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4 Serie Tv cult che erano già troppo avanti sul tema dell’uguaglianza

Nell’ultimo decennio la tematica dell’uguaglianza ha rappresentato uno dei punti focali della televisione contemporanea, venendo inserita all’interno di prodotti di ogni genere e portata in scena con diversi espedienti, propria a dimostrare quanto il discorso pubblico contemporaneo e la rappresentazione di quest’ultimo sullo schermo si influenzino a vicenda. Se per lo spettatore moderno sentire parlare di temi come l’amore omosessuale, il femminismo, la questione razziale e l’abilismo è parte dell’esperienza quotidiana nel rapportarsi col mezzo televisivo, non bisogna dimenticare che questa nuova normalità è una conquista recente, che non sarebbe stata possibile senza la trattazione pioneristica di questi temi in serie di inizio millennio come Will & Grace o Buffy l’ammazzavampiri. Abbiamo individuato 4 serie tv cult che hanno contribuito a cambiare per sempre il modo in cui l’uguaglianza è rappresentata in televisione, spingendosi coraggiosamente al di là degli stereotipi e dei pregiudizi per che mostrare al mondo che il diritto a essere rappresentati e accettati appartiene a chiunque.

1) Will & Grace

will & grace

Quando nel 1998 è andata in onda la prima puntata di Will & Grace, la televisione non sembrava ancora pronta per una sitcom il cui tema centrale era l’omosessualità. Soltanto l’anno precedente la comedy Ellen, con protagonista Ellen DeGeneres, era stata cancellata per un significativo calo di ascolti dovuto all’esplorazione dell’omosessualità del personaggio principale, avvenuta in seguito al coming out nella vita reale di DeGeneres. Eppure, Will & Grace è stata un successo immediato e ha contribuito a cambiare per sempre il modo in cui i personaggi queer sono rappresentati in televisione, nonché a garantire una svolta definitiva nella sensibilità del pubblico nei confronti tematica dell’amore non eterosessuale.

Will & Grace ruota fin dal suo inizio intorno al rapporto tra Will Truman e Grace Adler, migliori amici la cui dinamica viene presentata molto simile a quella di una qualsiasi coppia eterosessuale affiatata, se non fosse per un piccolo dettaglio: Will è gay, e Grace è la sua anima gemella platonica. La comedy NBC non si basa su personaggi che esplorano la propria sessualità, ma su protagonisti che fin da subito hanno ben chiara la propria identità. In un periodo storico in cui ancora si faticava ad accettare l’omosessualità, Will & Grace ha portato in scena la tematica con la naturalezza che accompagna qualcosa di assodato, rivoluzionando la televisione proprio perché presentava l’amore queer per quello che è: amore, puro e semplice. L’omosessualità è presentata non come deviante dal paradigma o attraverso stereotipi, come era accaduto in prevalenza fino alla messa in onda della serie, ma come la quotidiana normalità. Un messaggio semplice e necessario, che Will & Grace ha portato in scena con ironia, coraggio e naturalezza.

2) Queer as Folk

Parlare di Queer as Folk vuol dire raccontare una serie che, pur rimanendo di nicchia, ha trasformato per sempre il mondo della televisione con la sua trasgressione rivoluzionaria. Remake dell’omonima serie britannica andata tra il 1999 e il 2000, Queer as Folk US (2000-2005) narra le vicende di alcuni membri della comunità LGBTQ+ di Pittsburgh, in Pennsylvania, e in particolare della storia d’amore tra il cinico pubblicitario Brian Kinney e il giovane e inesperto Justin Taylor, nonché delle avventure del gruppo di amici che gravita loro intorno. Laddove “Will & Grace” parlava di omosessualità con le armi dell’ironia e della leggerezza, “Queer as Folk “si rifiuta fin dal principio di nascondersi dietro il filtro della comicità e sceglie di mostrare il mondo LGBTQ+ di inizio millennio per quello che è, non risparmiando allo spettatore tutto il dolore e la solitudine che spesso accompagnano i protagonisti della serie.

