, glaciale, è un Ragnar Lothbrok che parla romanesco. Il suo fisico negli anni ha subito trasformazioni al limite dell’umana sopportazione: basta guardare le date delle sue interpretazioni più importanti per rendersene conto.

Nel 2017 fa il suo esordio nella serie SuburraÈ un pischello con la zazzera bionda, coatto, che prima spara e poi domanda. Ci fa quasi tenerezza, perché con la sua rabbia di secondo in classifica fa di tutto per emergere. Il suo look è giovanile, sportivo, è ruspante ma ha pochi muscoli, quello che basta per risultare credibile quando fa a botte.

Poi viene Sulla mia pelle. Lì Borghi si trasforma completamente, per incarnare Stefano Cucchi. E, se non l’avevamo già fiutato in Suburra, abbiamo la riprova del suo immenso talento. Borghi dimagrisce, diventa scheletrico, si ingobbisce, viene pesantemente truccato per assomigliare il più possibile allo sfortunato Stefano. E quasi non ci accorgiamo che lui è alto più di 1.80 e Cucchi era uno scricciolo, assai più basso. Perché la sua recitazione, che in alcuni punti sembra riportare in vita la sua voce sofferente e il suo corpo straziato, ci rapisce e ci cattura.

Ma non è finita: appena un anno dopo Borghi colpisce ancora e si trasforma di nuovo. Arriva a inizio 2019 nelle sale Il primo re, in cui lo vediamo irriconoscibile rispetto alla sua ultima apparizione. È possente, muscoloso, ricoperto di fango nero da cui spuntano solo gli occhi, azzurrissimi. Recita in latino protoarcaico, e riesce a delineare la psicologia di un personaggio così lontano da qualsiasi cosa immaginabile da un attore da farci dire Ma come fa?”.

Ma non è finita, perché pochi mesi dopo torna nei panni di Aureliano per la seconda stagione di Suburra. E lì capiamo che razza di attore abbiamo davanti. Aureliano è trasformato, scarnificato dal dolore. Ha perso l’amore della sua vita, ha perso il padre, perderà la sorella. Il suo cuore è nero e vischioso come il petrolio, e come petrolio cattura e priva di vita qualsiasi cosa si avvicini. La sua trasformazione interiore è resa meravigliosamente dal suo cambiamento esteriore: mantiene il fisico muscoloso che Il primo re aveva già mostrato, ma cambia look, veste di nero, col chiodo di pelle, un pesante tatuaggio incornicia il collo.

È meno espressivo perché è un personaggio scavato dentro, ma nella sua impassibilità c’è tutto il dramma di Aureliano.

Suburra

Un Aureliano maturo, uomo, come si può diventare uomini nel sottosuolo della malavita di Roma, nelle insenature malsane tra un sampietrino e l’altro, dove scorrono i liquami. Un Aureliano che uccide senza battere ciglio, che non scherza, nel cui sguardo determinato c’è l’impellenza di prendersi tutto, una volta per tutte. Il ragazzino biondo è morto, ucciso dalla consapevolezza: nella prima stagione odiava padre e sorella, ora che non ci sono più gli mancano un sacco.

Pensa più a sé stesso, pur non dimenticando i vecchi amici. Non è più il tempo delle schermaglie con Spadino, delle sfuriate a Gabriele, “fijo de na guardia”, ora Aureliano è solo. Come tutti gli adulti, mette nel cassetto l’impulsività della gioventù e governa le emozioni come governa le amicizie, con lucido interesse.

L’evoluzione che Aureliano – e Alessandro Borghi di riflesso – compie tra le due stagioni di Suburra, sta tutta qua:

Me so stancato de vive in mezzo ai fantasmi

La seconda stagione rappresenta per Aureliano il tentativo di scrollarsi di dosso i fantasmi che lo perseguitano, mantenendone però sempre il ricordo con sé. Ecco perché il tatuaggio, ecco perché il flashback in cui si avverte l’ombra del padre assente, ecco perché il bisogno di tornare a essere uno e trino.

Se per il personaggio di Aureliano l’evoluzione è repentina ed evidente tra una stagione e l’altra, per Alessandro Borghi bisogna guardare il quadro generale. E il quadro generale ci dice che questo attore, ad appena 33 anni, ha già interpretato ben tre ruoli della vita, quelli che qualsiasi attore aspira a interpretare. Se per Aureliano la precedente citazione descrive bene il suo percorso all’interno di Suburra, per Alessandro Borghi prendiamo in prestito sempre una massima rivisitata di Suburra, per descrivere la sua incontenibile evoluzione, con inarrestabile ascesa:

Pijamose tutto!

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