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10 citazioni de La Casa de Papel che non dovresti mai usare a un pranzo di famiglia

Il 25 aprile poteva essere una grigliatina tranquilla per la famiglia Rossi: temperatura gradevole, brezza leggera, ottima carne argentina e tanto vino. Poteva, appunto. Non sono tutti lì per festeggiare: sarà un pranzo in cui vecchi rancori torneranno prepotentemente a galla e la tranquillità familiare verrà messa a repentaglio come mai prima di allora. Siamo già pronti per immaginare il disastro, ma a noi piace esagerare. Vogliamo, infatti, complicare ulteriormente la situazione grazie all’inserimento di 10 citazioni tratte da La Casa di Carta (disponibile su Netflix).

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O la va o la spacca. Tokyo style.”

Ore 12:00, tutti pronti.

Mentre nonno Guido si occupa della carne e nonna Rita condisce l’insalata, i nipoti scorrazzano per il giardino in cerca di Polpetta, il gatto arancione che la coppia ha adottato ormai anni prima. I figli di Guido e Rita, invece, sono in piedi e in fermento. Dalle voci concitate che i coniugi alla griglia riescono a captare sembrerebbe sia sparito qualcosa. Mauro, soprannominato Berlino perché è l’unico della famiglia ad aver studiato un po’ di tedesco, è ormai faccia a faccia con Biagio, il fratello più piccolo: “Ridammelo! Ti avverto: sto perdendo la pazienza!”. Maria, la sorella che non le manda a dire, si mette tra loro per dividerli:

“Non fare s******e, Berlino. Questa non è una pellicola di Tarantino”. 

È proprio come gettare benzina sul fuoco perché questa discussione, che genera tanto gesticolare da parte di Berlino, attira l’attenzione anche del cugino Peppino. Peppino è la pecora nera della famiglia, una persona così polemica e fastidiosa tanto che quando ti chiede dove vai devi rispondere in maniera vaga per evitare che si autoinviti. Peccato che della grigliata abbia saputo da nonna Rita che non riesce a fare distinzioni tra i nipoti ”Siete tutti il mio sangue, non potrei scegliere”. Se vabbè, bella scusa! Comunque, non divaghiamo. Peppino si avvicina con fare da sbruffone saccente e in direzione di Mauro ringhia: ”Smettila di fare tutto ’sto casino, pappa molle” e guardandolo con un ghigno aggiunge:

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Palermo. La Casa di Carta

”Il vero caos non fa rumore!”.

Tra gli sguardi attoniti dei presenti, che non hanno ben capito cosa volesse dire, Peppino si allontana fischiettando. Ma, ovviamente, la situazione è tutt’altro che risolta così Giuseppina, la zia impicciona, si avvicina per chiedere ai nipoti cosa fosse sparito di così importante da aver generato tutto quel caos. Mauro e Biagio guardano per terra, in preda dalla vergogna e confessano che tutto il battibecco è nato da una costata che Mauro avrebbe lasciato nel piatto mentre guardava le storie di Instagram. Biagio, che non aveva voglia di aspettare che ne fossero pronte altre ma che, soprattutto, voleva fare arrabbiare il fratello, gliel’ha rubata da sotto il naso. Giuseppina alza gli occhi al cielo: ”È colpa del telefono! Sempre detto, sempre! Ti rubano le cose da sotto il naso? Te lo meriti: sei sempre al telefono! E non puoi nemmeno azzardarti a dire mezza parola”.

Ristabilito l’ordine, almeno il primo giro di costate sembra procedere senza grandi patemi d’animo. Finché la famiglia decide di dividersi in squadre per giocare a bocce e guadagnarsi doppia razione di dolce. L’errore madornale è a monte: si dividono in maschi contro femmine. Le squadre sono pronte. Per la capitana le donne vanno alla votazione: viene scelta Lucia, che è particolarmente competitiva:

”Quindi a partire da ora sono io al comando: comincia il matriarcato”.