Queer as Folk è cruda, sincera, senza alcun filtro. Niente perbenismi, nessun abbellimento fasullo. La serie Showtime vuole portare sullo schermo solo il vero e nel farlo tocca temi sociali fondamentali eppure all’epoca tabù, come l’inseminazione artificiale, la prostituzione minorile, l’adozione omosessuale, la profonda discriminazione, lo stigma dell’AIDS. La forte componente provocatoria della serie è stata un guanto di sfida nei un panorama televisivo che fin troppo platealmente si rifiutava di mostrare la prospettiva di coloro che erano costretti a vivere nell’ombra. Una sfida che fortunatamente Queer as Folk ha vinto, cambiando per sempre il mondo della serialità.

3) Buffy l’ammazzavampiri

will & grace

Festeggiare i 25 anni dalla messa in onda del primo episodio di Buffy l’ammazzavampiri è sconvolgente, perché la serie di Joss Whedon appare ancora oggi talmente attuale e rivoluzionaria da resistere alla prova del tempo meglio di tanti altri prodotti cult. Il che è ancora più sorprendente se si considera che la serie è non soltanto un teen drama, ma addirittura un teen drama dalla forte componente fantasy, due generi che televisivamente parlando invecchiano alla velocità della luce. Eppure Buffy l’ammazzavampiri era talmente avanti su un vasto panorama di temi che ancora oggi risulta perfettamente godibile e comprensibile da un pubblico nuovo, abituato a una televisione molto diversa. Tra le tematiche che la serie di Whedon ha affrontato anticipando brillantemente i tempi c’è quella dell’uguaglianza, rappresentata sul duplice fronte del femminismo e dell’amore omosessuale.

Buffy Summers rappresenta forse la più importante icona femminista degli anni Novanta, perché non soltanto è una guerriera capace di portare sulle sue spalle il destino del mondo, ma è anche una ragazza che affronta alcune delle difficoltà a cui vanno incontro tutte le spettatrici (e gli spettatori) come il lutto, l’insicurezza, l’intimità, il cercare di crescere senza tradire i propri ideali. Guardare Buffy combattere mostri mentre affronta anche tutti i problemi della vita quotidiana di un’adolescente ha rappresentato per generazioni intere di ragazze una presa di coscienza della propria identità e delle proprie possibilità, fino ad allora spesso mai esplorate. Inoltre Buffy l’ammazzavampiri ha anche portato sullo schermo una storia d’amore tra due donne quando l’argomento era considerato tabù, mostrando l’evoluzione della relazione tra Willow e Tara. L’episodio 5×16 della serie, in cui viene portato in scena un bacio tra le due, è ancora oggi considerato uno dei momenti più importanti nella storia della rappresentazione televisiva della comunità LGBTQ+, una di quelle puntate destinate a cambiare la televisione per sempre.

4) The Wire

Diciamoci la verità, The Wire è stata una serie troppo avanti fin dal primo istante, non soltanto per quanto riguarda il tema dell’uguaglianza, ma anche per i toni della narrazione, il profondo realismo, lo sguardo tipicamente sociologico attraverso il quale viene portata in scena la Baltimora di inizio millennio. L’opera di David Simon è quanto di più reale sia mai stato mostrato in televisione e questo implica un’aderenza alla verità che non può mancare di presentare anche tematiche sociali legate alla lotta per l’uguaglianza, soprattutto quella razziale e sociale.

Protagonista di The Wire è la città di Baltimora, che con il 60% degli abitanti di origine afro-americana è una delle metropoli statunitensi in cui la questione razziale, così scottante e radicata nel paese, si mostra con più forza in tutte le sue implicazioni. David Simon, creatore della serie e per anni reporter del The Baltimore Sun, nella sua ricostruzione della città rimane il più fedele possibile a quanto ha osservato durante la sua lunga carriera, dando spazio a voci e personaggi che in altre serie sarebbero rimasti ai margini, perché lontani dall’ideale del sogno americano di ricchezza e integrazione che la televisione statunitense per decenni ha voluto portare sullo schermo. Il contesto fa da padrone in The Wire, un contesto che travolge i personaggi, ne definisce le possibilità e l’identità, con un’attenzione al realismo tale da rendere ugualmente importanti tutti i protagonisti della serie, ognuno simbolo dell’America che è, ben distante da quella che racconta di essere.

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