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Slow Horses: la verità nascosta in una bugia – La Recensione della seconda stagione

Fuori dal Pantano nessuna pietà: i ronzini di Slow Horses sono pronti a mettere il turbo.

La seconda stagione della serie spy-thriller di Apple TV+ torna più dinamica che mai, contrapponendo momenti di pura tensione e adrenalina al perfetto e mai esasperato humor inglese, marchio di fabbrica del gioiellino prodotto da Will Smith. I ronzini capitanati da Jackson Lamb (Gary Oldman) si ritrovano questa volta alle prese con le cicale, agenti dormienti russi incorporati nella società britannica che, così come gli insetti da cui prendono il nome, passano anni nascosti sotto terra prima di uscire allo scoperto. Ritenute da sempre una leggenda, per l’Intelligence le cicale non erano altro che uno specchietto per le allodole inventate dai sovietici durante la guerra fredda. Tuttavia, la morte dell’ex agente Richard Bough (Phil Davis) riaccende nuovamente i riflettori su queste oscure figure e sulla loro possibile esistenza; d’altronde, la verità è nascosta in qualunque bugia. Sono queste premesse a dare il via al secondo capitolo di Slow Horses, che dimostra sin dai primissimi istanti di apertura un’accresciuta maturità tanto nella scrittura dei personaggi quanto nella fotografia. All’atmosfera grigia e piovosa della prima stagione, ritroviamo contrapposta una Londra insolitamente soleggiata; i ronzini non passano più le proprie giornate tra le scartoffie del Pantano ma sono tutti impegnati in missioni fuori porta, contribuendo ad aumentare notevolmente il ritmo della narrazione. La ritrovata capacità d’azione non deve però trarre in inganno: gli agenti di Lamb, anche stavolta, difficilmente ne fanno una giusta.

Slow Horses
Slow Horses (640×360)

La prima missione sotto copertura è affidata a River Cartwright (Jack Lowden), pronto a riscattarsi dopo il disastro all’MI5 che gli è valso il trasferimento al Pantano. L’obiettivo è il russo Chernitsky (Marek Vasut), considerato il responsabile dell’uccisione dell’ex agente Bough. Fingendosi un giornalista arrivato nelle campagne inglesi per scrivere un articolo sulla vita ai margini della città, River riesce a identificare Chernitsky e, allo stesso tempo, a essere a sua volta riconosciuto dall’agente russo dopo una serie di grossolani errori, che rendono tuttavia il suo personaggio uno dei migliori della serie. Mentre infatti l’ironia pungente di Gary Oldman risulta palese e grottesca nella sua scrittura, Lowden personifica il suo disattento protagonista con la serietà tipica delle grandi spie dell’universo cinematografico, sfiorando la parodia del genere in modo sottile e impercettibile, dando vita ad alcuni tra i momenti più tensivi ma allo stesso tempo esilaranti della serie tv di Apple Tv+.

Decisamente più professionale è la coppia composta da Louisa (Rosalind Eleazar) e Min (Dustin Demri-Burns), ai quali è affidata la quota drammatica della narrazione. I due si ritrovano a metà tra i sovietici e l’Intelligence britannica capitanata da James Spider (Dustin Demri-Burns) e Diana Taverner (Kristin Scott Thomas), a loro volta impegnati nelle questioni politiche del paese. Il maggiore coinvolgimento degli agenti del Pantano in questioni di politica nazionale e internazionale comporta naturalmente più rischi per la squadra di Lamb, che ne paga il prezzo più alto con la perdita di un importante componente. La triste dipartita contribuisce tuttavia a portare Slow Horses al livello successivo, attraverso un’inedita maturità e profondità che mancavano alla prima stagione, poiché meno focalizzata sulla caratterizzazione emotiva dei suoi protagonisti. Persino Jackson Lamb appare, in questo secondo capitolo, più umano e interessato a proteggere i suoi agenti più di quanto riesca ad ammettere, non snaturando ad ogni modo il suo inconfondibile e caratteristico cinismo. Come dichiarato dallo stesso Gary Oldman nel corso di un’intervista:

Per quanto possa essere ruvido e insultante, Lamb ha una bussola morale molto forte, è molto leale. I suoi ragazzi sono la sua famiglia

Ancor più che nella componente umana, il focus di questa nuova stagione è però sul talento del suo trasandato e indiscusso protagonista, che continua a condurre i giochi come un abile e instancabile scacchista.

La forza di Slow Horses risiede soprattutto in Jackson Lamb, e Jackson Lamb è sempre tre passi avanti a tutti.

Slow Horses
Slow Horses (640×360)

Riuscendo a prevedere tanto i successi quanto gli insuccessi dei suoi ragazzi, Lamb muove i fili di tutti gli archi narrativi che compongono la vicenda. L’esser poi l’ultimo personaggio interpretato da Gary Oldman prima del suo annunciato ritiro, diventa senza dubbio una più che valida motivazione per la quale immergervi nel mai banale mondo di Slow Horses, che si dimostra sempre più all’altezza delle altre produzione di altissimo livello presenti nella piattaforma streaming di Apple Tv. In perfetto equilibrio tra le dinamiche componenti di spionaggio e il mistero del thriller, Slow Horses lascia la sua impronta nella serialità televisiva distinguendosi per la sagacia dei suoi protagonisti, i dialoghi brillanti e l’ironia mai banale, fondamentale nel renderla una serie leggera ma al tempo stesso avvincente da guardare tutta d’un fiato.

La seconda stagione della serie tv risulta quindi, nel complesso, ancor più riuscita della precedente, essendo le sue carte ormai ben spiegate in tavola al punto da lasciare poco spazio ai convenevoli: i ronzini sono stati slegati e sono pronti a correre. Le aspettative per la terza stagione, di cui è stato già rilasciato il trailer a seguito degli episodi conclusivi, sono dunque molto più alte che in precedenza, ma le conferme derivate dal secondo capitolo lasciano decisamente ben sperare. Nuovi ostacoli attendono quindi i nostri ronzini ma siamo sicuri che, capitanati dal fantino Jackson Lamb, nessuno di questi sarà mai troppo alto da superare.