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8 citazioni delle Serie Tv che mostrano la morte con occhi diversi

L’uomo nell’arco della sua vita ha, per forza di cose, a che fare con la morte. Molte volte. In tanti hanno provato a spiegarla o hanno cercato di esorcizzarla legandola a un immaginario particolare. Di conseguenza, attorno a questa tematica sono nate frasi fatte, allegorie, metafore di ogni tipo, libri, canzoni e prodotti cinematografici. Nel cinema le citazioni sulla morte sono infinite e tra le più varie. Diverse Serie Tv sono nate proprio attorno a essa: potremmo nominare After Life, The Good Place, Six Feet Under, Upload e Dead To Me ad esempio. In alcune di esse i ragionamenti sulla morte, come il famoso discorso di Riley in Midnight Mass, sono particolarmente toccanti per quanto pratici. L’uomo, infatti, non fa altro che descrivere la morte come un processo fisiologico che porta all’estinzione delle cellule del cervello ma non prima che esse abbiano prodotto la sostanza psichedelica, il DMT, che gli permetterebbe di rivivere per l’ultima volta i suoi ricordi. Per altre produzioni la morte è un insegnamento: pensiamo a JD in Scrubs che impara sulla propria pelle, come Turk ed Elliot d’altronde, a prendersi del tempo per “sdraiarsi sul prato e pensare a tutte le cose che devi ancora fare”. La maggior parte di noi, invece, probabilmente non l’accetta (è nella natura dell’uomo come ci spiegano in Dark) quindi vorrebbe tornare indietro per “tramutare la morte nel suo contrario”. Infine c’è chi, come Zerocalcare, “a diciassette anni e tutto il tempo del mondo” giustamente non ci pensa. Ma noi qui non vogliamo elencare le solite citazioni attorno all’aldilà, vogliamo guardare la morte con occhi diversi riportando in lingua originale alcuni virgolettati. Per alcuni dei personaggi citati, infatti, essa è speranza e meta da raggiungere per chiudere un cerchio, come per esempio in Vikings.

1- “La morte può essere la migliore opportunità della vita”. 

La citazione a cui ci riferiamo è tratta da La Casa di Carta e appartiene a Berlino. Il fratello del professore, infatti, si destreggia tra morte e vita che non rappresentano gli opposti, ma si completano a vicenda. D’altronde, una non esiste senza l’altra. Berlino è, in fondo, un ottimista e un amante della vita poiché convive con la morte. È un malato terminale, sa che il tempo a sua disposizione potrebbe essere relativamente breve, per questo decide di cogliere il alto positivo della sua situazione, senza mai abbattersi. Infatti, la citazione completa, riferita a Sergio sarebbe:

Se guardi il lato positivo è una fortuna. La gente non ha idea di quando arriverà la sua ora. Questo ci fa vivere in una luna di miele costante. […] Io e Tatiana ci godremo a pieno la vita con una botte di Champagne francese. La morte può essere la migliore opportunità della vita”.

Berlino la esorcizza a modo suo: accettandola. D’altronde non si può sfuggire alla morte, è inutile e impossibile. Ma, dall’altro lato, può non condizionare: continuare a progettare, sentirsi fortunati per il tempo che si ha disposizione e guardare alla vita con occhi nuovi per riscoprire la gioia delle piccole cose, lo rende un vincitore e non una vittima.

2- “Death isn’t only about the destruction of the body. Sometimes, just like that, you extinguish one self and another is born. But every birth is violent and there’s no death without pain”.

Vikings

A differenza del pensiero precedente, la serie Altered Carbon ha un chiodo fisso: eludere la morte. Il prodotto, disponibile su Netflix, è tratto dai romanzi di Richard K. Morgan che ha immaginato un futuro di essere immortali. La coscienza delle persone, infatti, può essere inserita in nuovi contenitori umani in modo da aggirare l’ostacolo della fine. Nell’episodio 7×01 il protagonista, Takeshi Kovacs, pronuncia la frase che abbiamo scelto. La sua citazione è particolare perché lui per primo è una coscienza che ha attraversato tanti gusci, ma sa che l’immortalità ha un prezzo: quello del dolore. Non c’è vita eterna senza morte. Kovacs, infatti, era un combattente nelle fila dei ribelli che si opponevano al Protettorato e alla loro visione di vita eterna riservata ai soli facoltosi. E questo spiega anche la riflessione di Quell (colei che ha inventato la tecnologia che permette l’immortalità di cui, a posteriori, si è pentita): non tutti hanno la facoltà di poter vivere per sempre. Chi può, prima o dopo, sarà in grado di schiacciare gli altri.