E così è in realtà: la squadra rosa è in vantaggio da subito. Di conseguenza Pasquale, figlio di Guido e Rita, capo della sua fidata brigata, stabilisce subito la strategia per ribaltare il risultato e schiacciare gli avversari:

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Il Professore. La Casa di Carta

”Se adesso ci comportiamo come i topi in trappola loro ci colpiranno di nuovo, uno a uno e c’è solo un modo per evitarlo: affrontarli”.

Così cominciano a impegnarsi per batterle e conquistare la razione doppia del mitico dolce alla Nutella di nonna, impossibile da replicare dato che parliamo di una ricetta segreta. Ma, nonostante tutto, la sconfitta è sonora e gli animi si scaldano. L’ultimo tiro è riservato a Elena, la più piccola dei Rossi. La ragazza si concentra, tutti la osservano mentre prende la mira e lancia. Prima ancora di realizzare che avesse dato la vittoria al suo gruppo, sono tutte lì che esultano e fanno linguacce all’altra squadra. E, quando potrebbe chiudersi tutto sportivamente, tornando in sé, sfila davanti ai cugini e agli zii urlando:

”Devi aspettare pazientemente che arrivi il tuo momento e solo a quel punto prendi la mira e dici qualcosa tipo: mi chiamo Alison Parker e sono una f**a da paura. BOOM!”.

Un “BOOM” accompagnato da un gesto di stizza che fa sospirare ancora lei, sempre lei, zia Giuseppina: ”Chissà come le entrano in testa ’ste cose. Il telefono, è tutta colpa del telefono!”.

Conclusa la partita, la famiglia Rossi si sposta a tavola per il dolce. Ma non tutti possono gustare il famosissimo e ambitissimo premio. Le ragazze, dopo essersi lavate le mani, sono impazienti. Così nonna Rita si avvicina al frigorifero per prendere il dessert. Aprendo lo sportello, l’amara verità: qualcuno l’ha rubato. Le ragazze sono in fermento, attraversano il giardino per puntare il dito verso i ragazzi, ma sembrerebbe che nessuno di loro si sia avvicinato al frigo mentre erano distratte. Allora Elena ha un flashback e ricorda che non erano tutte in bagno: Lucrezia non è mai andata con loro. “Tu! -la incita indicandola- Confessa, dove hai nascosto la torta”? Lucrezia, una fuorisede a casa per questa occasione speciale non la prende benissimo:

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“Già che mi prendo la colpa, beh, affibbiatemi anche l’omicidio di Manolete, l’omicidio di Kennedy, il Golpe Tejero, l’attentato al Papa. Adesso vado e mi prendo la colpa di tutto”.

Risatine generali accompagnano lo sfogo della ragazzina finché Mauro salta su con la torta in mano ed esclama:

“Se vuoi davvero qualcosa nella vita lo devi rubare a chi lo possiede”.

Qui si mette male. La rissa, per una fetta di torta che nasconde vecchi torti nella famiglia Rossi, sta per scattare. Elena, velocissima, taglia la strada a Mauro che sta andando dritto verso Maria:

La Casa di Carta. Tokyo

“Sono un gatto nero che ti attraversa la strada”

“Vuoi colpire anche me, ora?” Pasquale, da buon leader, visti gli animi incandescenti cerca di smorzare l’adrenalina dei suoi:

“Fate attenzione: perché se dovessimo versare una sola goccia di sangue non saremmo più dei Robin Hood ma diventeremo dei figli di p*****a”.

Ma la situazione non accenna a calmarsi. Stanno rivangando il passato: tupperware mai restituiti al mittente, vestiti prestati e resi sporchi, briciole buttate dal balcone di sopra, il cane che abbaia in piena notte. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Nonno Guido, stanco del trambusto causato dalla sua famiglia sopra le righe, gela tutti con un: “Adesso basta! Ognuno a casa propria! Mi farete morire se continuate così”. Mauro, che di rancore ne ha tanto, mentre va via sussurra a voce nemmeno troppo bassa:

“La morte può essere la migliore opportunità della vita”.

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