3- Death is kind of like sex in high school. If you knew how many times you missed having it, you’d be paralyzed. (George, Dead Like Me)

Se volete leggere di qualcuno che prende la morte con filosofia, beh, questa è la citazione giusta. Dead Like Me è una serie Tv americana del lontano 2003 in cui la protagonista, George Lass, muore colpita da una tavoletta del WC caduta dallo spazio durante la pausa pranzo del suo primo giorno di lavoro. Ebbene sì, è proprio così che finiscono i suoi giorni sulla terra. Sentirle dire quindi che: ”La vita fa schifo e poi muori. E fa ancora schifo. La morte è come il sesso alle scuole superiori: se sapessi quante volte l’hai schivata rimarresti paralizzato” non ci stupisce neanche un po’. La serie immagina la morte come una sorta di errore: in principio un dio (che ci tengono a scrivere in minuscolo) avrebbe creato la morte poi, non sapendo cosa farne, l’avrebbe chiusa in un’urna che poi sarebbe finita in mano a un rospo che l’avrebbe data a una rana che, alla fine, l’avrebbe rotta. Il giro è un po’ lungo. In ogni caso: la morte è un danno collaterale con cui ora è necessario convivere. Quindi, cosa farà mai la nostra George in tutto questo? La mietitrice: assegnata alla sezione influenze esterne, dovrà smistare le anime dei suicidi, degli omicidi e di coloro che muoiono in incidenti, come è successo a lei.

4- “Immaginati un’onda nell’oceano. La vedi, ne puoi misurare l’altezza come la luce del sole riflette sulla cresta. Ed è lì, la vedi, sai cos’è. Un’onda, che alla fine frange sulla riva e se n’è andata. Ma l’acqua esiste ancora. L’onda era solo una delle diverse forme che l’acqua può prendere. Questa è la morte secondo i buddhisti: l’onda che ritorna all’oceano da cui proviene e dove rimarrà per sempre”. (Chidi, The Good Place)

The Good Place è la Serie Tv ideata da Michel Schur che cerca di dare una risposta a domande che l’umanità si pone da sempre: cosa succede dopo la morte? Quale religione si avvicina di più alla verità? Le nostre azioni da defunti hanno un significato? L’aldilà in cui si ritrovano i protagonisti, infatti, dà peso alle azioni e premia i buoni riservando loro un posto in paradiso e condanna i cattivi. Quindi, a prima vista, sembrerebbe trattare la morte come le religioni occidentali. Ma i quattro umani scoprono ben presto che il sistema sarebbe da rivedere altrimenti nessuno meriterebbe il posto buono. Così, i defunti, impareranno che nell’aldilà c’è la possibilità di migliorarsi supportandosi a vicenda. Allora ha senso valutare un’anima per la sua condotta terrena se c’è possibilità di redenzione dopo la morte? Qui Chidi introduce l’idea di un universo che si riavvia dando alle anime la possibilità di redimersi. Questa concezione della rinascita delle anime è simile al credo Buddista e la citazione scelta ne è la prova. Per The Good Place, quindi, la morte è un’amica, è la prosecuzione naturale di una vita terrena vissuta appieno perché solo la consapevolezza della morte spinge l’uomo a migliorarsi superando i propri limiti. Quindi potrebbe essere, paradossalmente, che sia la morte a dare senso alla vita. Infatti, nel posto buono, quando le anime si sentono realizzate, possono decidere di porre fine alla loro esistenza.

5- “La morte a volte è una benedizione”. (Thomas Shelby, Peaky Blinders)

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Thomas Shelby è un uomo tormentato e psicologicamente a pezzi. La vita che conduce lo porta inevitabilmente a subire perdite, come quella della sua amata Grace, e di altri affetti, ma anche tradimenti. Thomas di base è un uomo leale e di parola che crede nella famiglia, ma le relazioni interpersonali non sono il suo forte specialmente dopo la guerra. La battaglia torna a popolare i suoi incubi e il lascito di ciò che ha vissuto lo tormenta. Sembra esausto tanto da non credere di poter raggiungere la pace: “Non c’è pace per me in questo mondo, forse nel prossimo”. Per il capo dei Peaky Blinders, quindi, la morte non è una fine ma un inizio. L’inizio di una vita senza tormenti, la liberazione di una mente che non riesce a dimenticare e che soffre per ciò che ha perso. 

6- “Someone once said that death is not the greatest loss in life. The greatest loss is what dies inside of us while we live. I could tell you who said it, but who the hell really cares”. (One Tree Hill, Haley James Scott)

Serie tv adolescenti

Chi non ricorda One Tree Hill, il dramma adolescenziale ambientato in una città inventata della Carolina del Nord? Nell’episodio 21 della settima stagione assistiamo a un lungo sfogo di Haley Scott in presenza di Victoria poiché si sente quasi tradita dalla promessa che i buoni verranno premiati, non riesce a superare la morte e sa che, avendo provato questo gran dolore, non tornerà più a essere la persona di un tempo. Inoltre sembrerebbe non capacitarsi di come la vita continui e si possa tornare a sorridere, perché la scomparsa di un’altra persona le ha causato una morte nell’anima che considera irreversibile:

”Qualcuno ha detto che la morte non è la peggiore perdita della vita. La perdita più triste è ciò che muore dentro di noi mentre viviamo. Potrei dirvi chi l’ha detto, ma a chi diamine importa?” […] “Sembra tutto falso. Troppe preghiere non vengono esaudite. Ogni giorno ignoriamo quanto questo mondo possa essere guasto, continuiamo a ripeterci che tutto andrà bene, ma non è vero. E quando l’hai capito… non torni più indietro. Non c’è magia nel mondo… almeno oggi non c’è.” […] “Stavo solo cercando di dare un senso a tutto questo. Come può qualcuno lasciare il tuo mondo in un batter d’occhio e sparire per sempre? È triste. A pensarci bene è troppo grave, troppo duro. E tu devi solo andare avanti, tu devi… devi accettarlo; diciamo che ti lasciano essere triste finché non appassiscono i fiori […] Ho dovuto imporre a me stessa di essere felice, ma non mi sento felice e quando provo a cambiare, quando cerco di ricordare che cosa si prova ad assere felici, non ci riesco, io… non sento gioia, non mi sento ispirata, mi sento vuota”.

7- “Death offers more peace than you deserve”. (The Originals, Niklaus Mikaelson)

Vikings

The Originals, 1×07 Klaus minaccia velatamente Tyler mentre sta per strappargli il cuore dal petto. Ma facciamo un passo indietro per contestualizzare: l’astio tra i due è di vecchia data ai tempi di questa lotta. Comincia, infatti, nel momento in cui l’ibrido originale Klaus trasforma il giovane Lockwood in un ibrido uccidendolo con il suo sangue in circolo. L’odio si intensifica anche perché Mikaelson si innamora di Caroline, la fidanzata del momento del giovane e raggiunge l’apice quando l’originale uccide Carol Lockwood, madre del ragazzo. Anche nella serie sulla famiglia originale il tema della morte è molto presente. Tra le tante accezioni che acquisisce, ci sono quelle della vendetta, del dolore e della punizione, in questo caso per Klaus privare Tyler Lockwood della vita equivale a dargli la pace che non riesce più a trovare. Preferisce vederlo soffrire sapendo di avere una vita vuota e senza affetti. Sarebbe un atto di misericordia che l’ibrido chiaramente non ha intenzione di compiere. Questa visione della morte come misericordiosa è simile a quella di Thomas Shelby, ma è totalmente opposta rispetto a quella portata avanti in Vikings, come vedremo.

8- “Mi rallegra sapere che il grande Odino si sta preparando per il banchetto, a breve potrò bere birra da corna ricurve! L’eroe che entra nel Valhalla non piange la sua morte, io non entrerò nella sala di Odino pieno di paura! Lì aspetterò che i miei figli mi raggiungano… e quando lo faranno mi crogiolerò nei loro racconti trionfali. Gli Aesir mi danno il benvenuto! La mia morte si compirà senza assoluzione! E do il benvenuto alle Valchirie che mi riporteranno a casa!”. (Vikings)

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Vikings

4×15 ultimo monologo di Ragnar Lothbrok in Vikings. Il protagonista qui si mostra ancora una volta coraggioso, pronto ad accogliere la morte con trionfo ed eccitazione. Sa che il suo sacrificio, necessario per unire il suo popolo e battere i sassoni, non è nulla se paragonato a ciò che lo aspetta. Il mondo deve sapere che, come nessuno ha mai potuto decidere il suo destino, nessuno potrà decidere la sua morte se non lui stesso. Non sarà una fine di cui si pentirà, non avrà nulla da temere: ci sarà Odino in persona ad attenderlo. Ragnar ci mostra la morte non come la fine di qualcosa, bensì come un inizio. Un inizio tanto desiderato, per il quale l’eroe non ha paura, ma addirittura festeggia in attesa che anche i suoi cari lo raggiungano per banchettare insieme. È anche una sorta di visione religiosa quella dei vichinghi poiché la paura della morte viene scacciata pensando alla ricompensa data dagli dei tant’è che Ragnar è addirittura eccitato all’idea di entrare nel Valhalla, il paradiso situato in un palazzo nel cielo dove gli eroi morti in battaglia, condotti da Valchirie, restano in attesa dello scontro finale contro il male. 

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